I governi europei sono preoccupati per l’aumento del traffico internet dovuto alle quarantene a causa del coronavirus. Sebbene finora non siano state segnalate interruzioni o effettive paralisi della rete, la Commissione europea gioca prudentemente d’anticipo.
Il commissario europeo Thierry Breton, responsabile del mercato interno dell’UE, ha parlato mercoledì scorso con Reed Hastings, CEO di Netflix, riguardo lo stress provocato in rete dallo streaming video.
In una dichiarazione del giorno dopo Breton affermava che, data la situazione senza precedenti, piattaforme di streaming, operatori di telecomunicazioni e tutti gli utenti «hanno la responsabilità congiunta di adottare misure per garantire il regolare funzionamento di internet durante la battaglia contro la propagazione del virus».
Prima Netflix e poi YouTube hanno risposto positivamente all’appello della Commissione europea. Entrambe le aziende hanno affermato che le misure influenzeranno tutti i flussi video per almeno trenta giorni e così verrà interrotta la trasmissione di contenuti in alta definizione (HD), i quali saranno visibili solo in qualità standard (SD).
«Stimiamo che ciò ridurrà il traffico Netflix sulle reti europee di circa il 25% garantendo al contempo un servizio di buona qualità per i nostri membri», ha dichiarato un portavoce di Netflix in una nota. Simili sono le parole di un portavoce di Google, proprietaria di YouTube: «Continueremo a lavorare con i governi degli Stati membri e gli operatori di rete per ridurre al minimo lo stress del sistema, offrendo al contempo una buona esperienza per gli utenti».
Per ora non sono coinvolte Amazon Prime Video e Disney+, anche perché quest’ultimo servizio non è ancora disponibile in molti paesi (in Italia e nella maggior parte dell’Europa arriverà infatti tra pochi giorni, il 24 marzo), ma è probabile che anche a loro e ad altre piattaforme video verrà chiesto di ridurre la qualità dei propri contenuti.
Secondo un rapporto del 2019 della società americana di apparecchiature di rete Sandvine, i video rappresentano oltre il 60% dei dati forniti dai servizi internet ai consumatori, con Netflix che rappresenta poco meno del 12% del traffico totale. Il traffico di Google, guidato da YouTube, rappresenta un altro 12%.
Il provvedimento serve in primo luogo per avere la certezza di una rete il più possibile sgombra da troppi dati per poter garantire lo svolgersi regolare e senza intoppi di smartworking e teledidattica. Sono questi i servizi essenziali e funzionano proprio grazie alle trasmissioni in streaming video: va dedicata loro un’ampia corsia preferenziale affinché si svolgano correttamente.
Sia YouTube sia Netflix in realtà dispongono da sempre di sistemi per abbassare il valore della qualità video, che gli servono per poter essere a servizio anche di chi è collegato tramite connessioni particolarmente lente. Temporaneamente però queste misure verranno adottate per tutti, al momento precedente alla visione, quello della distribuzione dei video.
Stando alle dichiarazioni dei portavoce delle aziende è chiaro dunque che i provvedimenti siano già stati presi, per quanto ancora vi sia confusione su quali elementi del video siano effettivamente colpiti. Sembra che le modifiche agiscano in alcuni casi sul bitrate, cioè la misura della quantità di informazioni che ogni secondo viene inviata in streaming e che quindi riguarda la velocità di trasmissione e non direttamente la risoluzione del video.
Anche un portavoce di Amazon è infatti intervenuto nel dibattito dicendo che l’azienda ha iniziato a lavorare per ridurre i bitrate sul suo servizio Prime Video, impegnandosi attivamente per aiutare a mitigare la congestione della rete.
La presa di posizione dell’Europa arriva nel momento in cui Vodafone ha segnalato un massiccio aumento del traffico dati durante l’emergenza Coronavirus (+50% in alcuni mercati) e anche Deutsche Telekom registra un aumento nell’uso, in particolare da quando più persone in Germania hanno iniziato a lavorare da casa.
In Italia, prima nazione europea colpita dalla pandemia, sono stati già elaborati alcuni studi che mostrano quanto il traffico dei dati WiFi si è impennato dalla fine di febbraio, ma il governo si sta muovendo rapidamente: il recente maxi-decreto Cura Italia attribuisce un ampio margine di manovra ai fornitori di reti e servizi di comunicazione elettroniche.
L’appello della Commissione europea è volto alla salvaguardia dei servizi essenziali, ma c’è un aspetto che sta facendo discutere su blog e social. Netflix, ma anche alcune funzioni di YouTube, sono a pagamento, così come la definizione maggiore dei video (l’ultra HD). Molti fruitori delle piattaforme video in tutta Europa quindi si troveranno a pagare un abbonamento che non corrisponde al servizio che gli viene effettivamente fornito. Se in queste ore si cerca l’#Netflix, in particolare su Twitter, si vedono i numerosi commenti dei fruitori che si lamentano di questa anomalia.
«In questa fase, gli ingegneri gestiscono efficacemente i nuovi schemi di traffico secondo le normali operazioni di rete», ha dichiarato Lise Fuhr, direttore generale dell’Associazione europea degli operatori di reti di telecomunicazioni (ETNO). «Sosteniamo gli sforzi della Commissione europea per garantire che i governi nazionali e i regolatori nazionali dispongano di tutti gli strumenti di cui hanno bisogno per mantenere forti le reti in tutto il continente».
Il coronavirus costringe milioni di persone in tutto il mondo a rimanere a casa e che il traffico di internet stia aumentando sempre di più è un dato. Durante una telefonata con i giornalisti di CNN, Mark Zuckerberg ha dichiarato che i servizi di Facebook stanno affrontando «grandi impennate» nell’utilizzo e ha descritto l’aumento della domanda «ben oltre» il principale picco annuale che si registra di solito a Capodanno. Le chiamate vocali e video su WhatsApp e Facebook Messenger hanno già raddoppiato i livelli normali.