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Esclusiva

Gennaio 11 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Gennaio 12 2023
«Sono ancora numerose le piste da approfondire su Emanuela Orlandi»

Due vaticanisti commentano la riapertura del caso a 40 anni dalla scomparsa della ragazza

10 gennaio 2023: la magistratura vaticana riapre il caso di cronaca più noto d’Italia. Riapre. Eppure, secondo il vaticanista de La Stampa Giacomo Galeazzi, intervistato da Zeta, si tratterebbe invece di «aprire le indagini per la prima volta. Ho seguito la vicenda fin dall’inizio. Conosco la famiglia Orlandi. Non c’è mai stato nessun fascicolo sulla sparizione. Il Vaticano non aveva mai aperto un’indagine sulla sua scomparsa pur essendo una cittadina vaticana: questa è la reale notizia. È il primo segnale di svolta, di disponibilità di purificare la memoria di quella ragazza. Sono stato tradito da chi ho servito, dice Ercole Orlandi, il padre di Emanuela. La famiglia ha raccontato più volte di aver trovato un muro di gomma in Vaticano, ma ora Papa Francesco vuole la verità. Il reato è stato commesso nel territorio italiano ma riguarda il Vaticano: è lì che bisogna cercare».

Per Galeazzi è necessario valutare tutte le ipotesi possibili. «Cardinali, monsignori e laici: tra l’Italia e la Santa Sede c’è un numero ristretto di persone che sa qualcosa. Bisognerebbe sentire chi, per ufficio o perché residente in Vaticano, potrebbe essere legato alla vicenda: come, per esempio, l’attuale cardinale decano che aveva un ruolo all’epoca».

Sono diverse le storie susseguitesi negli anni che, secondo il vaticanista, devono essere approfondite. Prima di tutto il «denaro come ricatto» nei confronti del Vaticano ad opera di Enrico De Pedis, uno dei boss della Banda della Magliana: «nelle intercettazioni rese pubbliche di quest’ultimo si parla di un giro di abusi e di pedofilia in Vaticano». Poi lo scandalo Vatileaks e il suo legame con il pontificato di Ratzinger. “Non bisogna nemmeno dimenticare la testimonianza di Paolo Gabriele, maggiordomo di Benedetto XVI, che disse di aver visto un dossier sul caso ma di non aver avuto il coraggio di fotografarlo per non essere scoperto». E ovviamente la pista del terrorismo internazionale, legata all’attentato a Papa Giovanni II.

In fondo, forse è proprio lui, «l’unico Papa vicino ai fatti», dice a Zeta il vaticanista de Il Sole 24 ore Carlo Marroni. Karol Wojtyla venne colpito da un proiettile da Alì Agca – ex membro dei Lupi Grigi – il 13 maggio 1981, due anni prima della scomparsa di Emanuela. Trentatré anni dopo, Agca tornò a piazza San Pietro a lasciare dei fiori sulla tomba del Papa: è in questa occasione che i genitori di Emanuela pregarono che l’ex terrorista turco fosse interrogato, ma la procura di Roma respinse la richiesta della famiglia. «Non è mai stato trovato – oppure fu nascosto – un legame serio con i Lupi Grigi. Poi, nel 2012, anche il portavoce Vaticano, padre Federico Lombardi, ricostruì la vicenda ai giornalisti. Nel 2019, su spinta della famiglia, vennero aperte alcune tombe nel Camposanto teutonico, ma non emerse nulla. Oggi cosa si cerca? Dopo 40 anni un ipotetico dossier segreto, non ancora trovato, una cartellina con dei nomi, potrebbe dirci la verità».

Tutto ciò che non si può intendere, penetrare o spiegare chiaramente…che attrae o esercita un certo fascino: Treccani definisce così il ‘mistero’. Per Carlo Marroni è il fascino di questo caso che ha catturato l’attenzione di milioni di telespettatori con l’uscita della serie Netflix ‘Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi’.

«La serie tv si è soltanto infilata nelle reazioni dell’opinione pubblica, lasciando il mistero per cui possa esserci una connessione con il mondo ecclesiastico. C’è un possibile ‘non detto del Vaticano’? Le storie nascono per lasciare degli interrogativi. Una pressione mediatica per tenere alta l’attenzione pubblica sulla vicenda permette di non farla cadere nel dimenticatoio. Ha funzionato, se il Papa ha risvegliato le indagini».

Che cosa è accaduto ad Emanuela Orlandi? A Gennaio 2023 riparte l’ingranaggio di questa vicenda, voluto dalla famiglia e accolto dal promotore della giustizia Vaticana Alessandro Diddi: è l’inizio di un’altra storia.

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