Esclusiva

Dicembre 10 2025
Alice Pavarotti

«Sono una persona solare, anche se devo ancora imparare a gestire la rabbia e a non perdere la pazienza». Si definisce così Alice Pavarotti, 22 anni, bolognese doc, laureata in Sviluppo e Cooperazione Internazionale, una ragazza con un desiderio chiaro: scrivere.

L’amore per il giornalismo nasce presto. Ha 7 anni quando, nel paesino di Canevare, decide di fondare un giornalino per raccontare i fatti del posto e dei suoi pochi abitanti. A soli 14 si ritrova per la prima volta davanti a un microfono, quello di Radio Immaginaria, una web radio composta da adolescenti dagli 11 ai 17 anni. «Fare la speaker mi ha cambiato molto. All’inizio ero davvero timida». Sono anche gli anni di un viaggio in Apecar da Bologna ad Amsterdam, intrapreso proprio grazie alla radio e nato da un progetto sul tema dell’ambiente e della sostenibilità. «Era il 2019, l’anno in cui Greta Thunberg ha sollevato il dibattito su questa causa. Abbiamo incontrato molti esperti e nostri coetanei durante il percorso. È stata un’esperienza meravigliosa e davvero formativa».

Poi il liceo classico e il tirocinio nella redazione del Resto del Carlino di Bologna, dove per due anni scrive di cultura e spettacoli. Anche grazie a quest’esperienza, Alice matura la consapevolezza del suo percorso: «Ho scelto di fare giornalismo per parlare degli altri, non di me». Una convinzione che l’ha portata ad iscriversi al Master in Giornalismo e Comunicazione Multimediale della Luiss.

Alice guarda con lucidità e spirito critico alle trasformazioni del mestiere. Teme che il giornalismo possa scomparire se non saprà compiere un salto di qualità sul piano digitale. «Ci sono professionisti di grande competenza nel giornalismo di oggi, ma in Italia siamo molto indietro sul fronte del giornalismo social e il giornalismo di carta probabilmente avrà vita breve. Mi piacerebbe che le notizie venissero raccontate sui social con la stessa profondità dei giornali».

Alice Pavarotti

Si divide tra due passioni: la cultura, nata proprio scrivendo, e la politica, che l’affascina da sempre. «All’inizio pensavo di farla attivamente, poi ho capito che era meglio raccontarla», dice sorridendo.
Sull’intelligenza artificiale, invece, non ha dubbi: non pensa che sostituirà i giornalisti, ma è convinta che possa agevolarne il lavoro, purché resti entro confini etici chiari. «Il legame tra giornalismo e AI mi appassiona molto. Ho paura che, se non regolamentiamo l’AI, la sua crescente umanizzazione possa diventare un vero pericolo nel futuro».

Riservata, ma diretta quando serve, il cognome di Alice è di quelli importanti. «Spesso mi domandano di papà Luciano», racconta. Una volta, a Modena, ritira un premio in suo onore: «Durante l’intervista ho capito che avrei voluto essere dall’altra parte del microfono». E sua madre, Nicoletta? «È contenta della mia scelta. Lei ha dovuto lottare con i giornalisti per tutta la vita… adesso se ne troverà una anche in casa», scherza.

Tra i giornalisti che ha intervistato e che l’hanno colpita, Alice cita senza esitazioni Mario Calabresi. «Incontrarlo è stata un’emozione enorme. Ho letto il suo Alzarsi all’alba, l’ho anche presentato pubblicamente: mi affascina l’idea della fatica come motore della vita.»

E il futuro? Alla domanda su come si immagina tra dieci anni, Alice sorride, quasi sorpresa. «Non ne ho idea», ammette. «Per ora voglio concentrarmi sulla mia formazione. Ho ancora tantissimo da imparare, ma spero un giorno di poter raccontare un grande evento. È il mio sogno».