Rossi capelli mossi portati sopra le spalle, grandi occhi incorniciati dal trucco in stile egizio, lineamenti androgini, macchina fotografica alla mano e sorriso beffardo. Così Daria Nicolodi apparve sul grande schermo nel ruolo della reporter Gianna Brezzi in “Profondo Rosso”, una delle pellicole più importanti del genere thriller.
Daria Nicolodi, all’epoca 21enne, aveva già alle spalle un curriculum di tutto rispetto: era stata diretta in opere teatrali e cinematografiche dai maestri Vito Molinari, Elio Petri e Carmelo Bene. Fu per questo motivo che il regista, e suo futuro marito, Dario Argento pensò le servisse un bagno di umiltà, e le fece girare la prima scena per ben 17 volte.
«La mia prima scena l’ho girata al teatro Carignano di Torino e dovevo semplicemente dire: “ho detto… che tipo di movimento” questa battuta Dario me l’ha fatta ripetere 17 volte, e io ero in totale paranoia. Non capivo come potessi dirla sempre in una nuova versione, insomma una battuta così breve è difficile dirla per 17 volte in modo diverso»
Il famoso regista dovette però ricredersi, non stava lavorando con una persona boriosa e piena di sé, ma con una professionista, e il sodalizio artistico tra i due durò più della loro relazione privata.
«Lui mi faceva la corte da tanto tempo, ma io non me ne accorgevo. Aveva un modo di farmi la corte in maniera così misteriosa… in pratica non ci provava. Parlavamo per ore, di cinema di Edgar Allan Poe, di Lovecraft, di tutte le cose che ci appassionavano. Poi ci salutavamo e andavamo via»
La giovane attrice riuscì a influenzare le scelte di Argento scegliendo il pezzo musicale che avrebbe dovuto accompagnare “Profondo Rosso”. Anche chi non ha visto il film conosce le note ansiogene e taglienti, composte e interpretate dai Goblin.
«Ho sentito una musica che era come un vento, tutto elettronico, e ho detto a Dario di prendere questi musicisti».
Quella non fu l’unica volta che l’artista si impose sul regista. Nel 1975 lo convinse a seguirla a Lisbona per partecipare alla celebrazione del primo anniversario della Rivoluzione dei Garofani, la sommossa non violenta che pose fine al lungo regime autoritario fondato da António Salazar, allora nelle mani di Marcelo Caetano.
Il suo nome non può però essere legato solo al maestro Argento. Daria Nicolodi partecipò a diversi sceneggiati per la televisione, lavorando con Rossano Brazzi, Nino Castelnuovo e Mariano Rigillo, e al film “La Venere d’Ille”, l’ultimo di Mario Bava, regista a cui l’attrice era molto affezionata.
«Io e Mario avevamo un rapporto di amicizia profondo e umano. Era gentile come un padrino di un racconto di fate. Wim Wenders dice che per fare il regista bisogna essere un po’ gangster, ecco, Dario lo è. Bava è l’opposto. Era un angelo»
Nel 1978 tornò a teatro assieme a Gigi Proietti in “La commedia di Gaetanaccio“. Lo spettacolo debuttò al Teatro Sistina ma venne soppresso poco dopo a causa dei contenuti troppo espliciti e scandalosi.
Daria Nicolodi non era però solo un’attrice, ma anche una sceneggiatrice. Non tutti sanno che i film “Suspiria” ed “Inferno”, altri due cult di Dario Argento, nacquero anche grazie alla sua penna. Molti all’epoca si accorsero che il regista si era allontanato dai thriller più credibili (in cui l’assassino è un essere umano), per affrontare tematiche come la magia e l’esoterismo, e non tutti apprezzarono. Fu Daria Nicolodi a introdurre elementi fiabeschi, ispirandosi ad Alice nel paese delle meraviglie, Biancaneva, Barbablù, Pinocchio, e alle storie che la nonna, Yvonne Loeb, le raccontava.
Partecipò alla scrittura di molte altre sceneggiature, ma non sempre le fu dato il giusto riconoscimento accreditandola alle pellicole nate dalle sue idee. Daria Nicolodi dovette infatti fare i conti con un mondo dello spettacolo poco inclusivo, e un ex partner ingombrante, ma ha affrontato ogni sfida con distacco, rivendicando la maternità di quello che era suo, mantenendo quella pacata gentilezza ed educazione che la qualificavano.
La figlia, Asia Argento, l’ha salutata con queste parole: “Riposa in pace mamma adorata. Ora puoi volare libera con il tuo grande spirito e non dovrai più̀ soffrire”.