«La democrazia non è scontata, si deve sempre ricordare che bisogna battersi per difenderla», Menachem Gantz – consulente della comunicazione tra Italia e Israele e, per lunghi anni, corrispondente da Roma del principale quotidiano israeliano Yediot Aharonot – descrive con orgoglio i cittadini che da dodici settimane protestano contro la riforma della giustizia. Si tratta di un provvedimento che mira a ridimensionare i poteri della Corte Suprema a favore del governo. Oltre a consentire al Knesset di modificare le decisioni della Corte con la maggioranza semplice di 61 voti su 120, il provvedimento priverebbe la magistratura della supervisione delle leggi fondamentali. Infine i giudici del tribunale supremo israeliano, secondo la riforma della giustizia, sarebbero scelti con un maggiore intervento del governo, riducendo il potere del panel indipendente composto attualmente da figure politiche e magistrati.
Dopo una lunga attesa, il premier Benyamin Netanyahu ha dichiarato a fine giornata la sospensione della riforma fino a luglio affermando: «Non sono pronto a spaccare a metà la Nazione, non possiamo avere una guerra civile». Dopo settimane di manifestazioni spontanee e pacifiche, è stato il licenziamento del ministro della difesa a portare ad una protesta con decine di migliaia di cittadini che hanno bloccato le strade principali di Tel Aviv. Il ministro licenziato aveva affermato che la riforma avrebbe creato degli squilibri all’interno dell’esercito e chiesto una revisione del provvedimento. Anche il presidente israeliano Isaac Herzog ha esortato il governo a una più attenta valutazione della riforma scrivendo su twitter «Mi rivolgo al Primo Ministro, ai membri del governo… Gli occhi di tutto il mondo sono puntati su di voi. Questo non è un momento politico, questo è un momento in cui mostrare leadership e responsabilità». I sindacati e il settore privato si sono uniti allo sciopero affermando la necessità di bloccare la riforma. Dagli aeroporti alle università, e anche le ambasciate hanno chiuso in segno di protesta. «La gente ha bloccato la strada principale di Tel Aviv per diverse ore, è stata un’esplosione incontrollata, ma comunque non ci sono stati casi di violenza» continua Menachem Gantz.
La preoccupazione per le tensioni in Israele è arrivata agli Stati Uniti che hanno esortato i leader a scendere a compromessi per raggiungere un’intesa. Così il premier Netanyahu ha deciso di sospendere la seconda e la terza lettura della riforma alla Knesset, per svolgere un’analisi più approfondita e rivedere la riforma della giustizia nella prossima sessione parlamentare. «Netanyahu era già pronto a fermare la riforma, ma doveva trattare con i suoi alleati della destra estrema che lo sostengono. Tutta la giornata di lunedì è stata dedicata a mantenere la coalizione per non far cadere il governo. Lui aveva promesso ai suoi alleati che il processo di riforma sarebbe andato avanti fino a luglio, anche se il termine era stabilito per la fine di questa settimana. La richiesta del popolo è di cancellare questa riforma antidemocratica e fare un dialogo di larga intesa affinché si facciano delle riforme che non vadano a ledere i diritti umani.»