A quattro anni ha cominciato le prime maratone di Space Jam con suo nonno Gianni, «un film divorato così tante volte da aver abusato della robustezza della videocassetta, al punto da renderla inutilizzabile». È così che il nostro Andrea ha trascorso la maggior parte della sua infanzia. Se ne stava seduto su una piccola sedia tinteggiata di verde, ad osservare le immagini scorrere con gioia. Aveva sempre un posto tutto per sé, quello che all’epoca elevava a «poltrona VIP». È proprio nel quartiere San Paolo che echeggia per la prima volta la passione per il cinema e la scrittura.
Ha frequentato le scuole elementari e medie in istituti privati. «Al liceo arriva la svolta più grande, quella che si potrebbe definire il mio “periodo di massimo splendore”: iniziai a frequentare una scuola pubblica, un mondo nuovo che mi ha cambiato per sempre». È proprio così che Andrea descrive il primo impatto: «fu liberatorio». Lì si sentirà finalmente «un pesce capace di abbandonarsi all’oceano più sconfinato, lontano dalle vecchie limitazioni dell’ambiente scolastico privato». Il primo impatto con la realtà esterna sarà solo un assaggio della sua vita futura: da quel momento comincerà a costruire relazioni sociali sempre più forti e durature: «nel 2013 ho creato una band con alcuni miei amici, della quale vanto una quantità illimitata di ricordi e aneddoti divertenti. Rarissime le volte in cui qualcuno ha potuto scorgere la mia sagoma senza la chitarra sulle spalle».

Nel 2014, ad esempio, a seguito di un accordo con un locale a Testaccio, il gruppo musicale aveva l’impegno di suonare dal vivo e intrattenere gli ospiti della serata. «Caricammo le percussioni e l’impianto audio sulla Fiat Punto prima serie; in quattro in auto, occupando tutto lo spazio a disposizione, arrivammo finalmente a destinazione». Il benvenuto del proprietario del locale non tardò ad arrivare: comunicò alla compagnia di ragazzi che quella sera non avrebbero suonato, poiché non ci sarebbe stato abbastanza pubblico ad accoglierli. Con un po’ di immaginazione possiamo visualizzarli, qualche minuto dopo, a bere birra in un bar poco distante, accoccolati alle casse, con le bacchette della batteria appoggiate nelle tasche, e non molta voglia di vivere.
Il giorno dopo, però, si tornerà a scuola e il nostro giovane chitarrista in incognito non smetterà di eccellere nelle materie letterarie, alle quali dedicherà la maggior parte del suo impegno. «Da liceale ero un ragazzo piuttosto timido, riflessivo, emotivo e con un fervido interesse per la scrittura». Trascorre questi anni di adolescenza cominciando a scrivere «più o meno di qualsiasi cosa». Nei lunghi viaggi in macchina durante l’estate, a bordo della Opel Astra di famiglia, ad Andrea piaceva ascoltare gli Oasis per imparare meglio gli accordi. Ogni nota scorreva malinconica attraverso le cuffiette, dai fili più aggrovigliati dei suoi pensieri: sarebbe presto arrivata l’ultima estate prima dell’iscrizione all’università.
«Fu l’inizio, per me, di un periodo di considerevoli incertezze ed esitazioni: mi iscrissi al corso di Giurisprudenza, per lasciare poco dopo. Ritentai con Filosofia». Tra inciampi, cadute, flebili entusiasmi e intensi sconforti, «riconobbi il cammino da perseguire e cominciai gli studi in Comunicazione: mi laureai a pieni voti». Andrea ci dimostra che il mettersi in discussione è la prima fonte di dubbi e che ogni perplessità comporta una domanda a cui rispondere. Non sarà mai troppo tardi per trovare ciò che si desidera davvero: «a volte bastano un viaggio in auto e una serata tra amici, magari senza strumenti musicali al seguito.»