Esclusiva

Dicembre 10 2025
Michelangelo Mecchia

«Non ho mai voluto frequentare il liceo scientifico. Me l’hanno imposto i miei genitori. Poi, al terzo anno, ho capito finalmente quanto fosse importante studiare». Inizia dai banchi di scuola l’avvicinamento di Michelangelo Mecchia al giornalismo. «All’Università sono ripartito. Finalmente potevo studiare ciò che mi interessava veramente». Prima, laurea triennale in Scienze Politiche, poi magistrale in Governo, Amministrazione e Politica. Tutto in LUISS, nella sua città del cuore, Roma, dove è cresciuto e da cui non vorrebbe mai andarsene. 

Proprio in Luiss ha scritto i suoi primi articoli: entrato nel giornale studentesco Globe Trotter già da matricola, ne è diventato direttore due anni più tardi, nel 2021. Ha ammesso che questo ruolo lo ha caricato di responsabilità, ma gli ha anche permesso di far venir fuori la sua personalità. «Per fare il direttore devi imparare a essere diplomatico. Nel corso della mia direzione, ricordo con piacere l’intervista realizzata a un ragazzo intimidito dagli avversari nel corso delle elezioni studentesche. Lì ho capito l’importanza del giornalismo come mezzo per raccontare le ingiustizie». 

«È grazie al Globe Trotter se sono arrivato a Il Fatto Quotidiano, dove ho affrontato la mia prima gavetta. Tutto è nato dopo un’intervista, proprio per Globe Trotter, alla vicedirettrice del giornale Maddalena Oliva. Spudoratamente le chiesi di poter fare uno stage, lei accettò». Della sua esperienza al Fatto, ricorda con piacere un’inchiesta che ha firmato sul Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. 

Michelangelo Mecchia

Michelangelo è «affascinato dalla Quarta Rivoluzione industriale». Dice di vedere l’enorme potenziale dell’intelligenza artificiale ma riconosce anche i grandi rischi legati al suo utilizzo. «Un giorno m’immagino caporedattore di un media generalista che tratta di tecnologia e intelligenza artificiale. Vorrei sensibilizzare i cittadini sull’utilizzo delle nuove macchine, per evitare che l’essere umano ne diventi dipendente». 

La sua grande passione è l’equitazione. Nel 2020 ha smesso di praticarla dopo un brutto incidente. «Ero in una grande prateria, come quelle che si vedono nei film. Probabilmente distratto da quel paesaggio, ho perso il controllo del cavallo». Nonostante ne sia uscito illeso, non ha più avuto il coraggio di risalire in sella. Intanto, lo scorso settembre ha deciso di mettersi alla prova saltando con il paracadute. «Ho dimostrato a me stesso di poter superare la paura. Ora vorrei ricominciare ad andare a cavallo».

«Mi considero un creativo. Amo l’arte, anche se riconosco di saperne troppo poco. Nutro, comunque, un forte interesse per il Romanticismo. In quest’ottica, Roma è una città unica, ti sa parlare, è ricca di storia. D’altro lato, però, il cittadino romano è una persona rassegnata all’idea che il decadimento sia inarrestabile. È un suo limite. Ma io non ho perso la speranza. È l’amore per Roma che me lo impone». 

Oggi, dopo un anno passato a praticare e migliorare le sue abilità giornalistiche come freelance, si ritrova nuovamente sui banchi della LUISS per iniziare il Master in Giornalismo e Comunicazione multimediale. «Questo era sia il piano A che il piano B, non ho mai considerato strade alternative». In queste settimane, si è preparato all’intensità e allo sforzo che questo percorso gli richiederà. «Credo che questi due anni mi permetteranno di crescere come persona e come giornalista. Sono felice di condividere con altri 29 ragazzi un’ambizione comune. È senza dubbio l’ambiente migliore per crescere e migliorare. Le condizioni ci sono, il resto sta a noi».