Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Marzo 23 2022
Crisi sovrapposte: i legami tra la guerra in Ucraina e il terrorismo islamico

Presentato alla Luiss Business School il volume curato da Andrea Casini e Andrea Manciulli “2001-2021. Vent’anni di guerra al terrore”

«Stiamo vivendo l’11 settembre tutti i giorni». Il presidente ucraino Zelensky non aveva ancora pronunciato questa frase quando Enrico Casini e Andrea Manciulli, fondatori del blog Europa Atlantica, hanno iniziato a raccogliere i saggi sulla lotta al terrorismo jihadista confluiti nel volume 2001-2021. Vent’anni di guerra al terrorismo, ma lo scoppio della guerra in Ucraina dimostra che l’Europa non può sottovalutare nessuna minaccia, neanche quando queste sembrano latenti. Una pubblicazione che gli autori hanno voluto rendere gratuita per aggiungere un pubblico che non si limitasse soltanto agli addetti ai lavori.

Crisi sovrapposte: i legami tra la guerra in Ucraina e il terrorismo islamico

Durante la presentazione alla Luiss Business School, moderata dalla direttrice della rivista Formiche Flavia Giacobbe, la conversazione vira rapidamente sulla crisi geopolitica creata dall’invasione dell’Ucraina, che come e più dell’11 settembre sta aprendo una nuova fase storica. La crisi va però inquadrata in un contesto più ampio a cui secondo gli ospiti intervenuti non si sta prestando la dovuta attenzione. È il direttore di Repubblica Maurizio Molinari a sottolineare le potenziali ripercussioni della crisi sullo scenario globale, riportando come il presidente francese Emmanuel Macron nei primi giorni del conflitto avesse interrogato i suoi consiglieri su cosa succederebbe nel caso in cui i russi decidessero di lasciare le loro postazioni in Siria e nel Nord Africa. Si tratta di due luoghi in cui il terrorismo islamico è ancora ben presente e potrebbe approfittare della crisi per dar vita ad una nuova ventata di attacchi. Il direttore Molinari ha dunque invitato i presenti, tra cui numerosi parlamentari, a tenere sempre presente la «sovrapposizione delle crisi, pensando a tutti coloro che potrebbero avvantaggiarsi dell’attuale scenario, come l’Iran sul nucleare o l’Arabia Saudita in Yemen».

Sulla stessa linea l’ex ministro Marco Minniti. «Non bisogna farsi ipnotizzare solo dalla crisi ucraina», ammonisce evocando l’incognita per ora rappresentata dalla Cina e le sue ben note mire su Taiwan. Ma anche rimanendo sul conflitto russo-ucraino va sempre considerato su uno scacchiere più ampio, perché «i russi potrebbero sfruttare le loro posizioni in Libia per chiudere i gasdotti anche lì e innescare un secondo flusso di profughi, stringendo l’Europa, non certo gli Stati Uniti, in una tenaglia energetica e umanitaria pesantissima».

Leggi anche: Trenta TikToker alla Casa Bianca: la chiamata Zoom col presidente

Una situazione di caos in cui le cellule terroristiche potrebbero trovare terreno fertile, specie in quelle aree dove la povertà acuisce i contrasti sociali. Per quanto riguarda il nostro Paese il sottosegretario con delega alla sicurezza Franco Gabrielli si dice tranquillo perché «i nostri apparati di sicurezza monitorano con attenzione tutti i potenziali pericoli», anche se le valutazioni su questi argomenti andranno fatte quando la crisi ucraina non sarà più nella sua fase acuta.

Continuare a parlare di terrorismo islamico è dunque fondamentale «perché è un problema presente in realtà geografiche molto vicine all’Italia» ha detto Enrico Casini a Zeta a margine della conferenza. «Anche per questo l’Europa deve dotarsi di una forza propria che le permetta di garantire la sicurezza dei suoi cittadini sia dentro sia fuori dai confini dell’Unione, insieme agli Stati Uniti». Un’iniziativa verso cui l’UE ha mosso i primi passi con l’approvazione del nuovo Strategic Compass che prevede l’organizzazione di una forza di intervento rapido da 5000 uomini.