«Questo posto è piccolo ed è bello avervi tutti così vicini» dice Ale dei Santi in un intermezzo tra una canzone e l’altra per poi sporgersi verso i fan emozionati, a meno di un metro da lui. L’ultima volta che li avevamo visti in tv, i Santi Francesi erano al Mediolanum Forum di Assago con il volto talmente sconvolto da sembrare inespressivo, coperti di coriandoli e circondati dagli altri concorrenti, ormai diventati amici. «I Santi Francesi!» – aveva urlato la presentatrice di XFactor 2022 Francesca Michielin – sono i vincitori della sedicesima edizione del talent.
A fine gennaio, il 26 e il 27, Alessandro De Angelis e Mario Francese hanno replicato lo show portandolo dai grandi palchi con migliaia di spettatori alla piccola realtà del quartiere Pigneto di Roma.
I bassi fanno vibrare la stanza e il torace sussulta nei pochi metri quadri della sala di Largo Venue. Mario e Alessandro sono tornati a toccare con le mani il pubblico e sembra proprio questa la loro dimensione. Accolgono i fan con intime poesie come “Vaniglia” e nuovi titoli dell’ultimo album “in fieri”.
Ad aspettarli ci sono ventenni che urlano «Mario, Mario, Mario», coppie che si si baciano sulle note dell’ukulele di Ale. «Avete voglia di ballare?» dice dal palco e anche chi era arrivato al concerto con la faccia imbronciata, trascinato controvoglia dal fidanzato o dalla fidanza, alla fine non è riuscito a resistere.
Il logo con la S grande al centro, le luci a neon rosso, viola e blu, una mano occupata dalla birra presa all’ingresso, l’altra si agita in aria per andare a tempo con “Giovani favolosi”, uno dei primi successi del gruppo.
«Daje Santi!» urla qualcuno tra il pubblico, i due ridono «daje Santi, dovevamo tornare a Roma» e rivelano, battuta dopo battuta, un rapporto particolare con la città, in cui si erano già esibiti anni fa partecipando all’evento Spaghetti Unplugged. Proprio a Roma è legato uno dei pezzi di “Tutti Manifesti”, album del 2019, che si intitola “Elena”, scritto «quando mi sono innamorato in 10 secondi come succede da quando sono piccolo» dice Alessandro.
Tra una canzone e l’altra, in pieno stile Santi, tirano fuori due bicchieri colmi di vino rosso: «questi sicuro finiscono rotti prima della fine». Per fortuna, niente cocci per terra, e la bevanda ha reso ancora più acceso l’innato humor del duo. «Il prossimo pesso… ehm… senti che ho detto. Il prossimo pezzo parla della noia che viene fuori a un certo punto nelle relazioni e di come curarla» e via con il beat pop e coinvolgente di “Medicine”.
L’incredibile voce di Alessandro cattura tutti con la cover di Creep, il pubblico canta e molti alzano in alto i telefoni per catturare quel momento da riguardare ancora e ancora una volta che lo show sarà finito.
È davanti a quel centinaio di fan e curiosi che i Santi Francesi tirano fuori tutta la loro personalità, non emersa a pieno sugli schermi televisivi e sui social media.
Alessandro prende un po’ in giro il compagno, per ringraziarlo, in realtà, dell’impegno dedicato all’organizzazione del tour. «Dai non guardatemi tutti» dice Mario con la voce di chi avrebbe voglia di nascondere la testa nella cassa della batteria di Daniel Fasano, che Ale non rinuncia a suonare per qualche minuto: «Scusate raga, è che la batteria è il mio strumento preferito quindi lo devo suonare a ogni concerto, migliorerò».
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La musica dei Santi è capace di creare uno spazio di segreta intimità, una dimensione in cui capirsi e avere uno scambio alla pari tra pubblico e cantanti, non esistono barriere. «Siamo in un salotto raga, siamo tutti insieme, siamo la stessa cosa».
Il momento più intenso arriva con “Il pagliaccio”. Fare musica per i Santi è «quasi sempre un modo per raccontare qualcosa non funziona di noi. Io, se siete d’accordo, verrei a eseguire il prossimo brano lì in mezzo a voi» annuncia Ale, sulle delicate note di pianoforte eseguite da Mario. Il cantante scende, e si dirige al centro con lo sguardo rivolto verso il basso, saluta tutti agitando imbarazzato le mani e con la testa bassa, come per nascondersi dagli occhi lucidi dei fan. Lì, quel mezzo metro che prima separava cantanti e pubblico, successo e ordinarietà, sparisce. I Santi sono in mezzo a noi, sono come noi, timidi, fragili. «Ci sediamo, che ne dite?». Tra le luci viola e i fari che accecano, ognuno trova la sua parte di spazio, mantenendo lo sguardo fisso sul centro della sala, tutti restano incantati da questi due giovani favolosi.