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Esclusiva

Febbraio 24 2023
Addio Maurizio Costanzo, fondatore del talk show italiano

Morto a 84 anni a Roma lo storico conduttore e autore televisivo, avanguardista dei format televisivi

«Maurizio Costanzo è stato l’arci-italiano». Queste poche parole, pronunciate da Francesco Caldarola, giornalista e capo autore di Agorà – il programma mattutino di Rai 3 – spiegano perchè l’annuncio della morte del celebre giornalista abbia in poco tempo sovvertito i programmi di giornata, scalzando dalle aperture di molti giornali italiani quella che doveva essere la notizia del giorno: l’anniversario della guerra in Ucraina.

Costanzo era nato a Roma nel 1938 e aveva iniziato la sua carriera giornalistica negli anni Cinquanta, lavorando a soli diciotto anni come cronista nel quotidiano romano Paese Sera. Ma è stato soprattutto in televisione che ha trovato il suo grande successo, diventando uno dei padri fondatori del talk show in Italia. Negli anni Ottanta e Novanta, Costanzo ha condotto alcuni dei programmi più seguiti della televisione italiana, tra cui Buona Domenica e Maurizio Costanzo Show. Di quest’ultimo in particolare «Costanzo è stato la parte show del talk, nel senso che era in grado di spettacolarizzare un genere – quello parlato – declinando la politica nel leggero, tenendo insieme alto e basso e incrociando diversi interessi. Il Costanzo Show, grazie alla bravura del conduttore, interpretava lo zeitgeist, lo “spirito del tempo”, del paese, mettendo insieme tutti. Lo guardavano gli intelligenti, o che si sentivano tali, lo guardava il pubblico popolare. Questa sua caratteristica, quella di tenere insieme l’alto col basso è stata una grande dote legata alla sua figura e alla sua professionalità. Altro punto di forza del Costanzo Show era saper stupire. “Fammi vedere che c’è stasera al Costanzo Show”, era una frase rituale in tante case», commenta Caldarola.

Lo stile diretto e coinvolgente di Costanzo, la sua capacità di creare empatia con gli ospiti e di saper affrontare i temi più delicati con garbo e sensibilità, lo hanno reso un punto di riferimento per milioni di telespettatori. «Il suo pubblico era quello generalista all’epoca molto compatto e di cui Costanzo riusciva a interpretare perfettamente lo spirito. Ormai quella audience non c’è più, è diventata frazionata e distratta».

Nel Maurizio Costanzo Show, pensato come un programma talmente tanto cucito addosso al conduttore da portarne anche il nome, ogni cosa raccontava un pezzo di Costanzo e, dunque, grazie alla sua “arci-italianità”, un pezzo della società. «Il Costanzo Show era Costanzo negli sgabelli, negli interventi col pubblico, nella sua postura immancabilmente di tre quarti con la cartelletta in mano, nella scenografia spoglia, nella sigla del grande pianista Franco Bracardi». È un’immagine ben impressa nella memoria collettiva quella di Bracardi vestito col frac bianco che entra sul palco da un lato andando incontro a Costanzo che avanza da quello opposto. I due si incontrano in mezzo, ognuno prende il suo posto e lo show comincia.

«Il “fenomeno Maurizio Costanzo Show” è irripetibile, perché legato a un periodo storico, gli anni Novanta e gli Anni Zero, e perché legato alla sua persona. Quel programma funzionava perché lo conduceva lui. È stato il late show italiano, adesso spesso copiamo le movenze e le pose di americani e inglesi, ma noi ce lo abbiamo avuto in casa ed è stato Maurizio Costanzo».

Nel suo saper interpretare lo spirito del tempo, «piaceva agli impegnati perché è stato un giornalista impegnato – anche vittima di attentati di mafia – piaceva al popolo perché aveva scritto Se telefonando», canzone del 1966 resa celeberrima da Mina e musicata da Ennio Morricone.

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In quel programma sono passati personaggi già celebri come Enzo Iachetti e Vittorio Gassman, altri che lo sarebbero diventati, come Vittorio Sgarbi, e altri che potevano essere considerati quantomeno inediti per il mezzo televisivo, come la diva del porno Cicciolina. Ma delle centinaia di puntate del Maurizio Costanzo Show andate in onda dal 1982 in avanti ce n’è una che secondo Francesco Caldarola condensa in sé lo spirito del programma ed è quella in cui il giornalista «riuscì a portare sul palco Carmelo Bene, artista geniale e provocatore, che disse “Io non esisto”. A quel punto dal pubblico si alzò Roberto D’Agostino e col suo modo di fare graffiante rispose: “Beh maestro ma se lei non esiste perché si tinge i capelli?”».

Nel 2022, in Smemorabilia. Catalogo sentimentale degli oggetti perduti (Mondadori), Maurizio Costanzo scriveva di sé e del suo talk show: «Faccio sempre più fatica a parlare di me, della mia vita. Soltanto di rado rivedo qualche mia trasmissione televisiva, e solo se sono proprio costretto: è una cosa che mi procura disagio. Perché in me subentra un arbitro severo che mi fa pensare: potevo fare questa altra domanda che non ho fatto, incalzare il tal ospite su quel particolare, e poi la televisione è come un’istantanea, e tale deve rimanere. Non ti metti a ritoccare un album di fotografie, e allo stesso modo non rimetto mano al mio album televisivo. Una puntata del “Maurizio Costanzo Show”, anche di quelle memorabili, resta un evento del momento, legato a quel preciso giorno di quel mese di quell’anno.»