“Spotto la coscienza e il buon senso degli studenti FUORI SEDE:con l’interruzione delle attività accademiche,NON tornate a casa dai vostri parenti , anche se la tentazione sarà forte.”
Il decreto ministeriale sulla chiusura delle università a Roma è stato accompagnato da questo post su Facebook pubblicato dalla pagina “Spotted: Sapienza-Università di Roma”, molto seguita dagli studenti e famosa per la pubblicazione di sfoghi e messaggi in forma anonima. Ha ottenuto 1148 “mi piace” , 43 condivisioni e generato una serie di commenti contrastanti tra loro: “1) non è zona rossa ; 2) non è stato vietato o sconsigliato da chi di competenza; 3) tu saresti?” ; “Scusate, chi ha scritto il post non sarà certo un epidemiologo esperto, ma è questione di buon senso.”
«In Italia c’è una forte tendenza a spostarsi verso il nord per studiare.È normale che la sospensione delle lezioni avrebbe causato la reazione dei fuori sede, era necessario chiarire questo punto». Davide ha 18 anni e studia Lettere classiche, come tanti ragazzi ha deciso di tornare al sud dopo il decreto di sospensione delle attività accademiche. «Mi aspettavo che con la chiusura sarebbero stati emanati anche dei consigli per i fuori sede. Avrei preferito qualsiasi cosa piuttosto del silenzio. Con una raccomandazione a non scendere sarei rimasto come tante altre persone, forse non tutte, almeno sarebbe stato più sostenibile». Anche Chiara, al primo anno di laurea magistrale in Lingue orientali, ha cercato una risposta su cosa fosse giusto fare in questo momento «Continuavo a chiedermi: È giusto tornare a casa? Istintivamente la risposta è “si” perché per noi è inutile stare qui senza fare nulla. I miei genitori mi volevano vicina e anche io avrei preferito stare con loro in questo momento delicato piuttosto che stare sola, alla fine ho deciso di restare a Roma. Tornando in Calabria non volevo creare più danni di quelli che avrei potuto fare stando qui».
A Roma solo la Sapienza conta circa 113mila studenti iscritti di cui 30mila sono i fuori sede, non è così difficile poter immaginare quanti di loro sono tornati nei propri paesi al sud. «Resistere alla tentazione è difficile-racconta Chiara-Non posso dire di non capire chi scende, lo capisco benissimo.La mia è stata una scelta più razionale e sicuramente più sofferta». Per questi ragazzi la paura del Covid-19 si lega alla paura della solitudine, e in casi come quello di Davide quest’ultima supera la prima.«Sono sceso giù per tanti motivi. Quando il tuo coinquilino e i tuoi amici tornano a casa ti senti solo. In più io credo che l’università continuerà a stare chiusa, avevo paura di dover restare solo per un mese.Non ci si può aspettare che in momenti di crisi non si voglia stare con i propri cari». Ma chi decide di rimanere lo fa anche e soprattutto per la propria famiglia, come Chiara: «Avevo molta paura di poter contagiare i miei nonni nel caso avessi avuto il Covid-19 , e si sa che le nonne del sud non sanno stare ad un metro di distanza. Ammetto che mi spaventava di più l’idea di scendere che quella di restare a Roma, forse il rischio è maggiore, ma se stai a casa e sei attenta va bene. Nel mio caso se dovessi ammalarmi mi sentirei più tranquilla visto che in Calabria non ci sono molti tamponi. Hanno dovuto comunque mandare le persone allo Spallanzani per il test».
La paura del contagio e la paura di dover restare soli sono comuni sia a Davide che a Chiara, l’una non esclude l’altra, ma sicuramente ha avuto un’intensità diversa che li ha portati a prendere due opposte decisioni. «Anche se Roma non è zona rossa penso sia fondamentale il principio di non doversi muovere. D’altra parte non puoi bloccare gli studenti, la decisione spetta al loro buon senso», dice Chiara e Davide è d’accordo: «Razionalmente sarebbe stato meglio restare, più sensato. Mi rendo conto che viaggiare rende la trasmissione più rapida, ma d’altra parte puntarci il dito contro come in quel post è esagerato perché è una dinamica particolare, nessuno vuole restare fuori dal mondo e dai propri affetti. Chi non ha questo problema non può capire».
«Mia figlia non è tornata a casa- racconta una “mamma fuori sede”- all’inizio ero preoccupata. Il solo fatto di poterli vedere e poterli controllare è importante per noi in momenti come questo. Io le avevo fatto anche il biglietto per scendere, ma vista la situazione sono contenta della decisione matura che ha preso». Ci sono delle frasi che un fuori sede non deve mai dire ai propri genitori, come “Stasera mangio solo un’insalata” o “Questa volta non scendo”.«Continuiamo a stare in pensiero per lei perché è sola, ma vedere gli altri che scendono con incoscienza mi fa rabbia. Tutti consigliano di stare al proprio posto, specie per chi viene dal sud visto che i nostri ospedali non sono bene attrezzati».