Ha la stessa età della Roma Città Aperta di Rossellini, l’AGIS. Ma ad aprirsi, stavolta, sono le porte della sua sede romana. I vertici del mondo della musica, della danza e del teatro italiani hanno festeggiato, mercoledì 10 e giovedì 11 dicembre, l’ottantesimo compleanno dell’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo.
Due giorni di confronti, eventi e dibattiti alla presenza, tra gli altri, del ministro della Cultura Alessandro Giuli e dei rappresentanti di luoghi dell’Arte, come il Teatro di Napoli, lo Stabile di Torino e l’Emilia Romagna Teatro.
A chiusura della prima giornata, un panel dal titolo “Accessibilità, lotta alle disparità, rischio culturale, divario territoriale, enti locali e pratiche di aggregazione e formazione” ha approfondito le potenzialità terapeutiche dello spettacolo nella società contemporanea.
Valentina Marini, presidentessa di AIDAP, Associazione Italiana Danza Attività di Produzione, si è occupata di porre l’accento sugli stereotipi di genere e la centralità del corpo femminile. «Quando si parla di danza, il corpo è al centro. Il corpo spaventa e perciò è il primo ad essere censurato», spiega, evidenziando inoltre la difficoltà che le donne hanno ad affrancarsi dal loro aspetto estetico e a emanciparsi dall’immagine seducente e sessualizzata che ogni corpo femminile in movimento trasmette.
Queste condizioni di subordinazione e oggettivazione non sono misurabili sul piano materiale o individuabili in maniera univoca, ecco perché risultano così difficili da sradicare. «Chi si occupa di danza ha una geografia che trascende i confini nazionali», chiarisce Marini. Per la presidentessa «la scelta dei corpi da proporre, così come quella dei corpi da non proporre è inevitabilmente dettata da un retaggio culturale che trasferiamo nelle nostre azioni». È da questi presupposti che nasce il progetto pilota “CORPO A(L) CORPO”, in collaborazione con il reparto di neuropsichiatria infantile dell’Università di Tor Vergata di Roma. Un laboratorio intensivo rivolto a giovani ragazze e ragazze con diversi disturbi mentali e “incentrato sulla sofferenza dei corpi”, come si legge nel comunicato stampa.
«Per noi come centro di produzione della danza che spesso viviamo il corpo come oggetto produttivo, espositivo, a volte, direi, quasi decorativo», spiega Marini, «era invece una sfida riuscire a sperimentare delle forme di cura per la salute mentale in grado di partire dal problema stesso: il corpo. Non un isolamento, non un atteggiamento di stasi, dove il corpo è fermo, chiuso, sdraiato su un lettino, dove non parla, non dialoga con altri corpi, ma l’esatto opposto».
Non solo il potere terapeutico del corpo, ma anche quello della voce. «Un coro non è mai uno scontro, è sempre uno studio della collaborazione con l’altro: io funziono solo se anche l’altro funziona, una lezione di vita meravigliosa, soprattutto oggi», spiega a margine dell’evento Pierfranco Semeraro, Consigliere Nazionale di Feniarco, Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali. Una prospettiva confermata dai risultati del progetto “Parallelismi Corali”, sviluppato tra il novembre del 2024 e l’aprile del 2025 su iniziativa dell’Associazione Regionale Cori Pugliesi (ARCoPu) che ha dimostrato gli effetti positivi del canto corale sulla salute e sul benessere degli individui.
«Dal tipo di studio e di ricerca che abbiamo portato avanti nel corso di questi ultimi dodici mesi – spiega Semeraro, Coordinatore Scientifico dell’iniziativa – abbiamo potuto osservare come l’aspetto fisico e l’aspetto neuropsichiatrico trovino all’interno della coralità una valvola di sfogo straordinaria». Abbassamento della pressione sanguigna, riduzione dei livelli di stress e miglioramenti nelle prestazioni mnemoniche e cognitive sono solo alcuni dei benefici rilevati nel gruppo di 25 persone over 65 che hanno preso parte alle prove e ai concerti del Coro Regionale ARCoPu.
«Anche gli aspetti positivi nella sfera relazionale si rivelano straordinari nella dinamica del coro», aggiunge il Consigliere, sottolineando l’importanza di «investimenti che devono essere implementati» e di una letteratura in materia «da espandere, prendendo spunto ad esempio dai risultati di SWAN», progetto europeo a cui Feniarco partecipa con l’obiettivo di rendere accessibili a tutti le conoscenze ottenute a livello internazionale.