«Prima di tutto vorrei sapere se il ministro Schillaci fuma» si domanda un romano in pensione, mentre gli amici seduti al bar introno a lui scoppiano in una fragorosa risata. Sul tavolo all’aperto un pacchetto di Marlboro rosse, un mazzo di chiavi e un quotidiano piegato in due. Ha letto da poco la notizia che in queste ore sta agitando i fumatori di tutta Italia: il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha annunciato una stretta senza precedenti. Si va verso il divieto alle sigarette, comprese quelle elettroniche, non solo all’interno dei locali pubblici, ma anche all’aperto. Non si potrà più fumare nei dehors, alle fermate degli autobus, nelle stazioni metro e ferroviarie e anche nei parchi, se sono presenti bambini o donne in gravidanza. Nei bar si potrà fumare ancora, ma solo se disporranno di un’area riservata ai fumatori.
«Noi veniamo qui a fare colazione col vento, con la pioggia, col gelo, solo perché qui stai all’aperto e puoi fumare. Se non fosse permesso anche il bar non avrebbe tutti questi clienti» prosegue, mentre il titolare del locale annuisce, poi sbotta: «io, per esempio, non ho neanche spazio per un’area fumatori, e se il provvedimento entrasse in vigore sarebbe l’ennesimo accanimento da parte dello Stato nei miei confronti, dopo tutte le tasse che pago». Un ragazzo diretto in università definisce “liberticida” la proposta del governo, mentre un liceale, in attesa del bus alla fermata, si domanda «dovrò mica tornare a fumare di nascosto nella mia stanza?».
Il divieto alle sigarette all’aperto annunciato dal ministro della salute prevede multe fino a 275 euro, come già in vigore per chi fuma nei locali al chiuso, con una riduzione del 50% se si paga entro 60 giorni. Inoltre, considerata l’equiparazione che si profila tra le sigarette tradizionali e quelle elettroniche, queste ultime saranno sottoposte agli stessi divieti di pubblicità già in vigore per le prime. Provvedimenti analoghi sono già in vigore in altri Paesi europei, nel senso di quanto indicato dall’OMS, con l’obiettivo, fissato per il 2025, di ridurre del 25% la mortalità precoce causata da malattie non trasmissibili, come il cancro ai polmoni.
Fin qui – eccezion fatta per la Svezia – molti dei provvedimenti relativi al fumo all’aperto sono stati adottati non tanto dai governi quanto dalle amministrazioni delle grandi città. Parigi, per esempio, ha vietato il fumo nei parchi da tre anni a questa parte. Lo stesso in Italia ha già fatto Milano, dove dal gennaio 2021, per ordinanza del sindaco Giuseppe Sala, è proibito fumare in prossimità di aree verdi, stazioni, cimiteri, stadi e oratori. Da molti anni, invece, nella maggior parte dei Paesi europei è vietato il fumo di tabacco nei locali pubblici.
Curioso il caso dei Paesi Bassi, dove nei coffee shop che caratterizzano la capitale, Amsterdam, è vietato fumare solo se alle “miscele aspirate” viene, per l’appunto, aggiunto del tabacco. Negli Stati Uniti sono in vigore norme molto severe, tanto nelle città quanto nei singolistati federali. Tra questi, la California dispone di divieti tra i più stringenti al mondo: è vietato fumare in spiaggia, nei campi sportivi, ma anche in strada se ci si trova in prossimità di un ufficio pubblico o nei college. In alcuni condomini è stato addirittura vietato il fumo all’interno delle abitazioni private.
Per il momento il provvedimento annunciato da Schillaci è solo una bozza, che dovrà essere discussa ed eventualmente approvata dai due rami del Parlamento, ma già anche nella maggioranza serpeggiano i primi malumori. Il vicepremier Matteo Salvini ha criticato su Twitter la proposta del ministro della Salute, soprattutto nella parte in cui vieta il fumo all’aperto delle e-cig. Il leader della Lega ha scritto: «Le sigarette elettroniche stanno aiutando tanta gente ad abbandonare quelle normali. Da ex fumatore che ha smesso 4 anni fa, il divieto di fumarle all’aperto appare esagerato. Voi che dite?». Per il momento, nessun commento da parte della premier Giorgia Meloni.
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