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Esclusiva

Gennaio 16 2023
«L’omertà è nata il giorno stesso della scomparsa di Emanuela»

Per il cinquantacinquesimo compleanno di Emanuela Orlandi il fratello Pietro ha organizzato un sit-in dopo l’apertura di una nuova indagine in Vaticano

Nessuno Stato, nemmeno la Chiesa, può giustificare la criminalitàVerità e giustizia per Emanuela Orlandi, questi sono gli striscioni appesi a Largo Giovanni XXIII a Roma. E poi ce n’è un altro, aperto solo a metà e mostrato solo per qualche secondo, con cui lo stesso Pietro Orlandi aveva annunciato la manifestazione sui profili social. Nell’immagine si vedono i volti di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco e dalla parte opposta la foto di Emanuela che suona il flauto. In basso campeggia la frase: “Il silenzio li ha resi complici”

«Ah, guarda adesso tutti i giornali sono tanto interessati a questa storia. Dove sono stati negli ultimi quarant’anni?», così i vari manifestanti si rivolgono ai numerosi giornalisti che circondano il fratello di Emanuela ritardando il suo arrivo al microfono da cui avrebbe dovuto tenere il suo discorso. Complice nell’apertura del caso e nel rinato interesse da parte dell’opinione pubblica anche la serie Netflix Vatican Girl, uscita sulla piattaforma il 20 settembre scorso, che ha rimesso in ordine i punti, svelando alcune registrazioni e dichiarazioni inedite.

Pietro con il microfono in mano ha ricordato le fatiche e la disperazione che la sua famiglia ha dovuto sopportare per anni e ha esordito ringraziando i presenti: «Questa cosa mi commuove. Sono sincero, perché abbiamo fatto altre manifestazioni però trovare questo affetto, questa solidarietà, dopo tutti questi anni mi commuove davvero».

Il luogo scelto per il sit-in, in fondo a via della Conciliazione, con la cupola di San Pietro sullo sfondo, si riempie di decine di persone che reggono lo stesso volantino che nel 1983 riempiva le strade di Roma, quello con il viso di Emanuela. Persone che applaudono, che chiedono giustizia, che in tutti questi anni non si sono mai arrese e sono cresciute con la storia della scomparsa di Emanuela Orlandi.

«Siamo qui per dare sostegno a Pietro e per gridare insieme a lui ‘Verità per Emanuela’, perché quarant’anni sono vergognosi. È una crudeltà», ha detto a Zeta Tiziana, una delle manifestanti scese in piazza, mentre alza il cartello con la scritta “Verità per Emanuela”.

La ragazza, cittadina vaticana, avrebbe compiuto 55 anni il 14 gennaio 2023. È lontano quel 22 giugno in cui Emanuela non è più tornata a casa dopo la lezione di musica. Quarant’anni in cui si sono susseguite indagini, varie piste seguite, chiamate da parte dei rapitori per un presunto ricatto, dossier e mezze frasi da parte del Vaticano.

«Mi auguro per questa famiglia che il Santo Padre abbia il coraggio della verità e metta una volta per tutte fine a questa storia. Perché la verità la merita questo Paese, questa famiglia, la merita la Chiesa». Così il legale della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, ha concluso l’appello lanciato al Vaticano a cui ha chiesto di essere ricevuta insieme a Pietro, il fratello di Emanuela. 

L’annuncio da parte del Vaticano dell’apertura delle indagini – per la prima volta, come ricorda Pietro Orlandi che torna una seconda volta al microfono – per molti è stato un segnale di apertura per la soluzione del caso. «Non è che può cambiare qualcosa, come fosse un atto divino, è che deve cambiare qualcosa. Perché il non cambiamento può nuocere davvero tanto alla Chiesa cattolica, perché è innegabile che la Chiesa sappia qualcosa e ci sono tanti fatti che provano questo», ha aggiunto. Sostenuto da parenti, amici e dall’affetto delle persone a Largo Giovanni XXIII, Pietro ha ripercorso le tappe delle indagini esterne e dei depistaggi, sottolineando anche il ruolo poco incisivo di Padre Georg e di Papa Francesco

«Io non posso dimenticare quello che è successo fino ad ora. La frase sullo striscione l’ho presa da Papa Francesco, quando durante un’udienza ha parlato della verità. A Papa Ratzinger ho scritto fino alla fine, sperando che avrebbe parlato ma invece è rimasto complice. Papa Francesco in questi dieci anni non ha espresso una parola, non ha voluto incontrarci, si è reso complice. Io mi rimangerò questa frase se lui aprirà quest’indagine al 100%, e non che la vicenda di Emanuela sia usata per giochi di potere o guerre interne». 

Pietro conclude con tono fermo e risoluto: «Tutto quello che stiamo facendo noi è una possibilità che gli stiamo dando per uscirne in maniera un po’ più pulita. L’omertà è nata il giorno stesso della scomparsa di Emanuela».

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