«Annamo, che ve s’attappano le vene». Chiunque incontri oggi Andrea Anitori al parco della Caffarella, durante una sessione di allenamento, faticherebbe a immaginarlo come un uomo pigro, seduto sul divano, fortemente in sovrappeso. Eppure, fino a circa tre anni fa era proprio così. Classe ’68, batterista, autista presso la curia generalizia delle Figlie del Divino Zelo, è diventato l’innovatore e il simbolo della camminata sportiva a Roma.
«È stata la paura della patologia a darmi la scossa. Pesavo 103 kg e avevo il colesterolo alle stelle. Mi sono guardato allo specchio e, con due figli da crescere, mi sono detto: o si vive o si muore». Così, la mattina del 18 agosto 2017 è nato “il camminatore incallito”: scarpe da ginnastica, maglia termica, bandana e tanta forza di volontà. «Ho scoperto fin da subito i benefici psichici e poi anche il fisico ha risposto di conseguenza».
Una passione coltivata le prime ore del mattino, come un lupo solitario, almeno all’inizio. «Se ci sono riuscito io, possono farcela tutti». Con questo motto in testa, decide di creare una pagina Facebook, intitolata “il camminatore incallito”. Inizia a filmarsi, registrare dirette durante le uscite. Cammina per Roma all’alba, incitando tutti e invitandoli a imitarlo. Saluta i netturbini, i poliziotti, i passanti. Qualcuno comincia a seguirlo, mettendo like e commentando le sue performance, incuriosito dal suo fare stravagante. Tanto da inscenare vere e proprie pantomime condite da un linguaggio a tratti grottesco. Pur di esorcizzarne la paura, inventa paradossali dialoghi con la temuta malattia: «Pussa via ictus che bussi alla mia porta. Io il cappotto di legno non me lo metto». Così, dopo i follower, arrivano i seguaci in carne e ossa.
«Ci sono tre semplici regole: il coraggio di allacciarsi le scarpe la prima volta, la determinazione e la costanza». Ora Andrea è il capo branco di un popolo di incalliti che praticano e diffondono il verbo della camminata sportiva, una disciplina che si differenza dalla passeggiata tradizionale per la maggiore intensità e una tecnica scientificamente definita. «Alle 5,30 del mattino l’aria è fresca, pulita, il mondo sembra un posto migliore ed è emozionante vedere l’alba. Mi sento carico e, fin dai primi passi, vengo travolto da un indescrivibile senso di benessere. E vuoi mettere il fascino della Città Eterna a quell’ora?»
«Pussa via ictus che bussi alla mia porta. Io il cappotto di legno non me lo metto»
Far parte degli incalliti vuol dire rispettare due comandamenti: condividere e divulgare. Ogni mattina, grazie alla chat di Whatsapp, un gruppo di misteriosi individui, muniti di cronometro con gps e scarpa tecnica, percorrono le strade del quartiere Appio Latino con un unico obiettivo: macinare quanti più chilometri possibile. Chi non può essere presente di persona, contribuisce con un video messaggio, che Andrea custodisce gelosamente nel suo archivio online, pur tenendo a precisare che la pagina non è sua, ma di tutti.
E guai a chiamarli runner, sebbene non ci sia competizione tra le due discipline. «Non è una sfida tra noi e i podisti, anche se partecipiamo alle stesse gare. Sono due sport diversi, poiché vengono coinvolte catene muscolari differenti. Non è detto che un corridore forte sia anche un buon camminatore. Ciò che conta, in fondo, è la sfida con sé stessi, superare i propri limiti e spostare l’asticella sempre più in alto. Ad esempio, il mio prossimo obiettivo è “La 100 km del passatore, la più bella del mondo”, che sto preparando con i miei compagni di squadra della mia società, la ASD LBM Sport Team». Quasi si emoziona pensando alla storica competizione podistica di ultramaratona che lo attende a fine maggio, con partenza da Firenze e arrivo a Faenza, in Emilia-Romagna.
Il camminatore incallito è un fenomeno che ha travalicato i confini sportivi e del mondo social: è stato infatti invitato come ospite alla rappresentazione teatrale di “Corri. Dall’inferno a Central Park”, ispirata al libro dell’amico e giornalista Roberto Di Sante, ex firma del Messaggero, con il quale condivide le “incallite” domeniche mattina davanti al nastro di partenza.