Esclusiva

Dicembre 10 2025
Camilla Stacchiotti

Non pensava ancora a una carriera nel giornalismo quando, a dieci anni, Camilla Stacchiotti sfogliava Piccole donne, il capolavoro di Louisa May Alcott che ha fatto compagnia a generazioni di lettrici. Ma qualcosa stava nascendo. Da Recanati, il borgo reso celebre da Giacomo Leopardi, quell’aria tutta americana e old style del libro amato, costellata di trapunte imbottite e chiacchiere tra comari, l’avrebbe condotta, un quindicennio dopo, alle porte della scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” della Luiss di Roma.

Oggi Camilla ha appena superato la soglia dei 25 anni, è bruna, snella e longilinea e a un passo dalla laurea in Legge all’Università di Bologna, città che l’ha adottata per sei anni. Quanto basta per accantonare qualsiasi prospettiva di una carriera con la toga addosso. «Qualcosa doveva pur cambiare», confessa. «Nessun motivo in particolare ma, manuale dopo manuale, citando codici su codici, mi sono resa conto che non ero fatta per quel mondo».

Nelle ore passate fuori dall’aula, i romanzi e i notiziari avevano ormai preso il sopravvento su commi e sentenze. La scintilla sarebbe esplosa nei lunghi pomeriggi oziosi degli anni di pandemia: seduta sul divano accanto alla mamma, le voci e i volti di Donald Trump e Joe Biden, poi eletto presidente nel 2021, l’hanno portata indietro agli Stati Uniti dei libri della sua infanzia. E a un desiderio urgente di raccontare quanto accadeva negli eleganti salotti di New York e nelle stanze segrete della Casa Bianca, tornando su quelle pagine che tanto la affascinavano da bambina.

Un modello di formazione femminile assai diverso da Piccole donne, fatto di viaggi in giro per il mondo, quattro lingue parlate (oltre all’italiano, anche inglese, spagnolo, francese e un po’ di tedesco) e tanta voglia di stare a un passo dalle cose che accadono. Come quel primo dell’anno indimenticabile tra Times Square e Central Park, nel 2024, quando una gigantesca sfera luminosa scese come ogni anno lungo un’asta allo scoccare della mezzanotte. «È un’esperienza che andrebbe fatta almeno una volta nella vita. Ne è valsa la pena».

Camilla Stacchiotti

«E ne è valsa la pena» anche trasferirsi per sei mesi a Berna, la capitale della Svizzera. Come decine di migliaia di europei nati tra i ’90 e il nuovo millennio, anche Camilla è un’orgogliosa rappresentante della generazione Erasmus, sebbene nel suo soggiorno elvetico abbia scoperto un paese diverso da quello che immaginiamo dal lato opposto del San Gottardo. «Poco sicuro e poco controllato, salverei solo la cioccolata».

Ma nel petto di una giovane giornalista che sogna di sbirciare i tavoli della politica internazionale e seguire dovunque vadano i potenti del mondo, batte anche un cuore di ballerina e ginnasta. Una passione, quella per la musica e per la danza, sbocciata ai piedi del giradischi del babbo appassionato a Rino Gaetano e Lucio Battisti. «La mia carriera a livello agonistico è durata oltre 15 anni», interrotta solo dall’università.

Il passo successivo è stato il musical, soprattutto da interprete e poi, negli ultimi anni, da spettatrice («Il mio film preferito resta ancora La La Land»). Sin dagli anni delle medie Camilla ha all’attivo diverse messe in scena, dalla tragedia greca ai Promessi sposi. «Interpretavo Gertrude, la monaca di Monza. Spero in una vita più fortunata della sua», sorride. E poi aggiunge: «Fu la mia insegnante di danza a pensare che qualcosa del genere potesse aiutare una persona come me, introversa e di poche parole, a trovare la sua dimensione».

La stessa idea della maestra Tiziana, venuta a mancare troppo presto, che le insegnava Lettere alle elementari: «Mi incoraggiò a scrivere, a raccontare». Se oggi Camilla è qui, è anche perché da allora non ha mai smesso.