Il direttore di studio chiama il conto alla rovescia. Valerio trattiene il fiato; pochi secondi e si va in onda. Il cameraman fissa l’inquadratura su Corrado Formigli: l’attenzione è tutta per il conduttore. Il giornalista apre la trasmissione con un editoriale su politica e attualità. C’è un copione da seguire ma sullo sfondo, in penombra, la redazione continua a lavorare. «Anche se eravamo in diretta», racconta Valerio, «dovevi aggiornare il sito, monitorare le agenzie: insomma, la scaletta era in continua evoluzione».
Ad un certo punto l’inquadratura si sposta su di lui; dall’altro lato dello schermo, riflette Valerio tra sé e sé, «ci sono centinaia di migliaia di spettatori». È visibilmente emozionato: «non me la sentivo di guardare in camera. Era come se non riuscissi a reggere lo “sguardo” del pubblico».
Valerio Forte aveva 19 anni e si era appena iscritto all’Università di Tor Vergata, Corso di Scienze Politiche: «Una matricola in diretta nazionale». Ricorda, tra il serio e il faceto, i dubbi e le incertezze che accompagnano ogni “nuovo inizio”: ieri l’università, oggi il Master di Giornalismo e Comunicazione della Luiss Guido Carli: «non vedo l’ora di cominciare questa nuova avventura; il mio obiettivo principale è crescere. Umanamente e professionalmente». È la ragione che ha indotto Valerio a iscriversi e a tentare il test d’ingresso: «quando ho scoperto di essere passato mi sono commosso».

Nato e cresciuto a Roma, si definisce «un pianificatore». Ama organizzare e organizzarsi, teme il caos, «non tollero gli imprevisti». Per gli amici di sempre è un punto di riferimento: chi non segue la politica approfitta degli aperitivi per aggiornarsi, approfondire alcuni temi, ricevere spiegazioni – e financo persino «indicazioni di voto», anche se Valerio è restio ad assumersi «una responsabilità così grande». Insomma, «una sorta di “info point” per la politica e l’attualità».
Valerio si è diplomato al “Newton”, un liceo scientifico di Roma. A Tor Vergata, di esame in esame, si appassiona alla geopolitica. Nel quadro della tesi di laurea sviluppa un’analisi sulla comunicazione televisiva al tempo delle grandi crisi geopolitiche (dall’11 settembre agli attentati terroristi che, nel 2015, hanno macchiato di sangue Parigi), concentrandosi sui talk show. L’ultimo capitolo ospita un’intervista a Corrado Formigli, a coronamento dell’esperienza professionale condivisa.
Come è iniziato tutto? «Ad un certo punto Piazzapulita ha aperto una posizione per un tirocinio in redazione. Ho scritto un’email, tenuto un colloquio. Dopo poche settimane mi hanno comunicato che mi avrebbero preso e ho cominciato. Sono stati dieci mesi intensi, lunghi, difficili». Valerio ha faticato molto ad integrarsi nel team, scontando la differenza d’età. Ma con il tempo «mi sono ritagliato un ruolo». I complimenti lo imbarazzano un po’, ma alla fine riconosce anche lui che lavorare per una trasmissione nazionale così rilevante a soli diciannove anni è un risultato di cui andar fieri.
Surfando sull’onda dei ricordi Valerio torna a quella sera, al suo “debutto”: nel frattempo l’inquadratura è tornata sul conduttore. Ripartono i servizi, vanno in onda le inchieste, in studio si dibatte (o meglio, si litiga). Politici e commentatori vanno e vengono; ciascuno ha il proprio slot, di tanto in tanto si cambia tema. Per ora Valerio è nelle retrovie. Ma sogna la luce dei riflettori: «voglio diventare un giornalista televisivo. Sono qui per questo».