«Le immagini colpiscono, tracciano un pezzo importante della storia d’Italia e della polizia». Così Lamberto Giannini, capo della polizia, direttore Generale della Pubblica Sicurezza all’evento “Al servizio del Paese. Frammenti di storia attraverso le immagini della Polizia di Stato” nella sala The Dome dell’università Luiss Guido Carli. L’incontro è finalizzato alla presentazione di una piattaforma digitale realizzata dalla Polizia di Stato in collaborazione con l’agenzia stampa Ansa. Una collezione di scatti conservati da Polizia Moderna e un archivio di video, foto e notizie dell’Ansa tracciano il passato della Polizia di Stato fino ad oggi. «I giovani devono vedere con gli occhi della fotografia quello che abbiamo visto noi. Il cadavere di Aldo Moro e, poi, quindi anche la mafia, l’arresto di Totò Riina. Con le immagini, i giovani rivivono la storia e le emozioni di quel tempo. Sono momenti vitali del nostro Paese e della sua cultura giuridica. È questo l’insegnamento che vogliamo trasmettere agli studenti, perché questo vale più di una lezione universitaria. Siamo orgogliosi e le foto sono una testimonianza». Con queste parole la professoressa Paola Severino, vice presidente dell’università Luiss Guido Carli, apre l’incontro.
Seguono i saluti di Giovanni Lo Storto, direttore generale della Luiss, che, trasportato dalle parole della Severino, si rivolge ancora una volta al mondo studentesco: «vogliamo fornirvi gli strumenti per formare il vostro futuro. Lo facciamo con valori fondamentali che vengono fuori spontaneamente dalle immagini».
Gianni Riotta, direttore del Master in giornalismo e comunicazione della Luiss, modera l’evento che «ripercorre la storia del nostro Paese. È commovente vedere come i volti si evolvono nelle foto, come cambiano i capelli, le espressioni in dieci anni. Si azzera la distanza tra l’informazione e il pubblico. Le informazioni della Polizia di Stato e le immagini dell’Ansa arrivano direttamente sul tablet, sullo smartphone. Si può essere al servizio del Paese in divisa, con un taccuino in mano, insegnando in aula. Ogni mestiere deve essere un servizio, un impegno per legarsi a qualcosa di più grande di noi». Conclude il direttore Riotta.
Da queste parole, Giannini riparte. «Un patrimonio fotografico dal 1949 è al servizio del Paese. Si riuniscono tre momenti della società: l’informazione, l’Ansa, l’istruzione, la Luiss e le forze dell’ordine, la polizia».
Luigi Contu, direttore dell’Ansa prosegue: «Con alcune differenze, il nostro lavoro assomiglia a quello delle forze dell’ordine. In tante foto c’è un poliziotto e, poi, dietro un giornalista. L’informazione, come la sicurezza, è fondamentale. È complesso entrare nella storia, ma il potere dell’immagine ti spinge ad approfondire la stessa storia».
Dopo il lancio della demo 1, il video che introduce il tema “la lotta al terrorismo”, Giannini commenta: «Sono momenti significativi. La foto del furgone dal quale scesero gli assassini del professore D’Antona, consulente del ministero del lavoro, vittima di un atto terroristico. Poi quella iconica della morte dell’agente Marino. Una bomba sganciata durante le manifestazioni, esplose e lo uccise».
Sullo stesso tema, intervengono gli artisti palermitani Ficarra e Picone e il Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza Renato Cortese che riassumono la demo 2, “l’impegno contro la mafia”. «Le immagini, più delle parole, restano impresse nella nostra mente. In quel periodo avevamo venti anni. C’erano persone come Renato che non faceva trattative, ma arrestava. Ci ricordiamo perfettamente dove eravamo, quando hanno ucciso Borsellino. Io ero ad una mostra – ricorda Picone. Io in un negozio – continua Ficarra. Le immagini aiutano a non dimenticare e a non fare un torto nei confronti dei nostri eroi».
Per Cortese «si tratta di un patrimonio artistico di un Paese colpito. Ricordo che ero un giovane funzionario che arrivava in Sicilia. Palermo era sotto scacco da Cosa nostra, l’organizzazione criminale. Presidenti di regione, parlamentari, sindaci, sacerdoti. Tutti uccisi. Le Stragi di Capaci e di via d’Amelio, poi quelle fuori dalla Sicilia, le bombe a Firenze e a Roma. Nel 2006 la cattura del capo di Cosa Nostra. La cattura di Bernardo Provenzano ha dato la possibilità di voltare pagina ai palermitani. Ficarra e Picone sono una testimonianza di quel periodo. La Sicilia è cambiata. Nel giorno della cattura, i palermitani sono usciti di casa e hanno raggiunto la questura per applaudire i poliziotti. È stata la prima volta».
Anche il professore Gaetano Quagliariello insiste sul ruolo delle forze dell’ordine che «godono di rispetto e di considerazione. Il loro lavoro, spesso, è ostacolato da chi crede di essere più avanti». Quagliarello riprende il pensiero del poeta Pier Paolo Pasolini che «ha sempre preferito le forze dell’ordine ai giovani ribelli. Se guardate queste foto riuscirete a capire il perché».
Sulla demo numero tre relativa al tema “la Polizia delle donne” interviene Corrado Pio De Luca, studente, vice presidente di Scienze politiche. «In 60 anni, le donne hanno scalato le posizioni nella Polizia di Stato, contribuendo allo sviluppo del Paese. Con la legge 1083 del 7 dicembre del 1959, si istituisce il corpo della Polizia femminile. Le donne entrano per la prima volta in Polizia. Rosa Scafa è la prima donna ad indossare la divisa. Adriana Cammi, dirigente della divisione Paesi della Questura di Cagliari, è la prima donna che guida il reparto mobile del capoluogo sardo. Segue Valeria Cangelosi, pilota di elicotteri, prima donna a capo di un reparto volo. Luisa Cavallo, dirigente con la passione per la subacquea è la prima donna in Italia e in Europa a divenire comandante del Centro Nautico e Sommozzatori di La Spezia.
Con l’ultima demo, la numero quattro sul tema “il valore dello sport” Valentina Vezzali – campionessa delle Fiamme oro, l’atleta donna che conquista più medaglie nella storia della scherma – conclude. «I valori che la polizia racchiude sono quelli dello sport. C’è il rispetto per l’avversario che non è un nemico. Nella scherma bisogna confrontarsi. Così il poliziotto lavora in mezzo alla gente. Quando ero bambina non esistevano i poliziotti ma lo sport che mi ha insegnato a puntare agli obiettivi in cui crediamo. Ricordo l’impegno di Don Antonio Coluccia che, nonostante fosse costretto a vivere sotto scorta, apre una palestra nelle periferie di Roma. Con lo sport, i giovani possono crescere. Negli anni ottanta ero l’unica sportiva della mia classe, perché prima lo sport era contrapposto allo studio. Oggi completa la formazione della persona. Sogno un’Italia più sportiva. Viva l’Italia, la polizia e viva lo sport.
La presentazione termina con le ultime parole del Capo della Polizia Giannini. «La diffusione di una cultura consapevole è il modo di fare sicurezza, di stare vicino ai giovani per spingerli a legarsi al Paese e ai suoi valori».
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