Barbie arriva sul grande schermo. Dopo mesi in cui le persone sui social hanno usato il filtro per ricreare il poster del film per sentirsi parte di Barbieland e hanno speculato sulla trama di cui è stato rivelato poco dai trailer, Barbie The Movie, diretto da Greta Gerwig, arriva nei cinema italiani dal 20 luglio.
Il rosa è il colore predominante della palette del lungometraggio, a cominciare dal logo della Warner Bros, la casa di produzione, il cui colore di sfondo non è il canonico blu. La tinta scelta per Barbieland contrasta con il grigio di Mattel, produttore della bambola, nel mondo reale. I due universi non restano separati a lungo, Barbie e Ken vistano Los Angeles e, tornando a casa, riportano persone e quello che hanno visto nel nuovo mondo con loro. Il film fa un buon lavoro nel non cercare di spiegare come Barbieland e la Terra siano collegati, contando sulla sospensione dell’incredulità dello spettatore. Si perde, invece, quando cerca di spiegare il legame tra bambola e bambina che ci gioca: nel film, non si vedono due bambole uguali, tuttavia, si può immaginare che nel mondo reale più bambine giochino con la stessa Barbie, tuttavia, questo non verrà analizzato.
Margot Robbie interpreta “Barbie stereotipo”, la tipica bambola bionda e magra a cui si pensa quando si immagina il giocattolo, e per questo non le viene data alcuna altra qualità, non è Presidente o scrittrice o dottoressa o avventurosa. Tuttavia, sono state prodotte Barbie bionde con lavori e attività e anche i film e le serie animati le hanno dato numerose occupazioni. Barbie The Movie fa numerosi riferimenti ai giocattoli prodotti da Mattel nel corso degli anni, ma ignora questo aspetto.
La pellicola non è un musical, ma include varie canzoni che non sono solo di accompagnamento, bensì importanti per portare avanti la narrazione: nella versione italiana, non sono state tradotte, ma sottotitolate, ma non tutte. Barbie The Movie non è un nuovo Toy Story, condivide con il secondo titolo il momento in cui una ragazzina diventa grande e smette di giocare con le bambole, ma i mondi sono ben separati e non è un segreto, almeno per i dirigenti Mattel, che Barbie sia viva.
Pur essendo un film su Barbie, intitolato Barbie, la pellicola lascia spazio a Ken, ma non alla loro storia d’amore che ha sempre caratterizzato altre produzioni su Barbie ma che è inesistente in questa versione. Il personaggio più sorprendente è stato il CEO di Mattel che pur vestendo di grigio, volendo rimettere Barbie nella scatola e volendo guadagnare, non è il vero nemico del film, come invece si poteva immaginare dai trailer, anzi, è disposto a rinunciare a un profitto per tutelare i sogni delle bambine e Barbie.
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Il film bilancia umorismo e tristezza, ha un messaggio profondo ed è esplicito sulla sua visione femminista, punta sul fattore nostalgia, gli spettatori in sala si divertiranno a riconoscere i vari giocattoli prodotti nel corso del tempo e magari ne troveranno anche qualcuno che loro stessi hanno posseduto in passato, così come si divertiranno a cogliere le numerose citazioni ad altri film. Sembra la formula perfetta per ottenere successo al botteghino e raccogliere commenti entusiasti, ma questo porta a sacrificare la trama. Il film si dilunga in sequenze che avrebbero potuto essere accorciate e corre nel finale, facendolo diventare inconcludente per Barbie e per Ken, perché nessuno dei loro problemi viene davvero risolto. L’ultima scena punta su una conclusione comica che sul momento diverte, ma lascia lo spettatore uscito dalla sala a speculare su che cosa succeda dopo, su come i personaggi intendano raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati e su che cosa sia, quindi, davvero cambiato nel mondo degli umani della pellicola rispetto all’inizio della visione.