Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Febbraio 1 2022
Sessantaquattro anni di “Nel blu dipinto di blu”

Perché Domenico Modugno portò una rivoluzione sul palco dell’Ariston

Era il primo febbraio 1958 quando Domenico Modugno arrivava sul palco di Sanremo portando una delle canzoni più amate nella storia italiana e del festival: “Nel blu dipinto di blu (Volare)”.

La state canticchiando, non è così?

L’impatto e il successo di questa canzone sono innegabili, non solo a livello popolare. Modugno porta una vera e propria rivoluzione. Clicca sull’immagine sotto per scoprire perché.

Sessantaquattro anni di "Nel blu dipinto di blu"

Sanremo è sempre stata, per citare la lezione Ernesto Assante a Zeta, la fotografia di ciò che accadeva in quegli anni. L’Italia degli anni cinquanta era molto conservatrice. I temi più comuni delle canzoni erano l’amore (ma ovviamente non il sesso), le mamma (“… solo per te la mia canzone vola”), i fiori (“… grazie dei fiori, fra tutti gli altri li ho riconosciuti”). Domenico Modugno arriva a Sanremo e porta il testo di una visione: “mi dipingevo le mani e la faccia di blu”. Modugno canta un sogno, una sensazione di estasi, un volo nel blu.

Cambiano anche gli stili della performance. Fino a quel momento le esibizioni erano molto composte, i cantanti rimanevano fermi davanti alla stecca del microfono, impauriti di uscire dall’inquadratura del nuovo strumento in circolazione: la televisione.

Modugno è tutt’altro che fermo, si agita, apre le braccia, interpreta a tal punto che sembra davvero che, da un momento all’altro, lui possa volare.

Leggi anche: Ernesto Assante, la musica di oggi e il nuovo gap generazionale