Esclusiva

Dicembre 11 2025
Sofia Vegezzi

«Voglio fare qualcosa che abbia un senso, che porti un cambiamento nel mondo.» Sofia Vegezzi ha 23 anni, ambisce a diventare giornalista e portare un contributo positivo all’informazione concentrandosi sulla cronaca nera, sulla cronaca giudiziaria e sul giornalismo d’inchiesta.

Il suo percorso parte dalla Lombardia, passa per l’America e arriva a Forlì. Nata e cresciuta a Monza, il suo diploma è canadese perché ha terminato la scuola superiore in una cittadina della Columbia Britannica, Langley, dove ha studiato per un anno: «Mi ha colpito trovare una scuola diversa, basata sui reali interessi degli studenti e sulle loro predisposizioni, lontana dai paletti formali dell’istruzione italiana.»

Ritornata in Europa si iscrive alla facoltà di comunicazione dell’Università IULM di Milano, dove concentra i suoi studi sul cinema, sulla musica e sull’intrattenimento e dove passa molto tempo in casa a causa della pandemia. «La triennale è stata una delusione a causa del Covid. Milano e la IULM in particolare hanno avuto molte chiusure.»

Entra in contatto con la cultura musicale italiana quando prende forma la nuova scena it-pop, un insieme di espressioni musicali proprie del pop italiano e prodotte da etichette indipendenti. «Ho sempre ascoltato musica, fin da quando ero bambina. I miei genitori mi incoraggiavano e incentivavano ad andare ai concerti.» Le piacciono Calcutta, Gazzelle, i primi album dei Pinguini Tattici Nucleari e, più di tutti, il cantautore torinese Willie Peyote, un artista che fonde più generi, dal pop al rap, fino alle sonorità jazz, trattando temi che spaziano dal sentimentale al politico. La sua passione per la musica si estende al britpop, quella varietà di pop inglese in voga negli anni Novanta del Novecento e trainata dal successo degli Oasis, e arriva al cantautorato italiano degli anni Settanta di Lucio Battisti e Fabrizio De André.

Si avvicina al mondo dell’informazione che da sempre la entusiasma. Decide di specializzarsi sul tema che più le interessa, per poi applicarlo alla materia giornalistica. Si iscrive a Criminologia all’Università di Bologna, presso la sede di Forlì, dove si trasferisce per imparare come trattare la cronaca nera e la cronaca giudiziaria. Contatta il Resto del Carlino, primo quotidiano per diffusione in Emilia Romagna, e comincia a collaborare con la redazione della piccola città emiliana. Scrive articoli su diverse tematiche e quando comincia lo stage all’interno del giornale svolge i lavori di cui è maggiormente soddisfatta. «Stare in una redazione mi ha formato e passarci tutti i giorni mi ha fatto crescere. Essere in un contesto piccolo può essere limitante ma mi ha dato un grande senso di responsabilità.» A due anni di distanza dall’alluvione dell’Emilia Romagna del 2023 pubblica una video-inchiesta sulle conseguenze dell’evento. Segue inoltre alcune vicende di cronaca come inviata al Tribunale di Forlì. Tra i suoi modelli di riferimento ci sono Francesco Costa, Stefano Nazzi e, soprattutto, Pablo Trincia, che segue e stima per i suoi lavori di inchiesta approfonditi e originali.

Si laurea in magistrale con una tesi sugli anni di piombo e non nasconde di voler lavorare alla cronaca sui fatti estremi del terrorismo di tale periodo storico. Il suo percorso la porta a Roma per il Master in Giornalismo Luiss. In questa città vuole mettersi in gioco, vuole imparare e vuole capire che tipo di lavoro di informazione le permetterà di portare quel cambiamento positivo nel mondo: «Vedo Roma come una città in cui vivere in futuro, una città romantica e piena di vita, la definirei una città umana.»