“Da piccola era quello che avevo sempre desiderato, fare di questa passione un vero lavoro. Era la mia aspirazione” commenta Rachele Baldi, ventisette anni e portiere della Roma femminile, attualmente in prestito al Napoli fino a metà maggio. “Tutte le mie energie sono rivolte al calcio”, ma come tante altre ragazze sempre costrette ad avere un piano b per la loro vita, anche Rachele per paura di non riuscire a coronare il suo sogno si è laureata in scienze motorie con una specialistica in nutrizione. Grandi il sacrificio e la dedizione perché, come lei stessa dice, “Il calcio porta via la maggior parte della giornata, molte ragazze hanno dovuto smettere, non avendo le possibilità economiche. Quando ho iniziato io, si prendeva il rimborso spese che era solo di un centinaio di euro. O avevi una famiglia che ti supportava o diventava difficile.”
Dal 26 aprile 2022, però, tutto cambia. Il calcio femminile diventa professionistico. Non più solo un gioco, un passatempo, un sogno , ma la vita vera. Non solo parità a livello monetario come gli uomini, ma tutele per quanto riguarda la maternità, i contributi pensionistici, gli infortuni e la sanità. “Non siamo mai state tranquille” afferma con voce determinata Rachele, ricordandosi di quando comprava due paia di guanti a inizio stagione, uno per la partita e uno per gli allenamenti “finché non vedevo i buchi non li cambiavo. Adesso invece li ho e, grazie alle sponsorizzazioni, posso sostituirli.”
Per la prossima stagione, a partire dal primo luglio, il format della serie A sarà di 10 squadre invece delle dodici attuali. Giulia Domenichetti, allenatrice del Napoli femminile racconta a Zeta che il suo obbiettivo più grande è quello di riuscire “a rimanere in serie A. Siamo in piena lotta di salvezza. Con questa retrocessione di togliere due squadre al campionato siamo in bilico, mancano due partite e lo stato di tensione è molto alto”
Il salario minimo per ogni calciatrice professionista sarà di 26.000 euro lordi a stagione. I club dovranno riconoscere i contributi previdenziali e quelli per il fondo carriera nonché versare l’Irpef, imposta sul reddito delle persone fisiche. Anche qui l’allenatrice del Napoli è sollevata: “Io ho quindici anni di carriera da giocatrice, ma è come se non avessi fatto niente tutta la vita dal punto di vista dei contributi. Queste condizioni miglioreranno la situazione attuale. Il sacrificio è tanto, ma ne è valsa la pena, è sempre lì la chiave”. Il contratto collettivo sarà siglato entro fine giugno.
Per iscriversi alla Serie A si dovrà versare una fideiussione di 80.000 euro e avere uno stadio che possa contare almeno 500 posti, i club diventeranno società per capitali ai sensi dell’articolo 91 della legge sul professionismo. Dopo anni di battaglie, saranno uguali le tutele riservate fino a qualche giorno fa ai soli uomini. Una svolta storica per tutti coloro che ci hanno sempre creduto, dalla nascita della federcalcio nel 1898 mai una donna aveva avuto accesso al professionismo.
“ Un passo importante, sicuramente si spera che in futuro si allarghi questa condizione anche alle categorie sotto, come la B. Il riconoscimento viene da molto lontano, siamo sempre state poco tutelate. Saranno anni di transizione perché veniamo da situazioni non troppo professionistiche anche a livello di allenamenti e strutture”. Al terminarsi della telefonata a Giulia Domenichetti appare nella mente l’immagine di un iceberg che rappresenta questa gioia tanto attesa “è grande la punta che emerge, le dieci squadre che faranno parte del campionato di serie A del prossimo anno saranno le sole realtà a cui verrà riconosciuto il professionismo” è una minima parte, ma da qui inizia una grande svolta in un mondo tutto al maschile.