A Cargese, piccolo comune di appena mille anime della Corsica meridionale, migliaia di persone venerdì 25 marzo si sono riversate lungo le strade, avvolte in un silenzio surreale infranto solamente dal din dòn a lutto delle campane. La morte del militante indipendentista còrso Yvan Colonna ha scosso l’anima di un’intera isola. Un tripudio di bandiere con la Testa Mora e le note del canto religioso Dio vi Salvi Regina hanno accompagnato nel primo pomeriggio l’ingresso del feretro nella chiesa latina di Santa Maria Assunta.
Il 2 marzo scorso Colonna era stato aggredito nella palestra all’interno del carcere di Arles dove stava scontando l’ergastolo per l’omicidio del prefetto francese Claude Érignac, freddato con tre colpi di pistola il 6 febbraio 1998 ad Ajaccio mentre stava andando a teatro. Pur professandosi estraneo ai fatti, Colonna non ha mai rinnegato la sua devozione alla causa indipendentista: assassino per le autorità statali, martire per il popolo còrso. Lo hanno trovato per terra, privo di coscienza, dopo essere stato picchiato per dieci minuti, strangolato e soffocato con un sacco della spazzatura. Trasferito prima all’ospedale locale e poi a Marsiglia, è deceduto il 21 marzo.
L’aggressore si chiama Franck Elong Abé ed è un jihadista camerunense condannato nel 2016 a nove anni di reclusione. Si occupava della manutenzione della palestra. Durante l’interrogatorio ha spiegato di aver aggredito il compagno di carcere per punire le sue parole blasfeme contro Maometto. Colonna era sottoposto a un regime di sorveglianza speciale per il quale gli è stato più volte negato il trasferimento in un istituto penitenziario vicino casa. Un aspetto della vicenda che ha fatto infuriare i suoi conterranei.
Tra il giorno dell’aggressione e quello della scomparsa, in tutta la Corsica si sono tenute manifestazioni al grido di «Statu francesu assassinu». Alle proteste nelle piazze sono seguiti gli scioperi nelle scuole superiori e nelle università. Inizialmente pacifiche, le proteste sono presto degenerate in una spirale di violenza. Sia ad Ajaccio che a Bastia, la gendarmeria ha fatto uso consistente di granate stordenti per rispondere al lancio di molotov.
I protagonisti degli scontri avvenuti davanti la prefettura nella settimana tra il 7 il 13 marzo sono stati proprio gli studenti: ragazzi e ragazze che nella maggior parte dei casi non erano neanche nati quando il prefetto Érignac venne assassinato. «Siamo una generazione particolare perché rispetto ai nostri genitori non abbiamo vissuto la stagione della lotta armata che ha infiammato l’isola a cavallo tra gli anni ’70 e ’80». A parlare è Mathieu Pompa, militante 21enne del partito politico autonomista Femu a Corsica.
Si tratta della formazione che alle elezioni regionali del 2021 ha ottenuto al secondo turno il 40,64% dei voti, conquistando la maggioranza assoluta dell’assemblea còrsa con 32 seggi su 63. «Il ritorno della violenza è qualcosa di inedito che personalmente non auspicavo. Spero che in futuro la nostra voce venga ascoltata senza dover ricorrere ulteriormente alla forza. È fondamentale avere una mobilitazione popolare pacifica fuori dalle istituzioni ma le soluzioni devono essere necessariamente trovate nelle negoziazioni politiche».
Appena un mese prima delle elezioni presidenziali, il ministro degli interni, Gérald Darmanin, il 16 marzo ha annunciato in un’intervista al giornale “Corse Matin” che il governo è pronto a offrire l’autonomia alla Corsica: «Siamo pronti a spingerci fin lì, ma dobbiamo discuterne. Prima di ogni possibile dialogo, un ritorno alla calma è la conditio sine qua non. Il presidente Macron è pronto ad aprire un fronte di dialogo che si protenderà nei prossimi cinque anni in caso di vittoria alle urne».
Un’apertura senza precedenti in 250 anni di storia che tra gli avversari di Macron ha suscitato un vespaio di polemiche. Marine Le Pen ha dichiarato inammissibile quanto accaduto: «Passiamo dall’assassinio di un prefetto alla promessa di autonomia, può esserci un messaggio più catastrofico?». Anche Éric Zemmour, candidato di Reconquete!, ha espresso tutta la sua contrarietà: «Sostengo l’identità fiera di una Corsica forte in una Francia forte».
Sviluppi concreti sancirebbero l’inizio di una nuova era. Darmanin, nel frattempo, in visita speciale sull’isola, il 18 marzo ha firmato un memorandum d’intesa con il presidente del Consiglio esecutivo della Corsica, nonché ex avvocato di Colonna, Gilles Simeoni, in cui è riconosciuta la promessa di un’evoluzione statutaria entro la fine dell’anno. Le trattative inizieranno ad aprile.
Mathieu, che parla a nome della sua generazione, ha le idee chiare: «Vogliamo essere finalmente padroni del nostro destino. L’autonomia sarebbe il mezzo per avere competenze che oggi neanche ci immaginiamo. Fiscalità, ambiente, cultura, sociale e lingua: è arrivato il momento di riconoscere al popolo còrso i diritti che gli spettano».