«Quando un uomo col fucile incontra un uomo con la pistola, quello con la pistola è un uomo morto» diceva Ramon, interpretato da Gian Maria Volonté, nel film per “Per un pugno di dollari”. Volonté non sapeva però, che se l’uomo con la pistola è Clint Eastwood non c’è storia, quello con il fucile non ha scampo.
«Ogni persona è il prodotto di ciò che ha visto»
Clint Eastwood
Clint Eastwood è il titolo di una canzone dei Gorillaz; è il nome fittizio che Martin McFly di “Ritorno al Futuro” usa quando torna nel vecchio West; è, secondo una leggenda metropolitana, il figlio dell’attore Stan Laurel; ma soprattutto, Clint Eastwood è una leggenda del cinema che oggi compie 90 anni.
«Stavamo girando la scena di una
mandria di bovini lanciati in una corsa impazzita: io cavalcavo in mezzo a
tremila mucche, la polvere volava ovunque e l’effetto era davvero
straordinario. Sono andato dal regista e gli ho detto: ‘Dammi una macchina da
presa. Là in mezzo c’è della roba stupenda che tu, stando fuori dalla calca,
non riesci a vedere’. Ma non se ne fece nulla». All’epoca Eastwood era il
giovane protagonista della serie televisiva “Rawhide”.
Sognava di seguire le orme del suo idolo, Gary Cooper, di cui aveva imparato a
imitare il modo di camminare. Eppure, già allora, sentiva di poter offrire di
più al cinema.
Quella parte della sua vita, oggi poco conosciuta, e quella Hollywood ormai
lontana nella memoria, è da poco riemersa grazie all’ultimo film di Tarantino,
“Once upon a Time in Hollywood”.
La fama però, non gli arrivò a Hollywood, ma in Italia, quando il regista
Sergio Leone gli fece vestire i panni del cowboy senza nome.
Con un poncho sgualcito, un cappello da damerino sul capo e un sigaro fra i
denti, Clint Eastwood, in sella a un mulo, entrava ufficialmente nella storia
del cinema, creando quella che il grande regista italiano stava cercando: una
maschera, oggi diventata iconica.
«Robert De Niro si butta nel film e nel ruolo assumendo la personalità del personaggio con la stessa naturalezza con cui uno potrebbe infilare un cappotto, mentre Clint Eastwood indossa un’armatura e abbassa la visiera con uno scatto rugginoso. Bobby, prima di tutto, è un attore. Clint, prima di tutto è un divo. Bobby soffre, Clint sbadiglia»
Sergio Leone
Il sodalizio con Leone portò alla nascita dei tre capitoli della trilogia del dollaro, tre pellicole, impreziosite dalla musica di Ennio Moricone, che hanno dato il via al fortunato filone degli spaghetti western.
Tornato negli Usa, Eastwood smise (non definitivamente) i panni del cowboy, ma non del duro, e indossò quelli del poliziotto; ripose la colt ottocentesca da western e si armò con una 44 magnum, «la pistola più potente del mondo”, dando vita a un altro celebre personaggio, l’ispettore Callaghan.
«È difficile lavorare su un set. Non puoi conoscere tutti. Ci sono cinquanta, a volte anche sessanta persone in giro… uno ti pettina, l’altro parla del tuo guardaroba, e tutti fanno pressione, ti fanno fretta mentre pensi: Dio, adesso devo andare davanti alla cinepresa e recitare»
Clint Eastwood
Furono numerosi i registi che lo diressero, tra loro Don Siegel, James Fargo e Ted Post, ma ad Eastwood il ruolo di solo attore era stretto e presto posò la pistola e impugnò la telecamera, per cimentarsi nel ruolo di regista.
«Ho visto ogni genere di set. Sono stato su set cinematografici in cui tutti avevano i nervi a fior di pelle. Ma se cominci a urlare, a mostrarti insofferente, a schizzare da una parte all’altra, dai l’impressione di insicurezza. E questa diventa contagiosa. Si trasmette agli attori che diventano nervosi, poi si diffonde tra le maestranze e anch’esse si fanno irritabili, e questo non ti facilita le cose. E se io non sono di buon umore, se non riesco a comunicare questo stato d’animo, posso aspettarmi che gli altri lavorino serenamente»
Clint Eastwood
È con la regia che Clint ha dato il meglio di sé, vincendo 4 premi Oscar, 2 per “Gli Spietati” e 2 per “Million Dollar Baby”. Con una regia asciutta e nello stesso tempo intima, Eastwood ha mostrato il suo vero io al pubblico, dimostrandosi coraggioso, affrontando temi spinosi come l’eutanasia in “Million Dollar Baby”, e il razzismo in “Gran Torino”; e in “Letters from Iwo Jima” ha mostrato la seconda guerra mondiale dal punto di vista dei nemici.
Come regista ha diretto molte stelle del cinema: Leonardo Di Caprio in “J Edgar”, Maryl Streep in “I ponti di Madison County”, Tommy Lee Jones in “Space Cowboy”, Breadly Cooper in “American Sniper”, Sean Penn in “Mystic River”. Gene Hackman, che Eastwood diresse nel capolavoro “Gli Spietati”, di lui disse: «Clint impartisce poche istruzioni ed è una cosa che apprezzo molto. La maggior parte delle istruzioni dei registi serve a soddisfare il loro amor proprio. Sono cose dette per le persone che li circondano, per far capire a tutti chi comanda».
«Le opinioni sono come le palle: ognuno ha le sue»
Clint Eastwood
Politicamente Clint non si è risparmiato, si descrive come un libertario, ed è iscritto al partito repubblicano dal 1951. Andando in controtendenza rispetto al resto di Hollywood, alle presidenziali del 2016, si schierò al fianco di Donald Trump, aggiungendo che, malgrado non si riconoscesse in tutte le uscite dell’allora candidato presidente, apprezzava il suo essere politicamente scorretto. È infatti contro il politically correct che l’artista si è più volte pronunciato. «Oggi siamo nel pieno della generazione “kiss-ass”, la generazione “pussy”: questo non si può dire, questo non si può fare, tutto è proibito. Altrimenti piovono accuse di razzismo». Ha anche più volte criticato l’ex presidente Obama, definendolo “il presidente che non c’è”.
«I vecchi sogni erano bei sogni, non si sono avverati, comunque li ho avuti»
Clint Eastwood nel film I Ponti di Madison County
Ora Clint ha 90 anni, il biondo del west ha messo i capelli bianchi da un pezzo, e gli occhi di ghiaccio sono oggi incorniciati dalle rughe del tempo, l’udito lo ha quasi abbandonato del tutto, eppure, tutti coloro che amano il cinema non possono che sperare che Eastwood, come l’uomo senza nome della trilogia del dollaro, non si fermi, ma continui il suo viaggio, regalandoci nuove storie con le sue pellicole.