La tripletta di Mbappe che sarà il migliore del mondo, Messi che lo è già e vince la Coppa che ha sempre inseguito, le polemiche per la premiazione e l’influenza che ha colpito i giocatori francesi: il commento alla finale di Qatar 2022 tra Argentina e Francia di Aldo Serena, centravanti della Nazionale italiana bronzo al Mondiale 1990, che in carriera ha vestito le maglie di Inter, Milan, Juve e Torino, vincendo 4 scudetti, una Coppa Uefa e una Intercontinentale, più il titolo di capocannoniere della Serie A 1989 nell’Inter dei record del Mister Trapattoni.
È stata la partita del XXI Secolo come Italia-Germania 4-3 lo fu del XX?
«Abbiamo ancora 78 anni davanti per dirlo. La Francia fino al 70esimo di fatto non ha giocato, forse anche per colpa del virus che ha colpito diversi giocatori prima della partita. Poi è diventata una partita bellissima, dai tanti volti, piena di quelle svolte che ti fanno innamorare del calcio».
Ha vinto la squadra che lo meritava?
«Secondo me nei singoli la Francia era la più forte di tutti, ma non è semplice vincere due volte di fila. L’Argentina ha messo in campo la tenacia, la malizia, la grinta e tutto il bagaglio di qualità sudamericane, oltre alla classe superiore di Messi e Di Maria. I giocatori argentini hanno dato il 110% mentre i francesi no. I bleues non hanno dato il massimo durante il torneo, non hanno mai fatto vedere un gioco corale, ma fu così anche quando vinsero 4 anni fa. L’idea di gioco è sempre quella di coprire gli spazi per poi dare sfogo alle qualità dei suoi campioni. Non c’è stato gioco di squadra».
I cambi della Francia che ha tolto Giroud e Dembele al 41′ hanno avuto impatto tattico e psicologico?
«Tattico sicuramente. Deschamps ha messo Mbappe in mezzo e la velocità di Marcus Thuram, figlio del campione del mondo 1998 Lilian, sull’esterno. Fossi stato uno dei due sostituiti me la sarei presa perché la differenza non è stata in quei 4 minuti prima della fine del primo tempo, anche se la Francia sembrava travolta. Dembele è rimasto sconsolato dopo il fallo da rigore che ha portato all’1-0 di Messi, ma Giroud stava facendo il suo. Fossi un allenatore non farei una cosa del genere nemmeno in quelle condizioni. È un’umiliazione. Neanche Mbappe aveva fatto nulla fino al gol».
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Messi è diventato il più grande di sempre?
«Io ho iniziato a giocare quando erano a fine carriera Rivera e Mazzola, poco prima avevano smesso Di Stefano e Pelé e tutti venivano descritti come campioni inarrivabili. Lo sguardo al passato ha sempre delle insidie, si rischia di andare nel romanticismo. Maradona è stato il migliore del suo tempo, Messi di questo, facendo capire che non era forte solo nel Barcellona e dimostrando le sue qualità alla sua nazione. Ma confrontare i due sarebbe come paragonare una Ferrari degli anni ‘60 a una di oggi. Nel calcio è cambiato tutto, dall’allenamento all’alimentazione».
Come giudica il gestaccio del portiere dell’Argentina Emiliano Martinez al momento della premiazione?
«Nel mondo della comunicazione che cambia non sfugge niente. Già nel quarto contro l’Olanda gli argentini avevano dato il peggio di sé nella gestione della partita e nell’esultanza polemica. È un modo di fare che poteva appartenere a 10 anni fa, quando non c’erano le telecamere dedicate. Il gesto di Martinez è stato volgare e visto da milioni di spettatori. Quando si vincono determinati trofei si deve fare anche un salto culturale, ma potrei citare anche le mani dietro le orecchie di Messi contro l’Olanda. Non sono gravi ma non è un bell’esempio».
Anche Messi è stato molto criticato per avere indossato la vestaglia dell’emiro Al-Thani (proprietario della squadra in cui giocano lui e Mbappe) durante la premiazione
«Noi della Juve quando vincemmo l’Intercontinentale nel 1985 ci scambiammo subito le maglie con l’Argentinos Junior e facemmo le foto con quelle degli avversari e oggi mi dispiace ancora. Credo sia un’imposizione a cui poteva dire di no. Altri hanno fatto cose del genere per soldi, ma poi c’è il senso di appartenenza dell’Argentina. Il gesto stona col sentire trasmesso dalla squadra e dai tifosi durante il torneo. Detto questo, vincere la Coppa era la cosa principale, per il resto stiamo parlando di un accessorio».
Al di là di questa coda, è stato il mondiale di Leo Messi?
«Il bello della finale è stato proprio il duello Messi-Mbappe. Un percorso affascinante nel quale Neymar, la terza stella del PSG, si è tirato fuori prima. È stato uno scontro tra due numeri 10 completamente diversi. Messi è tecnica e rapidità infinite e dimostra che anche i piccolini possono ambire a diventare i più forti di tutti. Mbappe è velocità, forza e potenza: diventerà il migliore al mondo».
E allora chiudiamo sul fenomeno del futuro: come ci si sente dopo aver fatto tripletta in finale del mondiale e averla persa lo stesso
«Mbappe ha già vinto un mondiale a 20 anni, ha il mondo in mano, è il giocatore più forte e si confronterà con Erling Halaand, numero 9 del Manchester City, che però gioca nella Norvegia e non avrà le stesse possibilità del francese».