«Certo che rispondo alle sue domande, ma si sistemi meglio la mascherina e si allontani ancora un po’»: così risponde un autista di un autobus fermo al capolinea della stazione Termini nel cuore di Roma quando proviamo ad avvicinarci per capire meglio come sta vivendo l’inizio della “Fase 2”, ora che più cittadini possono uscire di casa. «Questa mattina fuori la stazione c’erano molti passeggeri che hanno dovuto aspettare del tempo prima di salire sugli autobus, ne stiamo caricando solo la metà della capienza normale. Questo ha creato un po’ di primi disordini che però sono rientrati quasi subito poco dopo le 8», dice fumando una sigaretta appoggiando il braccio al finestrino abbassato.
Secondo i dati elaborati da uno studio dell’app per gli spostamenti pubblici Moovit, nei primi giorni della “Fase 2” i trasporti municipalizzati avrebbero visto un incremento dei passeggeri dell’8,5%, molto meno rispetto a quanto ci si aspettava. La gran parte dei cittadini che infatti ha scelto di uscire per lavoro, necessità o visita ai propri congiunti lo ha fatto usando mezzi propri, facendo aumentare in maniera vistosa il traffico della tangenziale Est e delle principali strade di collegamento come Via Nomentana e Via Cristoforo Colombo, già rallentate a causa di lavori in corso.
In ogni caso, mattino e ore di punta a parte, i mezzi di trasporto pubblici della capitale appaiono deserti o comunque in funzione solo per pochi passeggeri. Gli autobus dal centro alle periferie si stanno riempendo con non più di cinque passeggeri per corsa, saltando tutte le fermate che non sono prenotate all’apposito pulsante di richiesta di stop del veicolo. Inoltre, su quasi tutti i sedili a disposizione è vietato sedersi: appare chiaro una volta entrati grazie a numerosi cartelli che invitano al distanziamento sociale e all’uso di guanti e mascherine. Lo stesso accade per la metropolitana delle linee A, B e C, dove in orari pomeridiani un tempo stracolmi di pendolari e lavoratori, oggi possono tutti sedersi lasciando accanto almeno due posti vuoti, anche perché è vietato restare in piedi accanto ad altre persone a meno che non ci si stia preparando per uscire dal vagone.
Ma chi sono i cittadini sui mezzi pubblici al tempo della “Fase 2” del contrasto al coronavirus? Un gruppo di badanti provenienti da Romania e Moldavia e residenti tutte da più di 10 anni in Italia è fermo al capolinea di un bus a Piazza dei Cinquecento, fuori Termini. Parlano tra di loro con guanti e mascherine, ci dicono di essersi incontrate per la prima volta dopo due mesi lì, come erano solite fare ogni mattina: «Lavoriamo tutte nel quartiere africano, dopo Corso Trieste, ma negli ultimi 2 mesi siamo rimaste a casa vivendo fuori Roma e non potendo più muoverci da pendolari. Oggi ricominciamo ad assistere i “nostri” anziani, e le famiglie che ci hanno assunto anni fa si sentono molto più sollevate. Ci hanno telefonato spesso per chiederci consigli su come comportarsi con i loro genitori, è stata una situazione molto strana», dice sorridendo R., rumena, parlando a nome di tutte. L’autobus arriva ma il gruppo è costretto a dividersi, non tutte riescono a salire sullo stesso mezzo. Si salutano e cominciano la loro giornata, diversa più che mai dal solito.
Gli anziani di Piazza Bologna sono tornati alle loro panchine, tutti ben distanziati e muniti di mascherine. «Da quando sono in pensione l’edicola e la panchina del parco in piazza sono stati il mio pane quotidiano, ma da marzo i miei figli hanno proibito a me e mia moglie di uscire perché abbiamo 76 e 78 anni. Non siamo usciti nemmeno per fare la spesa, ce l’hanno lasciata alla porta quando ne avevamo bisogno», dice Guido, uno dei tanti over 70 che popolano la piazza nei pomeriggi di primavera romana. Tra tutti gli intervistati nessuno però ha detto di voler tornare a salire sui mezzi pubblici, né da soli né in compagnia: «È un rischio troppo grande, me lo hanno sconsigliato sia il mio medico di famiglia che i miei figli, che non vedo da tanto tempo», dice Roberto, professore di matematica in pensione, con una copia de il Messaggero sulle gambe accavallate.
«Stiamo uscendo per fare dello sport a Villa Borghese, in centro, anche se viviamo oltre il quartiere tuscolano. Finalmente ci è concesso dopo due mesi di quarantena», dice una madre con sua figlia di 11 anni, entrambe ben protette da mascherine con filtro. Come loro sono in molti a spostarsi verso il centro in metropolitana solo per passeggiate di piacere: «Non puoi immaginare che meraviglia! Mai vista la mia Roma così!», grida parlando al cellulare un uomo in bicicletta sportiva nel bel mezzo di Via dei Fori Imperiali, dove passano solamente poche linee di autobus, con non più di 2 passeggeri ciascuno. Stesso discorso per Via del Corso, dove il 90% dei negozi ha ancora le saracinesche abbassate e di tanto in tanto è possibile osservare genitori e figli in bicicletta o singoli che scattano foto ai monumenti spettrali.
Chi invece nella capitale non ha notato alcun cambiamento nel passaggio dalla “Fase 1” alla “Fase 2” sono i tassisti: «Noi non siamo mai ripartiti, non è cambiato nulla. Sono 70 giorni che in 8 ore di lavoro faccio solo una corsa, mai più di due a turno finora», dice Massimo, tassista a Roma da 26 anni, con tono disilluso, in una Piazza Venezia silenziosa e surreale. «Il lavoro non è calato, ma è crollato. Il Comune ci sta facendo uscire solo due giorni a settimana, e già questo per noi risulta in una diminuzione di lavoro impressionante: con gli aeroporti non funzionanti, gli alberghi e i ristoranti chiusi e le rotte Roma-Milano cancellate siamo bloccati qui nei parcheggi», dice invece Antonio, fermo da circa 4 ore nella stazione dei taxi di Piazza di Ponte Lungo su Via Appia. «Non ha nemmeno senso lavorare per così poco, non rientriamo nelle spese. Ma ho due figli a casa e non ho alternative a tutto questo».