Esclusiva

Dicembre 10 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 11 2025
Federico D’Onofrio

Un giorno, la sua maestra delle elementari convocò la madre per i colloqui e le disse: «Suo figlio ci spiega cos’è lo spread a soli sei anni». L’economia sarebbe entrata a far parte della sua vita accademica molto più tardi, ma Federico D’Onofrio, 23 anni, romano, ha sempre avuto un forte interesse per tutto ciò che accadeva intorno a lui e per ciò che ascoltava: «È come se dovessi sapere sempre tutto, sono sempre stato molto curioso».

Già da bambino sognava questo mestiere: «La televisione è una passione che ho da sempre, come la radio e i giornali» E anche se ha dichiarato di avere ancora molta strada da percorrere e tante cose da imparare, probabilmente quel bambino sarebbe contento di averlo visto partecipare come opinionista al programma “Bella Mà”, in onda quotidianamente su Rai 2 nella fascia pomeridiana. Il programma propone un confronto generazionale tra Gen Z e Boomer su svariati temi, che ruotano attorno alla musica e alla cultura pop. Queste categorie si allineano ai suoi interessi: «Il pianoforte fa parte della mia vita da sempre, e ho anche studiato canto. In più, ho una grande passione per il cinema, credo sia uno specchio per analizzare il mondo: i registi sono pensatori del tempo moderno, raccontano una parte della realtà di oggi».

Tutte passioni che ha concretizzato nel corso della trasmissione, compresa quella per il giornalismo: «Ho capito quanto le interviste abbiano il potere di scoprire l’anima della persona che ho davanti». E quando gli viene chiesto quali abbia preferito, non ha dubbi: «Ho intervistato la conduttrice televisiva Enrica Bonaccorti, che stava attraversando una malattia: le ho chiesto se si fosse sentita lasciata sola, e lei mi ha risposto, quasi sentendosi in colpa, di aver preferito la solitudine, e di non essersi circondata di molti amici. D’istinto le ho risposto che essere riservati non è una colpa: nel mondo di oggi sembra che non presenziare a ogni evento pubblico sia sbagliato. È una cosa che anch’io ho sofferto personalmente e l’ho compresa, è stato uno scambio che mi ha lasciato molto».

Federico D'Onofrio

Alla domanda su cosa vorrebbe vedere e creare nel giornalismo risponde: «Qualcosa che colpisca a fondo il lettore. Vorrei un’idea meno schematica del giornalismo, dove la prima pagina è sempre dedicata agli stessi argomenti, perché il pubblico sa già cosa si aspetta, mentre andrebbe indirizzato a qualcosa di diverso». E sui temi di cui vorrebbe occuparsi in futuro, afferma: «Mi piacerebbe occuparmi di politica interna, ho fatto anche attivismo politico, o di cultura».  Musica, cinema, politica: tanti interessi che si intrecciano e si affiancano anche a una materia «con cui ho sempre avuto un rapporto di amore e odio»: l’economia, quella che a sei anni lo faceva inconsapevolmente interessare allo Spread, e che ha poi approfondito nel suo percorso di studi universitario, con una laurea triennale in Economia e Cooperazione Internazionale alla Sapienza di Roma. Questo, però, non vuole riprenderlo professionalmente.

Sul giornalismo del futuro ha le idee chiare: «Ho collaborato anche con una pagina social che si occupa di cronaca di Roma e, contro ogni mia previsione, mi ha interessato molto: mi sono sempre sentito tradizionalista, ma ora un po’ tutto sta confluendo sui social, e secondo me i linguaggi si devono unire. Anche l’intelligenza artificiale sarà una sfida: la disuguaglianza sta crescendo, i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, e l’IA contribuirà perché molti mestieri verranno automatizzati, e anche il giornalismo rischia di essere uno di quelli».