Esclusiva

Dicembre 13 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 14 2025
“Non ti pago!”: l’Eduardo di Ficarra

A 85 anni dal debutto, la storica commedia di De Filippo di nuovo in scena all’Ambra Jovinelli di Roma, fino al 21 dicembre

Non ti pago! di Eduardo De Filippo torna in scena al teatro Ambra Jovinelli di Roma con un protagonista di eccezione: il siciliano Salvo Ficarra nel ruolo di Fernando Quagliuolo. A 85 anni dal debutto della commedia, il celebre comico e attore, per una volta senza la sua metà creativa Valentino Picone, si misura col grande maestro del teatro napoletano.

La regia e parte del cast vengono dalla compagnia di Luca De Filippo, primogenito dell’autore, a dieci anni dalla sua scomparsa. Accanto a Ficarra recita Carolina Rosi, figlia del cineasta Francesco e terza moglie di Luca, nei panni di Concetta. Lo spettacolo resterà nel cartellone dello storico teatro di piazza Pepe fino al 21 dicembre.

Nella scena iniziale don Ferdinando passa la notte a scrutare il cielo per avere qualche buon numero da giocare. Ferdinando è egli stesso gestore di un banco lotto, ma non è mai riuscito a vincere nulla, mentre il suo impiegato, di cui è invidioso, Mario Bertolini (Andrea Cioffi) vince ogni settimana.

La sera della prima assoluta, datata 8 dicembre 1940, sull’Italia piovevano bombe e il pubblico romano rideva delle visioni notturne e della scaramanzia portata in scena dai fratelli De Filippo non ancora divisi. Perché sul finire del primo atto Mario Bertolini, baciato dalla sorte, annuncia la vittoria di una quaterna grazie ai numeri suggeriti nel sonno dal padre del suo principale, il cui ritratto burbero troneggia al centro della scena. Sogna così di sposare, ricambiato, la figlia Stella (Carmen Annibale). Ma don Ferdinando esige per sé la vincita: «Non ti pago!». Secondo lui suo padre avrebbe compiuto un «errore di persona» nel dare i numeri fortunati, poiché Bertolini vive adesso proprio nella casa in cui abitava lui quando il padre era vivo.

"Non ti pago!": l'Eduardo di Ficarra

Quagliuolo non si rassegna. Ricorre prima a un avvocato, poi addirittura ai consigli di un prete, ma nessuno gli dà ragione. La legge lo obbliga a cedere la bolletta vincente, non prima di chiedere al defunto padre di esaudire un anatema di sette generazioni ai danni del vincitore. E il padre, a quanto pare, lo sta a sentire. Così ogni volta che Bertolini cerca di riscuotere il malloppo gli capita una diversa disgrazia. Malmesso, scoraggiato e pure accusato di furto, l’impiegato cede il biglietto a Ferdinando per liberarsi della fattura. Il sipario è, però, a lieto fine. Quagliuolo, che ha visto le sue ragioni riconosciute, crolla alle richieste di sua moglie Concetta e concede al giovane la mano della figlia, destinando con una scusa il monte premi al corredo della sposa.

Gli attori sono padroni del palco e si calano con energia in ruoli liberi dal peso di una commedia che ha fatto la storia. Si scatenano le risate e gli applausi. All’uscita qualcuno storce il naso alla cadenza palermitana di Salvo Ficarra, circondato da soli colleghi partenopei. Ma era stato lui stesso, in scena, a riderci su, mettendoci del suo in uno scambio con Carolina Rosi: «Parlo uguale ai cinesi e agli africani».

Non ti pago! divenne celebre in tempi difficili e fece sorridere un paese provato. Ma a distanza di decenni non sembra aver perso smalto. È difficile non riconoscere nei tipi d’oggi qualcuno con l’avidità di Ferdinando o la tenacia di Concetta nel mantenere la famiglia unita. Personaggi che assomigliano fin troppo alla vita vera, col suo carico di sogni, superstizioni e legami con defunti che continuano a vivere accanto a noi. Ingredienti mai secondari oggi come ieri.