«La verità è che siamo viziati dalla bellezza». È questo il motivo per cui molti pugliesi in un trullo non vedono nulla di così speciale, mentre per Jacques, Fabrizia e Nicolò è diventato casa e scommessa. Le antiche abitazioni cilindriche dai tetti conici coperti da pietre a secco, insieme alle masserie dal terreno rosso acceso, riempiono le zone rurali della Valle d’Itria, tra le provincie di Bari, Taranto e Brindisi. Un paesaggio in cui occhi abituati hanno smesso di trovare bellezza, ma nel quale questi ragazzi sentono l’esigenza di convivere e credere attraverso il loro progetto: “Masseria Cultura”.
La strada diventa sempre più stretta nelle campagne di Noci, nel Barese, e tra i contadini che salutano dal trattore con un cenno del capo le cime degli alberi disposti sui due lati arrivano a toccarsi, fino a chiudersi in una volta di foglie naturale. È uscendo da questo labirinto che Jacques ci aspetta e si presenta con l’accento milanese. Ha 27 anni e lo sguardo stanco dei palazzi e del grigio della città l’ha riportato nella sua terra d’origine, la Puglia. Da un anno ormai ha lasciato il nord per trasferirsi nella masseria insieme a Fabrizia e Nicolò, per dare una nuova vita e una missione diversa a questo terreno e ai trulli da cui è sempre stato affascinato. «Il nostro scopo è quello di consolidare nel territorio una nuova forma associativa del vivere una masseria per fini culturali, rivalutare questi spazi per creare un turismo culturale che sia destagionalizzato». La Puglia non è solo mare, sole e feste in spiaggia, offre una grande quantità di spazi inutilizzati da cui è possibile ripartire per creare qualcosa di nuovo, proprio come ha fatto questo gruppo di ragazzi.
“Cantina Cassano” si legge sul portone d’ingresso, inciso sulla pietra, nome dell’antica famiglia di nobili che utilizzava questo edificio per la produzione di vermut, esportato fino in Francia. «A maggio del 2019 abbiamo iniziato a lavorare per riadattare la masseria, così la vecchia mangiatoia è diventata una sala espositiva in cui le postazioni degli animali hanno preso la forma di comode sedute in tufo bianco da cui godersi le opere presenti nella galleria». Tavoli di legno, attrezzi, sculture e quadri in lavorazione accompagnano la passeggiata all’interno della struttura. E mentre i passi seguono le chianche lavorate a mano, i pavimenti tipici pugliesi, Jacques ci indica la postazione di Giulia, artista romana che si sta dedicando alla realizzazione di calchi in lattice di alcune trame presenti nella masseria. Come altri artisti ha risposto all’Open Call lanciata dall’associazione per le residenze artistiche. «Offriamo vitto e alloggio ad artisti per un periodo di tempo che può andare da due settimane ad un mese. L’opportunità di lasciarsi ispirare dall’architettura e dalla natura che li circonda per realizzare le proprie opere da esporre alla fine della residenza. Un modo per contribuire allo sviluppo delle attività sociali del territorio».
Questo mese insieme a Giulia c’è anche Edoardo, artista marchigiano che vive a Torino, intento ad affrescare la parete interna del trullo. «Non è sicuramente semplice, vista la forma», scherziamo insieme prima di lasciarlo ai toni e colori tipici del ‘600. «Voglio ricreare l’atmosfera di questo periodo, un’epoca che ha visto anche la massima diffusione di queste abitazioni in Puglia». Il complesso di trulli rappresenta la parte più antica della Masseria. «In totale sono 18 cupole, stiamo lavorando per renderle abitabili. Una residenza per turisti, soci e artisti nella quale poter vivere a pieno l’esperienza della tradizione pugliese». Alle spalle della trulleria l’orto biologico è accompagnato da un’opera realizzata da due architetti di Milano. «È un’insalata», scherza Jacques descrivendo una piattaforma realizzata unendo pezzi di marmo, di diversa forma e colore, che sono stati regalati da diversi artigiani della zona ai due ragazzi durante la loro residenza artistica.
«Il lockdown ci ha rallentanti, ma ci ha anche dato il tempo per sistemare tutto qui intorno», al riparo dal sole di metà luglio, Jacques racconta i loro progetti approfittando dell’ombra che la trulleria regala. «Vogliamo riprendere da dove abbiamo lasciato. Prima del Covid19 stavamo programmando una serie di laboratori artistici, workshop ed eventi culturali fatti da esposizioni, cibo e musica. Abbiamo tante idee e anche lo spazio giusto per realizzarle». “Masseria Cultura” è tutto questo, ma soprattutto la voglia di Jacques e degli altri ragazzi dell’associazione di dare una possibilità di riscatto a ciò che è stato abbandonato, di credere in un territorio che per molti non ha più nulla da offrire.