«La politica è un’attività simbolica e per questo la dimensione estetica è fondamentale. Se negli anni 70’ si piegavano i quotidiani dalla parte della testata per indicare un’appartenenza e anche l’abbigliamento aveva assunto un valore simbolico, oggi abbiamo le mascherine». Sono le parole di Michele Sorice, professore di sociologia della comunicazione alla LUISS, che ha analizzato la comunicazione politica al tempo del coronavirus.
Questo momento storico ha costretto molti settori ad utilizzare nuovi mezzi espressivi e anche la modalità con la quale i leader si rivolgono agli elettori si è dovuta aggiornare. «In questo momento stiamo osservando due fenomeni, il primo è la personalizzazione della mascherina e il secondo è l’ostentazione dell’assenza di essa. Quest’ultimo è un altro modo per rappresentare un determinato posizionamento politico e non è un caso che alcune uscite pubbliche di leader come Bolsonaro o Trump, siano avvenute con questa modalità».
Secondo Sorice, il virus porterà ad una maggiore relazione interpersonale a distanza e all’uso dei canali web in un modo più razionale e meno sloganistico. «I social funzionavano con gli slogan quando poi vi era la presenza della piazza. Oggi non è possibile e anche il loro linguaggio dovrà cambiare». In Italia, l’instancabile ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini che ha fatto della presenza sul territorio una delle sue più grandi doti, ora non potrà ancora per molto tempo, percorrere i suoi interminabili tour elettorali e anche la sua immagine sembra cambiata. Occhiali, giacca e mascherina e non c’è più traccia delle famose felpe o delle magliette delle più svariate associazioni che lo hanno contraddistinto fino all’inizio di quest’anno.
Ma la vera novità che sta accompagnando l’immagine della politica è la mascherina e se efficace o meno, poco importa. È diventata un vero e proprio mezzo di espressione con cui si riescono a comunicare dei messaggi ed è uno strumento di ostentazione simbolica di una determinata appartenenza. Nel nostro paese se ne sono viste di ogni tipo e colore e, se all’inizio della pandemia le polemiche si basavano sulla loro effettiva efficacia, oggi, dopo che quasi la totalità delle persone si è convinta della loro utilità, le discussioni si sono accese sulla loro estetica e sul loro utilizzo per altri fini.
«Non credo che il loro utilizzo possa determinare un maggiore interesse dell’elettorato medio, ma sicuramente rafforza l’elettorato di riferimento di un politico» spiega Sorice e Salvini, Meloni, Di Maio, Boldrini e un cospicuo numero di governatori di regione hanno fatto di questo oggetto parte della loro immagine. Uno dei primi, che però è stato preso di mira per la sua goffaggine, è stato il governatore della Lombardia Fontana. Con la mascherina incastrata davanti agli occhi nella diretta Facebook con la quale ha annunciato di essersi messo in auto isolamento precauzionale, non ha dato l’idea di sentirsi a proprio agio.
Chi invece, ha subito “politicizzato” questi oggetti è stato Luca Zaia e le mascherine made in Veneto con tanto di logo della regione ben in vista hanno accompagnato ogni sua conferenza stampa. In poche settimane, il look si è adattato ai tempi.
Però, il vero personaggio di questa quarantena è stato il sindaco di Messina, Cateno de Luca. Ne ha sfoggiate di tutti i tipi e di tutti i colori e senza dubbio, è stato il più originale. IO STO CON CATENO DE LUCA scritto a caratteri cubitali con i colori della regione Sicilia, Dove c… vai? DEVI STARE A CASA, #iorustuacasa sono alcuni esempi di come anche con una semplice mascherina la politica abbia iniziato a lanciare messaggi.
Anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi, in occasione di un evento benefico alla Stazione della metropolitana Lido Centro,si è presentata con una il modello arcobaleno. Subito è arrivata la risposta “mascherata” del consigliere di CasaPound di Ostia Luca Marsella che con un tweet abbinato ad una foto ha scritto: «La mia risposta alla mascherina arcobaleno delle Raggi ed ai nemici della nazione. Italia Risorgi!».
Quindi qual è la nuova frontiera del nazionalismo? La risposta è semplice: il tricolore e la mascherina patriottica. Era l’8 aprile quando in Parlamento la compagine di Fratelli D’Italia capitanata da Giorgia Meloni, si presentava unificata con il tricolore sul viso. Da quel momento è partita la gara ad accaparrarsi questo simbolo. Luigi Di Maio, ad ogni aiuto internazionale arrivato da nazioni sparse per il mondo, si è fatto vedere con il modello tricolore e anche in occasione della liberazione di Silvia Romano ad accoglierla, oltre alla famiglia e al Presidente del Consiglio Conte, nelle retrovie si è intravisto un Di Maio con la classica bandiera italiana a mo’ di mascherina.
Chi invece ha optato per un taglio più moderno, ma sempre con un richiamo al tricolore è Matteo Salvini. «In Parlamento a OLTRANZA, in nome vostro, giorno e notte» così recitava un post Instagram creato in occasione dell’occupazione del Senato da parte della Lega il 29 aprile. L’immagine collegata raffigurava un Salvini piuttosto elegante con una mascherina nera, ma con l’immancabile striscia tricolore. «Lo scopo è rappresentare un universo simbolico di riferimento, quindi questi oggetti, tricolori o una neri sono un chiaro messaggio teso a rafforzare un posizionamento per il proprio elettorato e per il proprio “zoccolo duro” di riferimento» spiega Sorice.
La mascherina è stata anche usata per altri tipi di messaggi politici e Laura Boldrini, promotrice della campagna #datecivoce, che ha raccolto anche l’adesione di Emma Bonino, ne è l’esempio. Il movimento social nato contro l’assenza di donne nella task force nominata dal governo, invitava chiunque volesse farne parte, a scriversi l’hashtag della campagna sul volto.
Questa nuova frontiera della comunicazione durerà a lungo, ma non solo la politica ne ha fatto uso. Ad esempio, le ricerche sul web delle mascherine brandizzate con i loghi delle squadre della Serie A sono in aumento e per chi è in astinenza dal calcio, potrebbero rappresentare una soluzione. Il Genoa con molto probabilità, lancerà la sua produzione di mascherine e anche la Roma sta studiando sul piano commerciale, la possibilità di regalare ai prossimi abbonati una mascherina del tifoso da indossare allo stadio durante le partite. Anche nelle leghe più basse, c’è chi come il Modena Calcio, le ha regalate ai suoi 5.444 abbonati per la stagione in corso. Intanto, la Guardia di Finanza ha scoperto un carico di 140mila mascherine contraffatte con i loghi dei club di serie A destinate alla vendita.
Il Covid-19 ha stravolto abitudini e stili di vita, ma alla luce di queste tendenze, ha modificato anche l’immagine della politica e non solo, facendo diventare le mascherine un nuovo potente mezzo comunicativo.