«Non ho letto niente, non ho guardato la tv, non ho voluto sapere cosa dicevano del mio film, mi sono protetta così», afferma in conferenza stampa Maïwenn, regista e protagonista del film di apertura del 76° Festival di Cannes, Jeanne du Barry.
Sovversiva e contro ogni convenzione, antifemminista e anti-MeToo, la regista francese Maïwenn ha un passato pesante, impossibile da ignorare quando si tratta del suo lavoro. È per questo che non stupisce la scelta di un soggetto come Jeanne du Barry e di un co-protagonista come Johnny Depp.
Da sempre criticata per la sua vita privata, per lo scandalo che fece la sua relazione da minorenne con il regista Luc Besson e per quell’atteggiamento iconoclasta che le ha attirato numerose ostilità nel mondo del cinema francese e internazionale, a Cannes sembra essere invece sempre benvenuta, invitata per la terza volta a presentare un suo film in anteprima, quest’anno come apertura Fuori Concorso.
Jeanne du Barry è la storia di un riscatto, la storia di una donna fuori dal suo tempo che con la sua libertà riesce a scalare la società francese settecentesca e diventare la Favorita del Re Luigi XV. Nella cultura popolare la si ricorda come una figura satellite di Maria Antonietta, presente anche nel cartone animato Lady Oscar, ma la parte più importante della sua storia avviene molti anni prima dei sovrani ghigliottinati, quando ancora Versailles era il centro della monarchia francese e lei, con il suo fascino, aveva conquistato spazio e attenzione a corte.
Maïween, da regista e protagonista, ha pensato per diciassette anni a come mettere in scena questa storia che parla anche di lei. Si riflette nel personaggio, mette in scena qualcosa che appartiene al suo vissuto, infatti brilla più da sola che accanto a Johnny Depp.
La scelta del “divo caduto” americano, che per la prima volta recita in francese, sembra rientrare in quel desiderio di scandalo che caratterizza la regista. Si rivela, tuttavia, la parte più convincente del film.
Depp torna ai personaggi silenziosi e fisici di trenta anni fa, lasciando parlare solo il corpo e la sua espressività. Prende sul serio la possibilità, forse l’unica e l’ultima, di tornare a calcare un red carpet internazionale e tentare il recupero della sua immagine, ormai distrutta a Hollywood, anche se – afferma – a Hollywood non ci pensa più.
«Tutti parlano di un mio grande ritorno, ma io non sono mai andato via», dichiara in conferenza dopo essersi presentato con oltre venti minuti di ritardo, forse per abitudine da star o forse per lasciare del vantaggio alle domande per la regista, prima di ritrovarsi al centro di decine di mani alzate.
Gran parte della stampa presente ha una sola domanda da fare, com’è trovarsi a Cannes dopo un periodo così difficile nella vita privata (il processo contro l’ex moglie Amber Heard è di solo un anno fa), ma Depp ha una sola risposta: «È un miracolo riuscire a fare un film a cui tieni davvero e questo lo è». Con tono pacato, quasi cercando con attenzione e cura ogni parola da pronunciare, non si sottrae alle curiosità ma resta ironico, sulla difensiva, e non si sbilancia cercando di riportare sempre l’attenzione su Jeanne du Barry e allontanarla da sé. Ancora una volta, dopo le standing ovation che l’hanno commosso la sera precedente in sala, viene salutato con calore anche dalla sala stampa, lo stesso calore che durante la cerimonia di apertura, ammette, l’ha spaventato e colto alla sprovvista.
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