Siamo ancora qui tra le solite quattro mura. Noi e loro, tutti sulla stessa barca, ciascuno in casa propria.
Forse “noi” abbiamo un piccolo vantaggio, una volta tanto: possiamo scegliere se accendere la webcam e aprire le nostre porte a occhi indiscreti, o tenere questa quarantena nel segreto del salotto. Loro…beh, loro no.
Li abbiamo visti nelle piazze, negli studi televisivi, inviati in ogni dove, ma a casa mai. Giornalisti, politici, conduttori, opinionisti, negli ultimi tempi tanti medici: personaggi abituati al pubblico interesse (o alla pubblica gogna, a seconda dei casi) ora lavorano a chilometro zero. Quando devono parlare al mondo, sono costretti a mostrarci il loro “nascondiglio”. Almeno uno spiraglio, un pertugio, quel tanto che basta perché si possa speculare in allegria su tutto e il suo contrario. Con leggerezza, superficialità, tanto per concedersi un’innocente evasione, come chi si auto invita da un amico per non sentirsi troppo solo. I giorni in quarantena sanno essere lunghi e, per alcuni di noi, molto duri.
E sbirciando i salotti altrui, si possono scoprire cose interessanti: per esempio, che l’editoria non è un mondo poi così in crisi come si racconta.
«Ma devo leggere tutti questi libri?»
«Questa, ragazzo mio, è una montagna di sapere!».
Persino Anacleto, il simpatico gufo parlante del capolavoro Disney “La Spada nella Roccia”, conosceva bene l’aura di cultura e di autorevolezza che pile di tomi possono conferire. E moltissimi, tra giornalisti e intellettuali, si sono premurati di collegarsi in video con le spalle coperte da voluminose librerie, un po’ come a voler dire «Visto? Non sono mica l’ultimo arrivato». Certo, bisogna poi compiere atto di fede e sperare che quei libri siano stati anche letti. A volte è più difficile crederlo, soprattutto con chi fa bella mostra di una biblioteca alessandrina composta da intere collane dell’Enciclopedia Treccani (saranno volumi veri o un’ingegnosa copertura per un passaggio segreto nei sotterranei?).
Non è il caso del senatore Matteo Renzi, che ha “rottamato” il concetto novecentesco di libreria tradizionale per uno stile più smart e verticale.
È un esercizio molto divertente, se si gode di una buona vista, scendere più nel dettaglio e sbirciare qualche autore per scandagliare la caratura intellettuale del malcapitato lettore. E qui si scatena l’Inquisizione libraia: «Goethe, Joyce e Dostoevskij. Bene, assolto. Un momento, cos’è quel…Charles Bukowski?!».
«A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata, a Vivaldi l’uva passa, che mi dà più calorie» cantava Franco Battiato. E se la dottoressa virologa Maria Gismondo preferisse Roberto Gervaso a Calvino?
Per fortuna c’è l’America, rock e scanzonata. Entrare in casa di Kasie Hunt, corrispondente da Washington per Nbc News, è come mettere piede in un luna park, o salire su uno shuttle. Pareti blu cobalto, su cui campeggia un poster raffigurante il sistema solare. Di fianco su una piccola libreria, disposti secondo precise gradazioni cromatiche di rosso e di blu, una serie di libri il cui livello letterario scivola decisamente in secondo piano, di fronte a cotanta bellezza artistica. E poi c’è lei, Kasie, con indosso una camicia dello stesso identico blu cobalto dei libri e del muro. Così tanti indizi rischiano di costituire la prova di una personalità raffinata e forse un tantino maniacale.
Per trovare una Kesie Hunt in versione italica (e di più modesto spessore artistico) possiamo guardare alla nostra Marianna Aprile, firma di punta del settimanale Oggi.
No, non quella nella cornice a sinistra, quella al centro.
Assai più morigerato l’economista Carlo Cottarelli, in collegamento dalla sua soffitta: nessun libro, nessun quadro, solo una linda camicia bianca finalmente libera dai vincoli europei della giacca e della cravatta. Austerità made in Italy.
I politici, si sa, vivono di comunicazione in ogni forma possibile. Un esperto della materia è il serial twitter nazionale, Carlo Calenda, che per l’occasione sceglie di mostrare il proprio idillio domestico rappresentato dai suoi tre figli: ragazzi vivaci, di belle speranze e dalle idee politiche più chiare del papà. Non sarà certo una quarantena a fermarli.
Il coronavirus ha privato l’Italia del suo svago prediletto. No, non stiamo parlando dell’odio sulla rete, quello purtroppo è ancora in voga. Si parla del calcio, il nostro caro calcio. Per i più sinceri e fedeli amanti del pallone, l’apparizione di Gianluca Di Marzio deve avere avuto un che di divino. Dal profeta del calciomercato in Italia, stavolta non sono arrivati scoop né “bombe”. Nessun trasferimento all’orizzonte, anche perché di spostamenti per adesso non se ne parla. Il giornalista di Sky Sport si è affacciato sul mondo social per ringraziare quanti gli avevano augurato buon compleanno e poi, messosi all’angolo, o meglio, in corner, ha mostrato alla telecamera un cimelio senza tempo: la mitica maglia numero 5 del Real Madrid, appartenuta a due divinità del pantheon pallonaro: Zinedine Zidane prima, Fabio Cannavaro poi. In casa Di Marzio si sfoggia la 5 di Cannavaro, capitano dell’Italia campione del mondo nel 2006.
Altro che i libri!
Quando l’ombra di questa crisi passerà, in un modo o nell’altro lasceremo le nostre case, forse con titubanza, magari addirittura con un pizzico di nostalgia. Torneremo sulla strada, nei parchi e nelle piazze, torneremo a svolgere il nostro lavoro e il tempo farà il suo corso. C’è chi dice che niente sarà più come prima, c’è chi sostiene che la quarantena avrà temprato il nostro spirito, che ognuno di noi ne saprà un po’ di più riguardo a sé stesso.
Nell’impossibilità di fare previsioni, aggrappiamoci a una piccola certezza: al compleanno della dottoressa Gismondo, regaliamole un libro di Gervaso.