Prima la manifestazione a Bologna, poi altri presìdi in diverse città. Il caso del ventisettenne Patrick George Zaki, dopo le tormentate vicende legate alla morte di Giulio Regeni, torna a scuotere l’opinione pubblica italiana e i già tesi rapporti con l’Egitto. Monica Cirinnà, senatrice del Partito Democratico, ha inviato una lettera alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati proponendo una missione di senatori al Cairo per far visita allo studente incarcerato.
La missiva è stata firmata dai senatori dem Luigi Zanda, Alessandro Alfieri, Roberto Rampi e Franco Mirabelli. «Si tratta di una missione che non dipende dal governo e che deve essere autorizzata dalla presidente Casellati – spiega la senatrice, da sempre in prima linea per la difesa dei diritti umani -. Se la mia è una presenza ingombrante posso anche evitare di prender parte alla spedizione, ma l’importante è che qualcuno vada lì a sostenere la famiglia di Zaki e a parlare con loro. La nostra Costituzione prevede la separazione dei poteri e il dovere di rappresentanza per il Parlamento. È quindi opportuno esercitare questa facoltà all’estero chiedendo sicurezza per questo ragazzo».
Poche le parole relative ai disaccordi degli ultimi giorni all’interno della stessa maggioranza. «Spero che il ministro degli Esteri Di Maio parli con il nostro ambasciatore e che faccia tutto il necessario per avere la certezza che Zaki sia al sicuro dal punto di vista personale ed umano. Se Parlamento e governo riusciranno a garantire questo insieme, tanto meglio».
Dopo anni di tensioni per il caso Regeni, netta è la posizione nei confronti dei rapporti con l’Egitto. «Non ha senso mantenere contatti diplomatici con Paesi nei quali i diritti umani non siano garantiti. Spesso le grandi democrazie capitaliste, sbagliando, guardano più alle relazioni commerciali che a quelle etiche e morali basate sul rispetto dei diritti umani e della vita delle persone. Da ministro degli Esteri, metterei la valutazione dei diritti civili alla base di ogni rapporto».
La vicenda dello studente egiziano potrebbe concludersi con un esito positivo già sabato 22 febbraio, giorno della conferma o meno, al Cairo, del suo stato di carcerazione preventiva. «Secondo la legislazione egiziana, la detenzione senza processo è prorogabile di quindici giorni in quindici giorni ed è già successo, a diverse persone, di veder confermata una carcerazione per anni – conclude la senatrice -. Quella di sabato è una giornata importante, mi auguro che il governo italiano faccia sentire la propria voce e che il nostro ambasciatore faccia le mosse giuste».