Dovevano essere 170 milioni. Le dosi distribuite da Covax, lo strumento per garantire accesso ai vaccini a paesi dal reddito medio/basso si fermano a circa 69 milioni.
«La via migliore per uscire da questa pandemia – afferma Henrietta Fore, direttrice esecutiva di Unicef – è una distribuzione globale ed equa dei vaccini attraverso il programma Covax. Ma le forniture scarseggiano».
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Il rallentamento delle consegne riporta all’attenzione il tema dell’equa condivisione dei vaccini con le nazioni in via di sviluppo. Quelle con più difficoltà nell’accesso a dosi e terapie per il contrasto al Covid.
«Le nazioni del G7 – continua Fore – e i membri dell’Unione europea potrebbero donare circa 153 milioni di dosi di vaccino, condividendo solo 20 per cento della loro offerta disponibile nei mesi di giugno, luglio e agosto. Potrebbero farlo, rispettando l’impegno di vaccinare la popolazione interna».
Guidato dall’Organizzazione mondiale della sanità, Unicef, Gavi e Cepi, Covax ha consegnato vaccini in 121 paesi con difficoltà di accesso alle cure contro il Covid.
La crisi indiana
Secondo l’Unicef, il ritardo è dovuto alle mancate consegne attese da parte del Serum Institute of India, il più grande produttore indiano di vaccini della famiglia Poonawalla. Un hub chiave per la distribuzione di farmaci ai paesi in via di sviluppo. A causa dell’impennata di nuovi casi che il subcontinente sta vivendo nelle ultime settimane, il governo guidato da Narendra Modi ha tagliato l’invio di dosi all’estero.
«Tra le conseguenze globali della situazione in India – continua Fore- c’è una forte riduzione dei vaccini a disposizione di Covax. L’impennata della domanda interna ha fatto sì che il programma non avesse accesso alle dosi destinate ai paesi a basso e medio reddito fino alla fine di maggio, cioè 140 milioni. È probabile che altre 50 milioni di dosi andranno perse a giugno. Questo, aggiunto al nazionalismo vaccinale, alla capacità di produzione limitata e alla mancanza di fondi, è il motivo per cui l’invio dei vaccini così in ritardo».
Secondo il Vaccine tracker dell’Unicef, l’India ha donato nove milioni di dosi a 45 paesi – molte di queste prodotte dal Serum Institute – prima che la nuova ondata di casi interni costringesse il governo indiano a imporre lo stop alle esportazioni. La Cina, da sola, ha inviato 14 milioni di dosi dei suoi preparati domestici a oltre cinquantaquattro paesi.
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