Era il primo febbraio 1958 quando Domenico Modugno arrivava sul palco di Sanremo portando una delle canzoni più amate nella storia italiana e del festival: “Nel blu dipinto di blu (Volare)”.
La state canticchiando, non è così?
L’impatto e il successo di questa canzone sono innegabili, non solo a livello popolare. Modugno porta una vera e propria rivoluzione. Clicca sull’immagine sotto per scoprire perché.
Sanremo è sempre stata, per citare la lezione Ernesto Assante a Zeta, la fotografia di ciò che accadeva in quegli anni. L’Italia degli anni cinquanta era molto conservatrice. I temi più comuni delle canzoni erano l’amore (ma ovviamente non il sesso), le mamma (“… solo per te la mia canzone vola”), i fiori (“… grazie dei fiori, fra tutti gli altri li ho riconosciuti”). Domenico Modugno arriva a Sanremo e porta il testo di una visione: “mi dipingevo le mani e la faccia di blu”. Modugno canta un sogno, una sensazione di estasi, un volo nel blu.
Cambiano anche gli stili della performance. Fino a quel momento le esibizioni erano molto composte, i cantanti rimanevano fermi davanti alla stecca del microfono, impauriti di uscire dall’inquadratura del nuovo strumento in circolazione: la televisione.
Modugno è tutt’altro che fermo, si agita, apre le braccia, interpreta a tal punto che sembra davvero che, da un momento all’altro, lui possa volare.
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