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Esclusiva

Febbraio 4 2021
Conte rompe il silenzio e tenta di ricompattare il Movimento

Dopo due giorni di silenzio, Giuseppe Conte torna in una conferenza stampa lampo per invocare la nascita di un governo politico e riportare il Movimento 5 Stelle all’unità nella coalizione del centro-sinistra

«In queste ore qualcuno mi descrive come un ostacolo alla formazione del nuovo governo, evidentemente non mi conosce o è in mala fede», con queste parole il presidente del Consiglio uscente Giuseppe Conte ha rotto il silenzio mantenuto dal giorno delle sue dimissioni, il 26 gennaio, e si è presentato davanti a Palazzo Chigi per una dichiarazione alla stampa. «Desidero ringraziare il presidente Mattarella – ha esordito – è stato un prezioso interlocutore negli anni dei miei mandati sia per quanto riguarda i rapporti istituzionali che personali. Desidero ringraziare tutti gli amici della coalizione che hanno lealmente collaborato per realizzare il nostro progetto politico». Conte ha poi auspicato «un governo politico che sia solido e che abbia quella sufficiente coesione per poter operare scelte eminentemente politiche perché le urgenze del paese richiedono scelte politiche e non possono essere affidate a squadre di tecnici».

Con questa mossa in parte inaspettata il premier uscente Conte tende la mano all’ala sinistra e moderata del Movimento 5 Stelle, che nell’ultimo anno e mezzo è stata parte integrante e governativa del suo esecutivo. Lo fa in un’ora cruciale in cui il premier incaricato Mario Draghi si appresta a ricevere tutti i partiti politici per avviare una nuova fase di consultazioni, per capire chi sarà disposto a votare la fiducia ad un suo eventuale nuovo governo. Il nodo principale resta quello della posizione che assumerà il Movimento di Beppe Grillo quando i capigruppo e il capo politico Vito Crimi parleranno con Draghi. Sono in corso infatti telefonate e riunioni Zoom tra i parlamentari grillini, spaccati sulla posizione da assumere.

Nella giornata di ieri sono stati numerosi i tentativi del ministro della Cultura uscente Dario Franceschini e del segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti di convincere i 5 Stelle a entrare nella nuova maggioranza “istituzionale” per sostenere Draghi. La maggior parte dei parlamentari pentastellati continua a definirsi scettica all’idea di appoggiare un governo tecnico, ma resta forte il peso delle posizioni caute assunte dai ministri uscenti Federico D’Incà e Stefano Patuanelli, nonché dell’ex capo politico Luigi Di Maio. Le parole pacate e pacificatorie di Giuseppe Conte potrebbero infatti avere il ruolo di traghettare il Movimento verso maggiori assunzioni di responsabilità. Ne è la prova l’esultanza che sui social ha seguito all’intervento del premier uscente, a cominciare dai maggiori esponenti dell’alleanza giallo-rossa, quali Franceschini, Roberto Speranza e Loredana De Petris di LeU.

L’obiettivo sarà quello di mantenere viva la coalizione M5S-Pd-LeU in chiave europeista e anti-sovranista, come desiderato dalla direzione del segretario Zingaretti e dei suoi consiglieri fidati, artefici e sostenitori dell’alleanza anche nei giorni più difficili di rottura con Italia Viva di Matteo Renzi. Tra questi spicca Goffredo Bettini, volto del Pd extraparlamentare, regista indiscusso delle trame intricate che hanno retto per oltre un anno la coalizione che ha portato a sinistra il Movimento 5 Stelle. «Il discorso di Conte è stato sintetico ma denso di significati. Sereno, nobilmente costruttivo, in grado di mantenere e rafforzare la prospettiva unitaria del campo democratico» dice Bettini. «Ora ci sono tutte le condizioni per far nascere il nuovo governo, forte e politico, attorno al Presidente incaricato Mario Draghi. Noi ci saremo. Con le nostre idee, le nostre proposte e i nostri valori». Resta da capire fino a che punto lo zoccolo duro del Movimento sarà disposto a ricompattarsi con gli ex alleati di governo dopo le settimane di crisi. Crisi che ha logorato vincitori e vinti.