«Potrei morire da un momento all’altro e questa cosa mi sta bene» dice Marco Chiaradonna, classe ’98 nato a Napoli, ma cresciuto a Montella in provincia di Avellino. Il tragico gli è sempre piaciuto e, crescendo, lo trova in quella che diventerà la sua principale passione: la letteratura.
Seguendo questo amore in triennale sceglie lettere, a Perugia, dove sviluppa un interesse nei confronti del mondo anglofono. Quando si trova a dover scegliere una meta per l’Erasmus la scelta viene naturale, Leeds in Inghilterra. L’idea iniziale era quella di seguire le orme degli scrittori inglesi ma in realtà finisce per seguire quelle dei musicisti «l’ho scelta in base alle date dei concerti». La musica è un’altra delle sue grandi passioni.
Marco descrive questo momento della sua vita come «periodo scapestrato» denotando un grande senso critico nei suoi confronti perché invece, per come lo racconta, sembra un periodo di grande crescita. Non solo studia e lavora, ma la passione per la musica lo porta ad organizzare il tour nello Yorkshire della punk band Kerosene. Finita la sua esperienza in Inghilterra decide di voler proseguire lì la magistrale ma le politiche estere di Boris Johnson gli impediscono il trasferimento.

Per questo motivo torna in Italia «nell’estate del 2020, mi sono lanciato in una sfida non da poco: portare il punk a Montella con l’Electric Mountain Festival. Molto complicato in un paesino di provincia le difficoltà sono state sia di carattere burocratico che sociale». Le 7000 anime di Montella, infatti, non sono certo avvezze al genere, Marco descrive la prima edizione come «particolare». Il festival però con gli anni cresce e attira sempre di più. Merito anche di Marco che, in quanto direttore artistico per cinque edizioni consecutive, si occupa personalmente della scelta delle esibizioni, della ricerca di fondi e della parte burocratica relativa all’organizzazione.
Se fino ad adesso l’estate è stata, in parte, dedicata alla musica, il resto dell’anno è sempre stato dedicato alla scrittura e alla lettura. Marco confida di aver sempre avuto un’ossessione per Samuel Beckett scrittore e drammaturgo irlandese, «pensa che ho la sua foto appesa in camera» dice. La sua opera preferita è Murphy, nel quale il protagonista per fuggire da alcuni personaggi si rifugia in un ospedale psichiatrico. È facile ritrovare il grande senso della tragedia nominato all’inizio e che, crescendo, lo porta a interessarsi alla cronaca nera. E così la scelta del giornalismo come percorso di vita, la grande tragedia alla portata di tutti.
La decisione viene presa in modo singolare ed inaspettato. Marco avrebbe potuto proseguire nel campo accademico, continuare a studiare Beckett e i suoi drammi preferiti. Raggiunge l’illuminazione riguardo ciò che vuole nel suo futuro in un posto insolito che però, conoscendo la sua storia risulta quasi scontato: il Primavera SoundFestival mentre ascolta “New York, I Love You But You’re Bringing Me Down” dei LCD Soundsystem. In questa canzone il cantante parla di come la città di New York stia diventando per lui un’abitudine, Marco canticchiando “you’re safer but you’re wasting my time” si è reso conto che la scelta sicura era quella dell’editoria che però non era ciò che lo appassionava. E quindi, con un cambio degno delle migliori tragedie, ha scelto il giornalismo, ha scelto ciò che era lontano da quella che pensava fosse la strada tracciata, ha scelto ciò che lo emoziona e che, in cuor suo, sa essere «giusto».