«Stefania e Amos si sono qualificati per queste Olimpiadi non per fare le comparse, ma per essere protagonisti. E in questa settimana lo sono diventati in maniera assoluta e inaspettata». Alessandro Zisa, presidente del Curling Club Dolomiti e allenatore della nazionale femminile, è ancora emozionato davanti al grande successo che martedì 8 febbraio ha portato Stefania Constantini e Amos Mosaner sul primo gradino del podio nel doppio misto di curling, per la prima volta disciplina olimpica a Pechino 2022. Dieci vittorie consecutive che hanno mandato a casa big come Regno Unito, Svizzera, Stati Uniti, Canada e Svezia, arrivata terza. Due ragazzi che hanno strappato la medaglia d’oro dalle mani dei norvegesi Kristin Skaslien e Magnus Nedregotten per 8-5, dopo un iniziale vantaggio del duo scandinavo. Ed infine, la consacrazione dell’Italia nell’olimpo degli sport sul ghiaccio. Sembra la trama di un sogno meraviglioso dal quale non ci si vorrebbe svegliare mai e invece è la pura realtà, di cui Stefania e Amos sono i protagonisti assoluti che hanno riscritto il finale della storia del curling.
Tale padre, tale figlio
«Sono due ragazzi umili e seri, che sanno quanti sacrifici ci vogliono per arrivare in alto» commenta con orgoglio Adolfo Mosaner che, prima di diventare un ice maker e preparare le piste di ghiaccio del palazzetto di Cembra Lisignago (Trento), ha allenato la nazionale juniores di curling e ha trasmesso al figlio 26enne la passione per il “gioco degli scacchi sul ghiaccio”. L’amore di Amos per questo sport nasce quando, sin da bambino, seguiva il padre agli allenamenti della squadra maschile di Cembra e si metteva a giocare a bordo pista. Una passione che si sovrappone a quella per altri sport come il calcio e il ciclismo. Se ha pedalato a livello agonistico per alcuni anni, ciò che l’ha fatto tornare sulla pista del palazzetto di Cembra non è solo l’impossibilità di conciliare due sport così impegnativi, ma probabilmente anche la voglia di seguire le orme paterne, che nel 2017 l’ha portato ad entrare nell’Aeronautica Militare e a fare del curling una professione a tutti gli effetti: «forse avrà pensato che, dedicandosi al curling, mi avrebbe reso felice. Ma l’ho sempre lasciato libero di decidere e di questo non abbiamo mai parlato apertamente, è solo una mia impressione».
Una delle certezze che Adolfo ha riguardo suo figlio è che, pur essendo una persona con un carattere chiuso e di poche parole, quando si impegna a fare una cosa la porta fino in fondo: in qualsiasi sport, che sia per hobby o a livello agonistico, lui gioca solo per vincere. Ma se perde contro chi ha vinto onestamente, sa accettare la sconfitta in maniera sportiva perché viene stimolato a superare sé stesso nella prossima sfida.
La punta della piramide (della nazionale femminile)
«Stefania gioca nel nostro club da quando aveva 8 anni e si è avvicinata al curling per puro caso. Un giorno ha accompagnato una sua compagna di classe che voleva provare per curiosità, ma alla fine è rimasta lei, non la sua amica». Mentre ricorda il primo momento in cui l’ha incontrata, Alessandro esalta le doti che hanno permesso a Stefania, nata a Pieve di Cadore (Belluno) 22 anni fa e ampezzana di adozione, di diventare la skip della nazionale femminile con le Fiamme Oro e di creare un connubio perfetto con il suo compagno di squadra: molto partecipe, attenta, curiosa e minuziosa. Ma il suo punto di forza è soprattutto la capacità di concentrazione durante la gara, una dote fondamentale per il ruolo che ricopre perché da lei dipendono le sorti della partita.
Durante queste Olimpiadi, la precisione “chirurgica” e il sangue freddo di Stefania, da un lato, e l’attitudine sanguigna di Amos sul campo, dall’altro, sono stati fondamentali per portare a casa una vittoria così schiacciante perché i due atleti hanno dimostrato di compensarsi non solo a livello di tecnica, ma soprattutto dal punto di vista caratteriale. «Quando Amos è andato in difficoltà, Stefania lo ha aiutato a stemperare la tensione e lui, invece, l’ha spronata quando si è trovata sotto pressione» confida Alessandro, che nel frattempo già pensa al prossimo obiettivo da raggiungere: le Olimpiadi di Milano – Cortina 2026.
«Go big or go home»
Gli atleti di curling non si fermano mai e affrontano un allenamento molto duro. Nel periodo estivo dedicano gran parte del lavoro alla preparazione muscolare, con una media di sei allenamenti a settimana sia sul ghiaccio che in palestra. Nei weekend, partecipano ai campionati italiani e ai tornei di preparazione all’estero, in vista di grandi appuntamenti come il mondiale e le Olimpiadi. Eventi per i quali i loro tecnici Claudio Pescia e Andrea Cardone hanno già stilato un programma specifico da seguire nei prossimi quattro anni, quando l’Italia ospiterà i prossimi giochi olimpici. Su questo, Alessandro Zisa non ha dubbi: «noi puntiamo non ad una qualificazione di diritto, ma ad una qualificazione di qualità, frutto del grande impegno e della passione che ci mettono i nostri ragazzi».