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Esclusiva

Dicembre 22 2022
Zelensky a Washington, il primo viaggio dall’inizio della guerra

Il presidente ucraino ha parlato davanti al Congresso americano per chiedere nuove armi e sostegno agli alleati

«Non voglio un passaggio, voglio munizioni». È una delle frasi più iconiche pronunciate dal presidente ucraino, Volodymir Zelensky, subito dopo l’inizio dell’invasione russa, quando il governo degli Stati Uniti di Joe Biden si offrì di portarlo al sicuro fuori dall’Ucraina. Il presidente ha declinato, preferendo restare a Kiev da dove ha guidato il suo paese per oltre 300 giorni di guerra. Ieri quel «passaggio» per gli Stati Uniti lo ha preso da solo, uscendo per la prima volta dal territorio ucraino dall’inizio del conflitto, ma solo per andare a chiedere quelle munizioni di cui il suo esercito ha ancora un disperato bisogno.

La visita al fronte: nell’inferno di Bakhmut

Solo 24 ore prima di partire per gli Stati Uniti, Zelensky aveva dato prova di quel coraggio che i suoi concittadini stanno mostrando dal 24 febbraio. Il presidente ucraino si era recato a Bakhmut, nella regione di Donetsk, la città martoriata verso cui i russi stanno portando avanti l’offensiva più cruenta, dove non passa un’ora senza che si sentano esplosioni. Un gesto che è stato visto come una sfida diretta allo zar Vladimir Putin, che si è sempre tenuto ben lontano dalla linea del fronte. A Bakhmut, Zelensky ha premiato i soldati che da mesi resistono alla pioggia di artiglieria russa. Al termine della visita, i combattenti gli hanno consegnato una bandiera ucraina con le loro firme, invitandolo a portarla a Washington per ringraziare il presidente Joe Biden per l’enorme aiuto militare garantito al paese attaccato. Un dono che il presidente ucraino ha tenuto ben stretto sul volo che l’ha portato al di là dell’Atlantico.

Zelensky a Washington, il primo viaggio dall'inizio della guerra
La foto tra i difensori di Bakhmut
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Le onorificenze agli eroi
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La consegna della bandiera.

L’incontro alla Casa Bianca e il discorso al Congresso

Felpa verde e pantaloni militari, la tenuta da combattimento che non ha mai tolto dal 24 febbraio. Così Zelensky è sceso dall’aereo che, scortato dai caccia statunitensi, lo ha portato nella capitale americana. Il contrasto col completo elegante di Joe Biden è lampante: due mondi diversi di comandare. Nello studio ovale l’ospite parla a braccio in un inglese fluente. Biden si complimenta con quello che per la prestigiosa rivista Time – e per tanti altri – è l’uomo dell’anno e promette nuove armi e una «pace giusta». Sul tavolo il leader statunitense mette un pacchetto di forniture militari che prevede decine di migliaia di munizioni e, ciliegina sulla torta, una batteria di missili Patriot, il più avanzato sistema antiaereo dell’arsenale americano.

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L’arrivo alla Casa Bianca
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Zelensky consegna a Biden la croce del merito e l’onorificenza ricevuta dal capitano della brigata HIMARS a Bakhmut
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La conferenza stampa congiunta

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Durante la conferenza stampa Zelesnky è stato chiaro: «la pace giusta è quella che non prevede compromessi sulla libertà, la sovranità e l’integrità territoriale». Poi 25 minuti di appassionato e appassionante discorso al Congresso a cui Zelensky ha chiesto di approvare il pacchetto di aiuti da 45 miliardi di dollari proposto dal presidente Biden. «I vostri soldi non sono beneficenza, ma un investimento sulla democrazia e la sicurezza globale». Alcuni deputati Repubblicani non hanno partecipato, ma gli applausi sono arrivati da entrambi i lati dell’aula. Al termine del discorso, mentre in Congresso gli dedicava una standing ovation, Zelensky ha consegnato alla speaker della Camera Nancy Pelosi la bandiera affidatagli dai difensori di Bakhmut. Su Twitter la speaker ha accolto il dono con due parole che abbiamo imparato a conoscere: «Slava Ukarini».

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Il discorso al Congresso
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La consegna della bandiera con le firme dei soldati ucraini sul fronte di Bakhmut
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La standing ovation al termine del discorso