«La Federcalcio ci ha lasciati soli, andiamo avanti con le nostre forze». Nonostante sia un’importante realtà tra le scuole calcio romane, per l’Urbetevere e il Direttore Generale Luca Ripa non è un periodo semplice: «Ci aspettiamo che la federazione dia un contributo maggiore alle società che si trovano nella nostra stessa situazione. Ha un elevatissimo numero di iscritti, ma gli uffici federali sono rimasti chiusi, non sapevamo a chi rivolgerci in una situazione complicata come quella che viviamo».
La Serie A è pronta a ripartire, ma nel calcio dilettantistico gli introiti sono distanti anni luce da quelli delle serie maggiori. «Non è arrivato alcun contributo economico e la sanificazione richiede costi ingenti, soprattutto per società senza scopo di lucro come la nostra. Gli organi competenti sono in una posizione difficile, per questo sarebbe stato meglio realizzare un progetto in termini territoriali, creando delle piccole commissioni di addetti ai lavori per pensare insieme ad una soluzione» .
Dopo l’interruzione per l’emergenza Covid-19 l’Urbetevere ha ricominciato gli allenamenti, nel rispetto delle normative: «Lavoriamo in maniera differente rispetto a prima. Abbiamo pensato ad un’attività ludico-motoria che non preveda in nessun modo il contrasto tra gli atleti. Queste esercitazioni possono simulare il gesto tecnico e riattivare il metabolismo aerobico, ma non possono restituire ciò che ti dà una vera partita. Servirà reinserire la competizione all’interno del calcio, perché è giusto rispettare anche il diritto allo sport oltre a quello alla salute. I bambini sono sono rimasti chiusi in casa per mesi, per loro è stato difficile. Noi abbiamo deciso di riaprire le attività per regalargli la possibilità di rivivere le attività sportive e sociali all’aria aperta».
Quando si parla di pallone in molti pensano alla Serie A, ma i campioni che osserviamo in televisione spesso iniziano in realtà come l’Urbetevere. «Mille passi cominciano sempre da uno», conclude il Direttore Generale: «Le nostre attività sono una base, da questa molti ragazzi approdano al professionismo. Il calcio non è solo la Serie A. Noi dobbiamo lavorare per chi arriverà ad alti livelli e soprattutto per coloro che non li raggiungeranno. È questa la nostra missione» .