Sul braccio destro di Paolo Banchero è impresso la skyline di Seattle, con Mount Rainier sullo sfondo. Ieri sera è stato scelto dagli Orlando Magic con la prima scelta al Draft NBA, la lega professionistica americana di pallacanestro. Prima di lui i Magic con la prima chiamata nel corso della loro storia avevano scelto leggende del gioco come Shaquille O’Neal, Chris Webber e Dwight Howard. La Città dello Smeraldo, questo il soprannome di Seattle, è sempre con lui. Come altri grandi ex campioni NBA, Jamaal Crawford e Nate Robisnson, anche loro originari di quella zona, “mettere sulla mappa” la città dello stato di Washington è una delle sue missioni. Prendendo spunto da questi sportivi, sotto quel tatuaggio compare il numero 206, il prefisso telefonico di Seattle. Il legame con la città è molto più forte di quello con l’Italia, nonostante si sia detto pronto a giocare con la Nazionale guidata da Gianmarco Pozzecco. “Voglio giocare per la nazionale italiana. Se non questa estate, sicuramente la prossima”: così si è espresso qualche giorno prima di diventare il secondo cittadino italiano, dopo Bargnani, a essere selezionato con la prima scelta.
Il cognome di origine ligure è stato ereditato dal bisnonno, ma i genitori, Rhonda Smith e Mario Banchero, sono americani. Entrambi hanno studiato alla Washington University. La madre detiene ancora il record di punti nella storia della scuola, il padre è stato un tight-end della squadra di football. Da ragazzo, Paolo era indeciso tra i due sport. “Avrebbe potuto essere uno dei migliori quarterback della sua età, ma alla fine ha prevalso la palla a spicchi”: ad assicurarlo è Mario. La madre è stata una presenza fortissima nella vita della prima scelta assoluta: era l’allenatrice della sua squadra AAU e non si faceva problemi a trovare ogni piccolo difetto nel gioco del ragazzo. Dopo le lacrime, alle cinque della mattina seguente partivano con la macchina e andavano a lavorare sul tiro, sul movimento di piedi e sulla condizione fisica. “Quando facevo qualcosa che non dovevo fare era la prima a farmelo notare. Era molto pignola, ma mi ha aiutato a sviluppare delle buone abitudini”
Dopo i quattro anni alla O’Dea High School dove al terzo anno si è laureato campione statale, Paolo Banchero ha scelto di lasciare casa sua e mettersi in gioco in uno dei più prestigiosi programmi cestistici degli Stati Uniti, alla Duke University, in Nord Carolina. Il colore dell’outfit scelto per il Draft è stato il viola, un omaggio alla scuola dove hanno studiato i suoi genitori:“Quando ho preferito Duke a WU (Washington University) in molti lo hanno preso come un affronto. Volevo fargli capire che mi dispiace”
Quando il Commissioner, Adam Silver, lo ha chiamato per primo sul palco il primo a essere stupito è stato proprio lui. “Non sapevo niente fino a dieci secondi prima della chiamata”. Nei taccuini degli scout era progettato come la terza scelta, dopo una campagna denigratoria che aveva raggiunto il suo apice durante il torneo NCAA dove i suoi Blue Devils sono stati eliminati dai Tar Heels di Nord Carolina. “Non sa difendere e il suo tiro da tre non è assolutamente pronto per la NBA” erano le accuse più frequenti. I Magic che avevano bisogno di un’ala con le sue caratteristiche fisiche e forte nella costruzione del tiro non si sono fatti spaventare da quello che veniva detto su di lui. Ai loro occhi questa scelta completa il processo di ricostruzione per tornare competitivi sperando che, oltre a Seattle, il numero 5 riesca a mettere anche la capitale della Florida sulla mappa cestistica americana.