Si scarica un programma sul computer, si crea il proprio avatar e ci si scambiano le fedi, con la partecipazione a distanza di amici e parenti. Questa una delle nuove frontiere degli eventi virtuali, di cui il Metaverso è diventato un’icona. Una rete di mondi collaborativi e immersivi dove, illimitati utenti possono interagire, lavorare e partecipare a molte attività da casa.
Pranzi, allenamenti, concerti, giochi e, perché no, anche un matrimonio nel Metaverso.
Ogni utente può costruirsi una nuova vita con un personaggio (avatar) che rappresenta una persona vera. Sono stati tanti i matrimoni durante la pandemia da Covid 19 a essere trasmessi sulle piattaforme come Zoom, Microsoft o Skype. Alcune coppie, però, stanno decidendo di sugellare il proprio amore scambiandosi certificati digitali nel Metaverso. Quindi, c’è chi preferisce farsi trasportare in una realtà alternativa, meno concreta e alla portata di un click.
Nell’aprile del 2021, una coppia americana ha deciso di non scambiarsi le fedi durante la cerimonia dal vivo ma di farlo tramite smartphone. Si sono infatti inoltrati dei codici Nft, acronimo di ‘non-fungible token’: certificati che attestano la proprietà e l’unicità di un contenuto digitale. I token non fungibili si registrano in una blockchain e questo impedisce definitivamente lo scambio o la copia degli stessi. Una promessa di amore eterno che, però, si affida all’universo cibernetico.
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Attualmente, il matrimonio nel Metaverso non ha alcun valore legale ma qualcuno comincia a chiedersi quando e se tutto questo diverrà realtà in Italia. «Non credo che gli italiani rinuncerebbero mai alla cerimonia e a tutto ciò che fa parte della tradizione» commenta Davide Covello, di professione wedding planner. «In molti faticano ancora ad affidarsi a un professionista per organizzare il matrimonio perché, per abitudine, sono i familiari degli sposi a dover decidere tutto, fin nel minimo dettaglio. Oggi una cerimonia digitale non verrebbe presa sul serio, al più potrebbe essere vista come un modo per intrattenere gli ospiti».
Come per tutte le novità, deve trascorrere del tempo anche solo per abituarsi all’idea.
Eppure, la digitalizzazione del settore wedding è realtà già da tanto tempo, anche in Italia. «I wedding planner, a causa della pandemia, sono stati costretti a convertirsi al digitale: veniamo contattati tramite i social network, siamo social media manager delle nostre pagine come se fossero delle vetrine online, ci siamo abituati a svolgere il nostro lavoro anche in videochiamata».
Secondo Federconsumatori, nel 2020 circa il 90% dei matrimoni sono stati rimandati a causa della pandemia con un blocco generale del settore.
«Il 2020 ha purtroppo segnato un -87,3% di presenze ed un ancor più significativo -92,7% di fatturato rispetto ai dati dell’anno precedente, assestandosi pertanto a 35,5 milioni di fatturato generati da 226 mila presenze (rispetto agli oltre 486 milioni di fatturato e 1 milione 783 mila presenze del 2019)» ha riferito all’ANSA Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc (azienda che svolge attività di consulenza turistica e marketing territoriale) e direttore dell’Osservatorio italiano destination wedding tourism. In tanti sperano nella ripresa del settore per il 2022.
Davide Covello ha appena finito di organizzare un matrimonio in Abruzzo ma si è recato sul posto solo due volte in un anno di preparativi: dalla prova dell’abito da sposa alla scelta dei fiori, lui era collegato in videochiamata con Skype. Si decidevano le grafiche e i colori tramite e-mail. Gli sposi devono essere sempre seguiti dal professionista ma, oggi, ci sono diversi modi per essere presenti anche a distanza.
«Certo, alcune tappe nell’organizzazione di un matrimonio dovrebbero comunque svolgersi dal vivo» puntualizza, «il primo incontro tra il professionista e gli sposi è estremamente importante, questione di affinità. La figura del wedding planner è organizzativa ma richiede anche un lato artistico, emotivo che deve essere condiviso da chi ci assume».
Il matrimonio nel Metaverso potrebbe allora trasformarsi in un’entusiasmante sfida: «Sarebbe mio compito non far mancare nulla né nella cerimonia dal vivo né nella sua formula virtuale. Farei un briefing iniziale per capire le caratteristiche di entrambe le cerimonie ma cercherei di non duplicare nulla, le organizzerei in due modi completamente diversi. Opporsi al cambiamento non è sano, bisogna adattarsi alle novità. Potrebbero anche rivelarsi divertenti».