Esclusiva

Dicembre 10 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 11 2025
Sabrina Fasano

Sabrina Fasano è una di quelle persone che ti risponde «l’acqua» quando le chiedi cosa porterebbe su un’isola deserta. Molisana, classe 2001, arriva a Roma in cerca di stimoli dopo essersi lasciata alle spalle Isernia e Perugia. L’epifania avviene durante un viaggio a New York, dove l’impatto urbanistico provoca in Sabrina una reazione di Stendhal che le fa capire, improvvisamente, che «essere una goccia in un oceano di persone non mi fa sentire insignificante, ma libera». 

Sabrina, grande appassionata di Grey’s Anatomy, cresce nella convinzione di diventare chirurgo. Le piacciono i lavori che richiedono pazienza (virtù tipica delle sorelle maggiori), è affascinata dalla precisione e, non a caso, il suo talento nascosto è quello di «saper sciogliere i nodi impossibili da districare». Abbandonata la vocazione chirurgica (ma non la passione per la serie televisiva, conosce a memoria le prime dieci stagioni) trasferisce le proprie meticolose attenzioni alla programmazione della carriera accademica: laurea triennale in Lingue e letterature straniere, titolo magistrale in Editoria e una borsa Erasmus per studiare a Siviglia, in Spagna.

Sabrina Fasano

Le piace scrivere, è evidente. Per fini giornalistici o nella composizione del suo libro di poesie, tutte le volte in cui racconta la sua passione compaiono due simpatiche fossette che fanno da parentesi al suo sorriso. «Confezionare un pezzo di cronaca non è come scrivere in versi. L’articolo per definizione ha un carattere informativo, prevede un patto con il lettore. La poesia, invece, può essere un esercizio autoriferito. Se poi posso far sentire meglio qualcuno con le mie parole ben venga. Scrivo per gli altri, ma anche per me stessa».

Il suo sogno è di diventare una giornalista d’inchiesta. «La mia fonte d’ispirazione è Anna Politkovskaja», reporter russo-americana assassinata per aver raccontato i crimini commessi dal governo di Vladimir Putin nel corso della seconda guerra cecena. «Non ho paura di andare contro corrente. Mi piace essere l’unica nella stanza a pensarla in un determinato modo, se c’è spazio per un confronto sano. Non tollero, invece, chi sputa sentenze senza sapere di cosa sta parlando, si svuota di senso il dibattito. Anche io, però, devo ancora lavorare su me stessa per non lasciare che siano i pregiudizi a guidare il mio discorso. Preferisco che sia la forza dei fatti a parlare».

L’ attenzione al dettaglio di Sabrina può essere anche fonte di aspetti problematici. Quando le cose non vanno secondo i suoi piani, emergono le sue paure: «Non mi piace la sensazione di navigare a vista, senza un orizzonte chiaro o una rotta. Mi dispiacerebbe sprecare i giorni per poi scoprire di non aver aggiunto niente alla mia persona. Non temo l’errore, ma l’inerzia. Per questo organizzo le mie giornate e cerco sempre di spendere bene il mio tempo». 

Così, nella frenesia della città di Roma, Sabrina ha trovato il suo posto: procede a ritmo, misurato, attento, curioso. Un passo dopo l’altro, come chi ha capito che la strada non è fatta di urgenze, ma di scelte, e che anche quando la città è enorme, c’è sempre un modo per non perdersi: tenere lo sguardo fisso e portarsi dietro l’essenziale. L’acqua, per esempio.