Stéphanie Frappart, 37 anni, arbitra.
«È importante chiamarla così enon arbitro donna, perché la lingua non è neutra ma contribuisce a formare il pensiero.» Ne è convinta Luisa Rizzitelli, presidente e fondatrice dell’Associazione Assist, che da 20 anni si batte contro le discriminazioni di genere nello sport.
Come quella volta, era il 2015, che Frappart arbitrava Dijon-Clement, partita di Ligue 2. A pochi minuti dal fischio d’inizio un giocatore le si avvicina: «Preferisce che la chiami Monsieur o Madame?» Lei, caustica, replica: «Fai tu, a cosa pensi che somigli di più?»
In cinque anni Frappart- originaria di Herblay, Francia settentrionale- ha macinato successi e infranto soffitti di cristallo, l’ultimo in ottobre. Ha diretto per la prima volta un match di Europa League, Leicester-Zorya.
Oggi, 2 dicembre, il suo fischietto scrive ancora la storia: arbitrerà Juventus-Dinamo Kiev. Un traguardo doppio, che segna l’esordio in Champions League e la prima volta di una donna ad arbitrare una squadra italiana di Serie A. Brava, Madame, è caduto anche questo muro.
«La storia di Frappart è fondamentale perché abbattei tabù e rappresenta un modello per le giovani atlete.» A parlare è sempre Rizzitelli. Secondo la presidente di Assist combattere ogni forma di violenza, anche nell’ambito sportivo, è l’elemento alla base di una piena parità di genere. Ne è convinta anche Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna, Associazione impegnata da anni contro la violenza di genere. E proprio dalla dedizione di Rizzitelli ed Ercoli alla parità di genere nasce il progetto SAVE (Sport Abuse and Violence Elimination), il primo servizio nazionale contro ogni forma di violenza nel mondo sportivo.
Ma Stéphanie Frappart, oltre a essere un simbolo di empowerment femminile, è anche una tecnica competente con alle spalle una lunga gavetta.
«Ho aperto alcune porte», ha dichiarato al giornale francese La Nouvelle République. Ed è vero. Inizia a giocare a calcio poco più che bambina, a dieci anni. Poi scopre cartellini e fischietto. Dopo una laurea in Scienze Motorie, Frappart inizia ad arbitrare in divisioni minori. Inanella un successo dopo l’altro: miglior arbitro femminile ai trofei UNFP nel 2014 e miglior arbitro dell’anno nel 2019, un riconoscimento fino a quel momento riservato solo agli uomini. Quando la UEFA decide di affidare a Frappart la direzione della Supercoppa europea, la partita tra Chelsea e Liverpool del 2019, l’arbitra balza agli onori delle cronache mondiali.
Non è stata la prima Frappart, l’hanno preceduta Nicole Petignat, svizzera, prima arbitra di un turno preliminare UEFA nel 2003. E poi la tedesca Bibiana Steinhaus, che fischia in Coppa di Germania nel 2008. Ancor prima di loro Nelly Viennot, pioniera, lavorava tra il 1996 e il 2007 sui campi delle ligues francesi.
«Quello di stasera è il debutto tecnico di un arbitro,» dice Luca Marelli, ex fischietto di Serie A e opinionista televisivo. «Non dobbiamo dimenticarlo, altrimenti la morbosità rischia di prevalere sulla tecnica», prosegue.
Stéphanie Frappart, 37 anni, donna. «Una che non ha mai mollato. Stasera dimostrerà che si può ricoprire qualsiasi ruolo, se si è competenti.»
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