Chi suona i tamburi, chi la tromba, chi urla con il megafono, chi canta “Bella Ciao”, chi intona l’inno d’Italia, chi sventola le proprie bandiere indossando una maglietta con scritto “licenziati dallo Stato”. Questo è il clima a Roma, in piazza di Montecitorio, dove martedì 21 gennaio gli operatori delle pulizie delle scuole italiane hanno scioperato.
Alla protesta sono presenti le organizzazioni sindacali confederali e di categoria provenienti da tutte le regioni d’Italia quali Filcams Fisascat e Uil Trasporti. Tantissimi i lavoratori, sui loro volantini si legge: “sarò assunto ma a metà”.
Incontriamo su un vagone della metro Fortunato Lo Papa, segretario generale di Fisascat Cisl. “Le nostre mobilitazioni sono già iniziate a novembre del 2019 e si sono ripetute fino ad oggi, ma ancora nessuna risposta, nessun aiuto dal Governo che non riesce a trovare una soluzione occupazionale per tutti” spiega il sindacalista. “Chiediamo che vengano stanziate più risorse economiche e che vengano avviati percorsi di sostegno e ricollocazione per tutti quelli che non potranno accedere all’internalizzazione”.
Fortunato parla a nome di tutti: “Siamo qui per protestare ancora una volta contro un governo che non tiene conto di quelle che sono le esigenze dei lavoratori. A rischio c’è il nostro lavoro e temiamo inoltre che i tagli ed i licenziamenti possano distruggere un servizio che dovrebbe sempre essere funzionale ed efficiente, a beneficio dei ragazzi e dei bambini che ne usufruiscono”.
Il 30 dicembre 2018 è entrato in vigore un Decreto Interministeriale che prevede l’assunzione di undici mila operatori delle pulizie, ma anche un significativo taglio del personale. I requisiti per partecipare al bando, quali la licenza media o almeno dieci anni di servizio, non sono soddisfatti da molti precari, che ora rischiano il posto.
Non si conosce il numero delle persone che hanno presentato domanda di assunzione. Ciò che è certo è che più del cinquanta per cento ne rimarrà fuori. Senza concreti interventi da parte del Governo entro i prossimi due mesi, oltre quattromila persone rischieranno di perdere il proprio impiego o di lavorare con orari dimezzati e salari più bassi.
Le imprese hanno già avviato le procedure di licenziamento collettivo che, dopo l’incontro al ministero del Lavoro previsto per giovedì 23 gennaio, rischiano di diventare effettive per oltre sedicimila lavoratori in tutta Italia.