Quando una scuola di giornalismo riceve il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti l’aria si fa più tesa. Tutti puntuali e tirati a lucido. Nell’attesa qualcuno, per sdrammatizzare, mimando la voce di Fantozzi dice: “lei è un santo”. Poi arriva il Presidente.
“Assolutamente non datemi del lei. Solo il tu. Dare del tu non è mancanza di rispetto, è solo più semplice”.
Informale, scherzoso e naturale. Carlo Verna ha messo tutti proprio agio, e l’aria si è subito distesa.
“Voglio credere nelle scuole di giornalismo anzi, credo nelle scuole di giornalismo. Ma il tesserino che otterrete alla fine di questo ciclo è necessario ma non sufficiente per assicurarsi un posto di lavoro”. Il percorso non finisce, e Carlo Verna lo sa bene. All’età di 19 anni era già giornalista pubblicista, poi si è laureato in giurisprudenza presso l’università Federico II di Napoli e si è iscritto all’albo degli avvocati e dei procuratori legali. Il suo tragitto però non si è concluso li. Nel 1987, con il tesserino di giornalista professionista in tasca, entrava nel mondo del giornalismo.
“Se dobbiamo fare bene questo mestiere dobbiamo ricreare l’ambiente di lavoro. La redazione deve essere una bottega, dove tutti collaborano e ognuno impara dall’altro”. I suoi maestri sono stati Franco Ameri e Alfredo Provenzano, due grandi cronisti sportivi, e ha imparato la professione osservandoli mentre erano all’opera. “Ricordo quando mi fu chiesto di fare il radiocronista delle gare di nuoto, non avevo idea di come si facesse, era uno sport che non avevo mai coperto. Poi affiancando Alfredo, e ascoltando le sue dirette, ho capito come si faceva”.
Nella sua vita professionale, Carlo Verna ha lavorato anche al fianco di Giancarlo Siani, giornalista assassinato dalla camorra, e in questo incontro lo ha voluto ricordare. “Il suo amore per il giornalismo, e il suo desiderio di raccontare ogni aneddoto, deve essere un esempio per tutti coloro che vogliono fare questo mestiere”.
Ora però è il presidente dell’ordine, e le sue mansioni sono diverse. “Quando ti trovi in un ruolo come il mio ti svegli ogni mattina e ti chiedi come ti devi comportare per migliorare la realtà che presiedo”. Da come ha parlato, Carlo Verna ha bene individuato qual è il principale obiettivo da raggiungere: conservare e allargare i diritti dei giornalisti nel loro lavoro. “Non è possibile fare giornalismo sfruttando l’entusiasmo dei giovani, facendoli lavorare gratis. Se una realtà editoriale non ce la fa più e per sopravvivere deve far lavorare gratis i giovani, allora deve chiudere. Se non tuteliamo e garantiamo i diritti di chi esercita questo mestiere, la categoria soccomberebbe”.
Ripensando alla sua carriera, ha voluto ricordare un aneddoto avvenuto durante le olimpiadi di Sydney 2000. Faceva la cronaca rai per le gare di nuoto. Per i 200 misti era affiancato da Roberto Castagnetti, lo storico coach di Federica Pellegrini. Molto prima della fine della competizione, Castagnetti sancì la vittoria di Massimiliano Rosolini. “Lo guardai e scoppiammo a ridere”. Quella risata, genuina e ingenua, scoppiata durante la diretta e durata per tutti gli ultimi 50 metri della gara, è l’episodio rimasto indelebile nella sua memoria. Ricordandolo Verna, ha sorriso.