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Esclusiva

Gennaio 5 2020
Raccontare una professione: il Museo del Barbiere

Il suo salone è da secoli una casa. Un luogo di conforto in cui cercare un momento di evasione, in cui recarsi per un rito sacro. Lui, il barbiere, è quasi sempre un amico fidato. E da qualche tempo ha anche un museo.

Nei pressi di Piazza di Spagna, in via Mario de’ Fiori, un’elegante dicitura color oro su una vetrina curata e ordinata testimonia l’esistenza di un luogo dedicato alla sua figura e al suo prezioso lavoro. Il “Museo del Barbiere”, unico in Italia nel suo genere, sorge al piano superiore del Barber Shop Max & Jo e non conserva pitture e sculture perché dedicato alla storia di una professione antichissima. Un’arte da sempre rispettata, ancora oggi vanto italiano in Europa e nel mondo. 

Dall’esterno, sbirciando con occhio curioso e buttando lo sguardo al di là della vetrina, si può scorgere fin da subito il lavoro appassionato e minuzioso di Max e dei ragazzi della sua squadra. Al piano superiore, poi, il museo. La vera novità. Il primo al mondo nato per celebrare il mestiere del barbiere.

L’ideatore del progetto è Massimo Romano, in arte Max. Ha 47 anni, gestisce insieme al nipote Giuseppe il salone che si trova al di sotto del museo e si è innamorato di questo lavoro fin da bambino. Per anni ha fatto la gavetta e, dopo i successi arrivati dalla sua prima attività a Palestrina, è approdato a Roma con l’apertura di un negozio a Campo de’ fiori, alla ricerca di una grande piazza e di nuovi stimoli per la sua realizzazione professionale. In quel luogo, dopo tante soddisfazioni, è arrivata la svolta. 

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Il barbiere Massimo Romano.

«Dopo quasi trent’anni nel mestiere – racconta Romano – ho intravisto qualcosa di importante. È scattata una molla, è nata l’idea di dar vita ad un museo per raccontare il lavoro che amo. Ho iniziato a ragionare, ad escogitare qualcosa per realizzare questo sogno e così ho inviato mail ai barbieri più antichi del mondo per raccontare il mio progetto, chiedendo se avessero voglia di aiutarmi. Hanno risposto tutti positivamente e tutti mi hanno mandato dei pezzi storici e da collezione per l’esposizione. È stato faticoso, è vero, ma aver messo in piedi un progetto del genere è per me una soddisfazione immensa». 

Il Museo è nato nell’ottobre del 2017 e racchiude in 20 metri quadrati un pezzo della storia dell’arte della barberia, conservando oggetti unici e introvabili. Attrezzi che trasudano vita, capaci di destare la curiosità non solo degli appassionati.

«Sono oggetti che raccontano l’evoluzione di un lavoro ormai sempre più moderno, ma soprattutto vissuti, che trasmettono l’amore per una professione», continua Max, annunciando con orgoglio l’ampliamento del museo con l’aggiunta di nuovi articoli.

Dal kit spagnolo per la rasatura con panno caldo di fine Ottocento agli eleganti rasoi britannici che hanno curato l’immagine dei più nobili gentlemen di inizio Novecento, passando per i primi asciugacapelli olandesi degli anni Sessanta e per il set Art Dèco parigino degli anni Venti, fino ad arrivare ai classici calendarietti dati in omaggio ai clienti in barberia (emblema di una moda arrivata dall’Europa in Italia negli anni Settanta del secolo scorso), l’esposizione è curata nei minimi dettagli e profuma di un affascinante passato.

Per valorizzare il progetto, ogni anno vengono organizzate delle mostre tematiche. L’ultima è stata il Pinocchio in barberia, che ha visto dieci pittori dipingere quadri capaci di accoppiare il mondo fantastico del burattino di Collodi a quello della barberia. Perché per Max e per i suoi ragazzi «la tradizione è fondamentale, ma c’è bisogno di novità e l’idea di creare un mix tra arte e artigianato può essere la carta vincente».