Un’Italia polarizzata e incapace di riconoscere le proprie contraddizioni è quella che emerge da giovedì 9 febbraio, quando sul palco del Festival della canzone italiana ad affiancare Amadeus è la campionessa di pallavolo Paola Egonu. È Twitter soprattutto a trascinare la discussione per giorni, dividendosi tra chi, senza filtri, ne critica l’aspetto, chi, come Francesco Giubilei – consigliere straordinario del ministro Sangiuliano – l’accusa di ingratitudine verso la nazione che [le] ha offerto molte possibilità», chi invece sottolinea come la sua presenza sul palco sia stata strumentalizzata proprio ai fini del discorso sul razzismo e poi inascoltata.
I quotidiani chiudono in fretta la questione, dando per lo più la parola a soggetti politici con la memoria corta: il caso più discusso è l’intervista sul Corriere della Sera al ministro Roberto Calderoli, condannato in primo grado, con pena sospesa, per diffamazione con aggravante razziale per un appellativo usato nel 2013 contro l’allora ministra del governo Letta Cecile Kyenge. «Se si parla di un Paese intero non si può lanciare un’accusa del genere. Può essere che l’atleta si sia imbattuta in qualche stupido che ha avuto nei suoi confronti un comportamento assolutamente da condannare», sono le sue parole sul Corriere.
Se sulle pagine delle principali testate la mattina del 10 febbraio ci fossero state anche interviste alla parte interessata, quella degli italiani neri o razzializzati, la prospettiva forse avrebbe rispecchiato di più ciò che sui social già da tempo – come sul profilo @colory.it – si cerca di mettere in chiaro: è il linguaggio a dover cambiare per riconoscere il razzismo in Italia e non è compito di Paola Egonu insegnare al pubblico a farlo.
«L’ultimo segnale di quanto in realtà ci sia del razzismo nella nostra società è che bisogna giustificare perché si chiama Paola Egonu, perché è lì come campionessa, ma che non è una questione nera», afferma a Zeta Josef Yemane di Black Lives Matter Roma. Il riferimento va, tra i primi esempi che si sono succeduti nell’arco di poche ore, anche alle parole pronunciate in radio, a Rtl 102.5, da Matteo Salvini a poche ore dal debutto di Egonu all’Ariston, quando il ministro si augurava che la grande sportiva non andasse «a fare una tirata al Festival sull’Italia Paese razzista, perché gli italiani possono avere tanti difetti ma non sono razzisti». Il modo in cui è stata introdotta Egonu in quanto co-conduttrice, secondo Yemane «già rende l’idea di come i media non siano assolutamente preparati. Non hanno un ragionamento».
La campionessa, che lo scorso ottobre pensava di lasciare la Nazionale di pallavolo perché stanca della retorica e delle accuse alla sua appartenenza alla maglia azzurra, sul palco dell’Ariston la rivendica con orgoglio. Sul tema dell’antirazzismo, prosegue Yemane, non sono infatti «dettagli figure come Paola Egonu o Sara Gama. È sempre interessante sapere che ci sono sorelle, fratelli, che poi sono italiani, che diventano capitani delle loro nazionali. È un dispiacere pensare che questo venga cancellato per la pericolosa abitudine di chiedersi se siano italiani o meno».
A questo proposito si esprime anche il collettivo D.E.I. Futuro Antirazzista che, contattato da Zeta dichiara attraverso le parole delle co-fondatrice Alessia Reyna: «Paola Egonu con il suo discorso ha toccato l’Italia, l’Italia che ama e per questo, giustamente, critica, ma mostra l’amore immenso per quello che è il suo Paese. Il suo discorso ha toccato sicuramente tutte le persone figli di persone straniere immigrate in Italia, un italianə di seconda e/o terza generazione si sarà sicuramente ritrovatə nel suo discorso. La crescita in una famiglia definita “diversa”, ma guardare ora quel termine con positività, poiché la multiculturalità non è altro che ricchezza.
Gli ostacoli, le difficoltà e le sconfitte ma anche tante sudate e meritate vittorie, in un percorso ancora in crescita, in cui non si smette mai di imparare. Paola ha mostrato umanità, umiltà ed ha dimostrato, non che ce ne fosse bisogno, di essere una vera italiana, orgogliosa della nostra bandiera tricolore, della maglia azzurra, e di tutto ciò che il nostro Paese rappresenta nel bene e nel male. Paola Egonu è una guerriera, e soprattutto un’alleata. Noi di D.E.I. siamo orgogliosə di lei, e la supporteremo sempre nel suo percorso sportivo, artistico e soprattutto umano».
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