«L’Italia è il paese che amo», diceva l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nello spot pubblicitario della sua discesa in campo. Un amore che, più di tutto, nella politica ha avuto il suo punto fermo. Dalla coalizione con Alleanza Nazionale fino alle intese siglate con le forze di opposizione, il Cavaliere ha gettato le basi in Parlamento per una trasformazione che, dal 1994, continua tutt’ora.
Era il 2013 quando Andrea Romano, esponente del Partito Democratico, veniva eletto tra le fila dei deputati. Proprio l’anno seguente, nel 2014, tra Berlusconi e Renzi, capi rispettivamente di Forza Italia e Pd, avveniva la firma del patto del Nazareno. «Il dialogo non era facile ma c’era», commenta Romano. «Da un lato c’è stato un conflitto politico anche molto esplicito. Però il Pd, rispetto a quello che era prima della sua fondazione nel 2007, penso abbia superato la demonizzazione del Cavaliere. Nel periodo precedente, la discesa in campo di Berlusconi aveva scatenato reazioni radicali, quasi settarie. Si aveva la sensazione di un qualcosa di alieno, di estraneo, che andasse combattuto con ogni mezzo».
Il futuro di Forza Italia
A creare un legame così forte tra gli elettori e il fondatore di Mediaset interveniva anche il ruolo centrale che lo stesso Cavaliere aveva all’interno del suo partito. Un’organizzazione creata quasi su immagine e misura del suo stesso presidente. «Berlusconi è sempre stato l’outsider della politica. Così è nata la sua esperienza politica e così ha avuto fine. Non si può però essere outsider per tutta la vita. Se nel 1994 il dire “non sono un politico, sono un imprenditore” funzionava, negli ultimi anni il messaggio iniziava a indebolirsi. Il limite di Forza Italia è che non si è mai davvero strutturata secondo un’organizzazione di partito. Ciò che andava bene per Mediaset e i suoi assetti, non valeva allo stesso modo per la politica. Per lo meno non per sempre».
È proprio il futuro di Forza Italia, con la scomparsa di Silvio Berlusconi, a essere ora in dubbio. Chi già la dà per scomparsa, come l’ex senatore di FI Giovanni Miccichè, o chi ne pensa la rinascita come l’ex ministro e sindaco di Imperia Claudio Scajola. «Forza Italia è scomparsa con l’addio di Silvio Berlusconi», commenta Andrea Romano. «Ci saranno certo lotte per la presidenza e tentativi di sopravvivenza. A scomparire non è però l’elettorato che ha la responsabilità di spartirsi tra le forze rimaste, che grazie a Berlusconi nel tempo sono mutate. Ecco, questo è un suo grande merito: aver normalizzato e moderato la destra italiana, ritagliandone le estremità e gli spigoli ed è questa la strada che Forza Italia spero percorra».