#Restateacasa, sportivi. Lo ha annunciato in una conferenza stampa straordinaria il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in cui ha esteso gli effetti del decreto anti Coronavirus dell’8 marzo scorso riguardante la Lombardia e 11 provincie a tutta la penisola, annunciando la contestuale sospensione della serie A e di tutte le attività sportive fino al 3 aprile. La misura era già stata approvata nella riunione straordinaria del CONI, indetta dal presidente Giovanni Malagò per fronteggiare l’epidemia del Coronavirus e andare incontro alle richieste degli atleti di ogni disciplina, dal calcio al basket, dalla pallavolo al nuoto. La decisione del capo dello sport italiano, arrivata al termine di una lunga riunione in conferenza (in larga parte video) con i vertici delle principali federazioni nazionali, è stata resa nota attraverso un comunicato diramato dall’ufficio stampa del CONI stesso nel pomeriggio odierno. Il ministro Vincenzo Spatafora, che già da alcuni giorni aveva richiesto lo stop del campionato di calcio, si era espresso favorevolmente verso la proposta già alla pubblicazione della nota.
La mossa di Malagò arriva dopo una settimana di polemiche furibonde nel mondo dello sport, in particolare nella Serie A: fra interessi personali apertamente espressi, perplessità, inversioni di marcia e minacce di sciopero, la settimana che ha ospitato i recuperi della 26° giornata del campionato ha riservato una notevole quantità di polemiche e di incertezza. Allo spettacolo sugli spalti, svuotati dall’effetto del decreto del Presidente del Consiglio dell’8 marzo, si è sostituito l’eco dei contrasti e delle lotte intestine fra le varie parti che gestiscono il calcio nostrano, quasi fossero tifoserie opposte. La Lega di Serie A, già provata dagli scontri fra il suo presidente Dal Pino e alcuni club (Inter in testa) è stata al centro di un processo decisionale incerto e conflittuale, tanto da portare il presidente del CONI (da cui la Lega dipende) a dichiarare di essere seriamente intenzionato al suo commissariamento.
Martedì si sarebbe dovuto decidere se sospendere definitivamente il campionato con l’ennesima riunione straordinaria, ma la mossa di Malagò ha di fatto reso irrilevanti gli esiti di questo incontro, calando dall’alto il triplice fischio su un campionato di calcio giocato in atmosfere surreali, con rischi concreti per la salute degli atleti. Il sindacato dei calciatori (AIC), presieduto dall’ex centrocampista giallorosso Tommasi, chiedeva da giorni l’adozione di questa misura drastica, tanto da aver indetto uno sciopero per l’8 e il 9 marzo in segno di protesta. Alcuni club, come il Pescara, avevano mandato in campo i propri giocatori con delle mascherine mediche per dare un segnale forte in sostegno alla linea dell’AIC.
Stamattina ho scritto a @GiuseppeConteIT , #vincenzospadafora, @giomalago , @gagravina, #paolodalpino, @BalataMauro, @FrancescoGhire2. Fermare il calcio è l’atto più utile al Paese in questo momento. Le squadre da tifare stanno giocando nei nostri ospedali, nei luoghi d’emergenza
— Damiano Tommasi (@17tommasi) March 8, 2020
In questo clima di responsabilità e preoccupazione per il virus, è da registrarsi qualche voce fuori dal coro: a fare notizia, con un post sui social dai toni critici, è stato Arturo Diaconale, portavoce del presidente della Lazio Lotito. Il giornalista, responsabile della comunicazione della società biancoceleste, si era detto fortemente contrario a questa misura, posta in parallelo con la sospensione del campionato a causa della I Guerra mondiale. «Da fronteggiare non c’è solo la paura da Coronavirus. Almeno per quanto riguarda i tifosi della Lazio c’è una seconda preoccupazione […]. La paura – si legge nel comunicato – è che il campionato in corso faccia la fine di quello interrotto dallo scoppio della Grande Guerra […] l’interruzione [è] l’occasione per negare alla Lazio il riconoscimento di uno scudetto conquistato sul campo. […] Non sarà facile imbrogliare il Presidente Claudio Lotito da parte di ministri demagoghi e dirigenti irresponsabili», conclude il dirigente laziale nel suo post.
A smorzare i toni del dibattito è arrivato il bel gesto dell’attaccante del Sassuolo Francesco Caputo, che dopo la rete dell’1-0 contro il Brescia si è fatto consegnare un cartello dalla sua panchina con su scritto: «Andrà tutto bene. #Restateacasa». La speranza è che questa pausa del campionato, che si preannuncia lunga, distenda gli animi e faccia ritrovare al nostro calcio quell’unità fondamentale per rimettere al centro del campo gli interessi di tutti.