Novecentocinquanta luci colorate si sono accese sotto gli sguardi rapiti dei presenti. Mentre nell’aria si spandevano melodie natalizie, il fianco del monte Ingino, a Gubbio, si vestiva dei panni che indossa ogni dicembre: quelli dell’albero di Natale più alto del mondo. Con una piccola modifica. La guerra e la crisi energetica che ne deriva non hanno scoraggiato il comitato “Albero di Natale più grande del mondo”, che si occupa dell’evento, ma li hanno spinti a trovare una soluzione che tenesse insieme risparmio elettrico e tradizione. Le luci verdi che compongono la sagoma dell’albero sono state sostituite con lampadine a led, una scelta all’insegna della sostenibilità che, però, era stata fatta ben prima dell’inizio della guerra.
«Il lavoro di trasformazione e passaggio al led è partito da circa quattro anni. Ora per il 90 per cento delle luci utilizzate sono a led. È un lavoro iniziato non soltanto per venire incontro alle difficoltà economiche ma anche per questioni di sostenibilità ambientale. Quest’anno c’è stato un processo di ottimizzazione di un progetto partito già da tempo». A raccontare la svolta green dell’impianto di illuminazione dell’albero di Gubbio è Federica Grandis, addetta stampa del Comune.
Per soddisfare il fabbisogno energetico sono necessari impianti che abbiano una potenza di 35 kilowatt e il consumo medio è di 11mila e 500 Kwh ogni anno. Il comitato, impegnato non solo a garantire alla città che il monte alle sue spalle, illuminandosi, accompagni l’arrivo del Natale, ma anche a salvaguardare l’ambiente, ha fatto installare sul tetto della sua sede un impianto fotovoltaico. I pannelli provvedono, durante l’anno, a generare una quantità di energia che copre una buona parte del fabbisogno di energia elettrica del sistema di illuminazione dell’albero.
Leggi anche: Prenda un cucchiaio di verde al giorno
Innovazione e sostenibilità ma anche tradizione. L’albero si accende a Gubbio fin dal 1981, quando un gruppo di volontari, gli “Alberaioli“, ha deciso di disseminare il percorso che porta alla basilica di Sant’Ubaldo di luci, dandogli la forma di abete. Dieci anni dopo l’opera, che copre una superficie pari a quella di 30 campi da calcio, è entrata nel Guinnes dei primati per essere il più grande albero di Natale al mondo. Nelle pieghe di questa tradizione pluridecennale si è costruito il senso di appartenenza, un sentimento che, a partire da quest’anno, si fa simbolo concreto. Gli Alberaioli hanno lanciato la campagna “adotta una luce”, iniziativa attraverso cui da una parte hanno potuto finanziare l’opera e, dall’altra, offrire agli eugubini e gli appassionati la possibilità di regalare a un proprio caro una luce. Una “social catena”, per dirla con parole di Leopardi, che concorre, insieme alla sostenibilità energetica, alla lotta ideale contro la guerra.
«In uno scenario internazionale tra i più complessi degli ultimi anni vogliamo unire i nostri intenti per lanciare un messaggio di pace dall’Umbria, cuore verde d’Italia, tramite il nostro Albero, frutto della genialità e della creatività degli eugubini», ha detto il sindaco di Gubbio, Filippo Stirati.